Food Outlook Fao: boom per i cereali, calo della produzione di carne e banane in pericolo

A ottobre prezzi alimentari mondiali in aumento

[8 Novembre 2019]

Secondo il rapporto Food Outlook della Fao, «Per la prima volta in oltre 20 anni, nel 2019 la produzione mondiale di carne è prevista in calo, in quanto l’epidemia di peste suina africana in Cina sta decimando gli allevamenti di suini». Mentre «La produzione di carni bovine, ovine, avicole e suine dovrebbe ammontare a 335 milioni di tonnellate in equivalente peso carcassa (EPC), pari all’1,0% in meno rispetto all’anno precedente».
La Fao spiega che «Il calo è dovuto alla contrazione di almeno il 20% prevista per la produzione di carne suina in Cina, che in genere rappresenta quasi la metà della produzione mondiale. La produzione di pollame in Cina, al contrario, è cresciuta rapidamente e si prevede una crescita del 17% su base annua, con un calo della produzione totale di carne nel paese dell’8%. La carne suina rappresenta tipicamente più di un terzo della produzione mondiale di carne, il pollame il 39% e la carne bovina il 21%».
Quest’anno però la produzione globale di pollame, che è maggiore di quella suina, così come quella di bovini e ovini è prevista in crescita, con aumenti in Argentina, Brasile, Unione Europea e Usa e «Il commercio globale di prodotti a base di carne dovrebbe crescere del 6,7% quest’anno, rispetto ad una tendenza al rallentamento osservata per molte commodities alimentari». Un bel problema, visto che, soprattutto in America Latina, l’allevamento del bestiame è fortemente legato al consumo di risorse naturali e agli incendi nella foresta amazzonica e nel Chaco.
Oltre alla carne, Food Outlook valuta l’andamento del mercato e della produzione di un’ampia gamma di derrate alimentari, tra cui cereali, pesce, zucchero, coltivazioni olearie e latte, e quello appena pubblicato contiene un rapporto speciale – destinato soprattutto ai decisori politici – sulla minaccia del dal ceppo Tropical Race 4 del fungo Fusarium wilt (TR4), di recente individuato per la prima volta in America Latina, alla produzione e al mercato mondiale delle banane e platani, che vale 45 miliardi di dollari. La Fao dice che «Nelle ipotesi più prudenti – considerando che il fungo non si diffonda in altri Paesi dell’America Latina, oltre la Colombia (dove è da poco stato rilevato) – la graduale diffusione del TR4 rischia di avere conseguenze peggiori in Asia, con un calo del 2,0% della produzione globale, la perdita di 240.000 posti di lavoro e l’aumento del 9,2% del prezzo di riferimento globale delle banane entro il 2028».
La diffusione del TR4 rievoca i gravi danni causati da una precedente varietà di Fusarium wilt, che negli anni ’50 distrusse la varietà di banane Gros Michel, causando perdite per miliardi di dollari e la conseguente introduzione della varietà Cavendish. Il rapporto speciale evidenzia che «I funghi del Fusarium wilt sono particolarmente pericolosi, in quanto rimangono nel terreno per decenni, costringendo le aziende agricole ad abbandonare i campi per trasferire la coltivazione in nuove terre non colpite. Il ceppo TR4 presenta rischi particolarmente elevati in quanto colpisce anche varietà diverse dalla Cavendish, che rappresenta la fetta maggiore del commercio mondiale del frutto (in rapida crescita), ma non del consumo locale». E nelle zone rurali di Paesi come l’Angola e il Rwanda le banane possono fornire fino al 25% del fabbisogno calorico giornaliero. Sabine Altendorf, analista Fao per la frutta tropicale, avverte che «L’ampia gamma di potenziali ramificazioni della diffusione del TR4 richiede una “elevata vigilanza” nei centri di produzione in tutto il mondo e investimenti nella ricerca da parte dei Paesi esportatori e dei paesi sviluppati che importano circa 100 miliardi di banane consumate ogni anno, per prevenire e mitigare la malattia».

Buone notizie vengono dalla di grano e mais, che nel 2019 dovrebbe essere aumentata, mentre quella del riso dovrebbe scendere al di sotto del record del 2018. Però, la Fao prevede che «Il consumo alimentare pro capite di tutti e tre i cereali manterrà il suo andamento e addirittura supererà quello della crescita demografica».
Il Food Outlook avverte anche che «Al contempo, per la prima volta in tre anni, è prevista una contrazione della produzione mondiale di semi oleosi, in gran parte dovuta alle previsioni relative alla riduzione delle piantagioni di soia e dei minori raccolti negli Stati Uniti d’America, nonché alle deboli prospettive per la colza in Canada e nell’Unione Europea».
Inoltre, per il 2020 la Fao prevede che – nonostante il consumo sia in crescita – la produzione mondiale di zucchero abbia un calo del 2,8%, anche a fronte del consumo globale in crescita».

