Sisma Centro Italia, Alleva la Speranza: chiusa la seconda fase 133.500 euro e 427 donatori a sostegno di 8 storie di ordinaria sopravvivenza

Alla vigilia del terzo anniversario del sisma del gennaio 2017 partono 4 nuovi progetti da sostenere

[17 Gennaio 2020]

«Un importo complessivo di 133.500 euro e 427 sostenitori». È il bilancio, a poco più di un anno dal lancio, di Alleva la Speranza, la campagna di crowdfunding di Legambiente in collaborazione con Enel e PlanBee destinata ad aziende del Centro Italia colpite dai terremoti del 2016 e del 2017 per aiutarle a ripartire e portare avanti i loro progetti di rinascita.

«Si chiude così – spiega Legambiente – la seconda fase della raccolta fondi che ha interessato finora otto allevatori di Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo attraverso la piattaforma PlanBee, dove sono raccontate le loro storie, fatte d’impegno e di coraggio, di drammi e di speranze. Storie di ordinaria sopravvivenza quelle di Teresa Piccioni, Alessia Brandimarte, Amelia Nibi, Silvia Bonomi, Arianna Veneri, Fabio Fantusi, Alba Alessandri e Pietroaolo Martinelli. Chi voleva ricostruire una stalla, chi ha chiesto una mungitrice mobile e altre attrezzature per migliorare la gestione del gregge, chi aveva necessità di costruire un recinto a prova di lupo, chi doveva rifare un fienile. Grazie alla generosità di oltre 400 donatori, alcuni dei beneficiari hanno raggiunto il 100% della cifra richiesta, altri solo in parte, e c’è anche chi ha addirittura superato l’importo indicato. Obiettivi “piccoli”, in un certo senso; grandissimi, visti da un’altra prospettiva, e soprattutto se si vive in un territorio in cui ancora tutto è da ricostruire.

Il contributo di questo crowdfunding è anche, come lo indica il nome, un contributo alla speranza di donne e uomini per continuare a fare impresa sui loro territori, sviluppando economie a conduzione familiare e cariche di tradizione. Un obiettivo non da poco, per tutto il Paese, quello di abitare il territorio, coinvolgendo in una rete di sviluppo possibile e virtuoso quanti più residenti possibili, e di mettere un freno allo spopolamento di intere aree d’Italia.

Enrico Fontana, coordinatore della campagna per Legambiente, a sottolinea che «Alleva la Speranza è una piccola goccia nel mare – –  di cui però ritenersi soddisfatti, un’occasione di condivisione e di resistenza da non sottovalutare considerando che le aree colpite dal terremoto sono ancora in profonda sofferenza, tanto che il 15 gennaio scorso cento sindaci dei Comuni interessati sono venuti a Roma per discutere dello stallo della ricostruzione post sisma e sollecitare il governo sull’avvio di procedure più rapide e semplici, minacciando di scendere in piazza se le loro richieste non troveranno risposta».

Alleva la Speranza prevede di sostenere 20 progetti in due anni, puntando proprio sulla continuità dell’impegno solidale. Alla vigilia del terzo anniversario delle scosse del 18 gennaio 2017 e della tragedia dell’hotel Rigopiano, stanno partendo i nuovi progetti da sostenere, a cominciare da quello di Valentina Capone di Amatrice (Ri) 34 anni, gestisce un’azienda nella frazione di Bagnolo dove si coltiva farro e le patate. Poi ci sono le arnie per il miele e i vitelli. Il progetto prevede di costruire un laboratorio per la smielatura da mettere a disposizione anche di altri piccoli produttori locali,

Angela Catalucci di Acquasanta Terme (Ap), è una 4 51enne che vive 51 anni nella frazione di Cagnano e l’allevamento di pecore è il cuore della sua azienda. Vorrebbe concentrare i suoi sforzi solo sull’allevamento ovino, vendendo le mucche. L’obiettivo è trasformare la stalla provvisoria delle mucche in una per l’allevamento delle pecore. Grazie ad “Alleva la speranza” vorrebbe realizzare una recinzione anti-lupo  e avere un sostegno per il sostentamento degli animali con mangimi biologici.

Massimo Pierascenzi 44 anni, di Valle Castellana (Te) ha l’azienda dentro il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e con la campagna di crowdfunding di “Alleva la speranza” vorrebbe ricostruire il fienile. Si tratta di un piccolo passo per riavviare l’allevamento, la sua attività principale. «Desidererei che il fienile fosse completamente in legno  – dice Pierascenzi – in modo da realizzare un’opera rispettosa dell’ambiente e compatibile con il Parco nazionale in cui ci troviamo.

e Simone Vagni che, con la sua azienda agricola biologica di Cascia (Pg) è il nuovo beneficiario per l’Umbria.

Gianni Di Mattia vice presidente di Legambiente Umbria, sottolinea: «Oggi con “Alleva la Speranza” chiediamo una donazione on line per un’azienda gestita da un giovane, proseguendo l’attività di Legambiente sin dall’autunno del 2016, intrapresa con “Valnerinabox”, la Campagna nazionale “La rinascita ha il cuore giovane”, poi con “ReStartApp”, mettendo insieme il supporto di cittadini, sponsors privati e organizzazioni che credono nell’Appennino. – afferma – Ancora troppo poco è stato fatto dalle istituzioni per garantire una vera rinascita e un’adeguata attenzione per le aree interne. L’Appennino centrale deve rimanere un concentrato di valori umani, culturali, paesaggistici e ambientali, anche col sostegno a un’economia ecosostenibile. Simone Vagni che continua a credere nel biologico, nel benessere degli animali e nel benessere della sua comunità, rappresenta veramente questa sintesi di attaccamento al proprio territorio”

L’azienda agricola di Simone Vagni (30 anni) si estende per circa 130 ettari a Cascia (Pg), nell’altopiano di Ocosce. Il terremoto – la cui “botta grossa” è arrivata con la scossa del 18 gennaio 2017 insieme alla grande nevicata – ha causato danni alla stalla per le mucche, di 400 mq ora inagibile, ed è arrivato il foglio di sgombero. «L’allevamento è stato trasferito esternamente, ma qui d’inverno nevica e gli animali soffrono», racconta Simone, che ancora attende dalla Regione la stalla provvisoria. «Con il sostegno della campagna vorrei acquistare due mangiatoie tradizionali, un macchinario per la fienagione e due auto-catturanti per la creazione di una cosiddetta stalla libera».

Un progetto, sottolineano a Legambiente Umbria, che «si concentra sul benessere animale, in linea con la scelta imprescindibile di Simone per le procedure biologiche certificate della sua azienda che produce zafferano ma anche cereali, foraggi, molte specie di leguminose tra cui lenticchia, fagiolo “monachella”, roveja del presidio slow-food, farro».