La produzione mondiale di latte dovrebbe aumentare dell’1,4%, soprattutto grazie alla crescita delle mandrie da latte in India e Pakistan che rappresentano circa il 90% di tale aumento.
La produzione ittica globale dovrebbe rimanere invariata rispetto al 2018, con un calo del 3,4% della pesca di cattura, compensato dall’aumento del 3,9% dei prodotti dell’acquacoltura. Nonostante l’atteso notevole aumento delle importazioni in Cina, a livello globale è revisto un calo nel commercio di pesce.

La Fao ha pubblicato anche l’Indice FAO dei prezzi dei prodotti alimentari che misura le variazioni mensili dei prezzi internazionali delle materie prime alimentari comunemente commercializzate e dal quale emerge che «A ottobre i prezzi globali dei prodotti alimentari sono aumentati per la prima volta in 5 mesi, con le quotazioni internazionali dello zucchero e dei principali cereali che hanno registrato una forte risalita». Ottobre g ha fatto registrare «un valore di 172,7 punti, un aumento di circa l’1,7% rispetto al mese precedente e del 6.0% in più rispetto a ottobre 2018».
L’Indice Fao dei prezzi dei cereali è aumentato del 4,2%, mentre i prezzi all’esportazione di grano e mais sono aumentati bruscamente a causa delle ridotte prospettive di raccolto in molti dei principali Paesi produttori e dell’intensa attività del commercio. Viceversa, i prezzi del riso sono calati, trainati dalla domanda contenuta e dalle prospettive di abbondanti raccolti di basmati.
L’Indice Fao dei prezzi dello zucchero è aumentato del 5,8%, in seguito alle previsioni molto più limitate per il prossimo anno, dovute soprattutto alle forti riduzioni della produzione di zucchero previste in India e in Thailandia, rispettivamente il più grande produttore e il più grande esportatore di zucchero del mondo.
l’Indice Fao dei prezzi degli oli vegetali è salito dello 0,5% – segnando il livello più alto da oltre un anno. Le quotazioni dell’olio di palma sono aumentate a causa delle nuove normative relative al biodiesel in Indonesia e della forte domanda di importazioni e il previsto rallentamento della crescita della produzione, mentre quelle per l’olio di girasole sono diminuite a seguito degli eccezionali raccolti nella regione del Mar Nero.
L’Indice Fao dei prezzi della carne è salito dello 0,8%, trainato dalla forte domanda di importazioni di carne bovina e ovina, in particolare dalla Cina. I prezzi della carne suina sono saliti moderatamente, mentre quelli della carne di pollame sono diminuiti a causa delle maggiori disponibilità per l’esportazione.
L’Indice Fao dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari è diminuito dello 0,7%, in quanto le quotazioni più basse dei prezzi del formaggio hanno più che compensato gli aumenti di quelli del latte scremato e del latte intero in polvere.
Inoltre, a causa delle ridotte prospettive per i cereali secondari e il grano. la Fao ha abbassato le sue previsioni per la produzione cerealicola mondiale di quest’anno. Tuttavia, secondo i nuovol Bollettino FAO sull’Offerta e Domanda di Cereali, «la produzione cerealicola mondiale aumenterà dell’1,8% rispetto al 2018. In particolare, la produzione mondiale di cereali secondari nel 2019 dovrebbe aumentare dell’1,2, raggiungendo i 1.425 milioni di tonnellate, mentre quella del grano dovrebbe incrementare del 4,5%, raggiungendo il nuovo record di 765 milioni di tonnellate. La previsione per la produzione mondiale di riso è fissata a 513,4 milioni di tonnellate, leggermente al di sotto del livello dell’anno scorso».

Per quanto riguarda il 2020, «la scarsità di precipitazioni potrebbe ostacolare la semina delle coltivazioni, compreso il grano nell’Unione Europea e il mais in Sud America. Le previsioni meteo sono generalmente favorevoli per le coltivazioni nella Federazione Russa e in Sudafrica. Il consumo mondiale di cereali per il 2019/20 dovrebbe raggiungere il nuovo record di 2.709 milioni di tonnellate, mentre le scorte mondiali di cereali entro la fine della stagione 2020 si attestano a 849,5 milioni di tonnellate, in calo dell’1,5% rispetto ai livelli di apertura».

La Fao prevede che «Il rapporto tra stock finali e consumo (stock-to-use ratio) subirà un modesto calo al 30,4%, un livello considerato comunque “confortevole”.  Le scorte di grano sono previste in aumento, mentre quelle di mais e riso in calo. Si prevede che nel 2019 il commercio mondiale di cereali aumenterà dello 0.7% – pari a 415 milioni di tonnellate».