Sostenibilità agroalimentare e idrica nel Mediterraneo: il divario tra Nord e Sud aumenterà

Il cambiamento climatico aggrava problemi e differenze e fa aumentare carestie, conflitti e migrazioni

[13 Giugno 2019]

Lo studio2019 AgriFoodMed Delph Trends, challenges and policy options for Water Management, Farming Systems and Agri-food Value Chains in 2020-2030” condotto da un team dell’Università di Siena e che ha coinvolto esperti della sponda Nord e Sud del Mediterraneo, traccia lo scenario dei prossimi anni e fornisce ai governi raccomandazioni strategiche, «identificando le principali sfide e le tendenze in corso sulla sostenibilità del sistema agroalimentare e idrico nel breve (2020) e lungo periodo (2030). Oltre che segnalare una crescente divergenza dei modelli di sviluppo sostenibile tra Nord e Sud».

Lo studio è stato realizzato nell’ambito della Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area (Prima), il programma di ricerca congiunto che coinvolge 19 Paesi del Mediterraneo e che promuove la ricerca e l’innovazione nel settore agroalimentare e idrico della regione. All’università di Siena spiegano che «in linea con i principali temi di Prima, l’analisi si è sviluppata su tre aree di interesse: gestione delle risorse idriche, sistemi agricoli, catena del valore agroalimentare.

La ricerca è stata condotta usando il metodo Delphi, una tecnica previsionale che consente lo studio dei trend futuri e la formulazione di raccomandazioni strategiche sulla base della comunicazione di gruppo tra esperti, come strumento per costruire conoscenza informata su una specifica area di interesse. I ricercatori evidenziano che «Si tratta del primo studio che, con questo metodo, concentra l’attenzione sul bacino del Mediterraneo, coinvolgendo direttamente studiosi e professionisti del settore provenienti sia dalla sponda Nord che da quella Sud».

L’indagine, coordinata da un team dell’ateneo senese guidato da Pierangelo Isernia e Angelo Riccaboni, presidente della Fondazione Prima, ha coinvolto da settembre 2017 a ottobre 2018 un gruppo di 79 studiosi e professionisti che ha partecipato alla ricerca offrendo le stime sulle tematiche di interesse.

A Prima evidenziano che «Il primo importante risultato emerso dal Delphi AgriFoodMed è che il divario tra i paesi del Sud e Nord Mediterraneo sugli aspetti della sostenibilità agroalimentare e idrica è destinato ad aumentare nel tempo. In particolare, il Sud sembra essere destinato ad assistere a un aumento della pressione sulle risorse idriche rinnovabili, dell’uso di fertilizzanti e dell’energia elettrica in agricoltura, ma anche dell’impronta ecologica e delle conseguenze generate da un’alimentazione non equilibrata. Il secondo risultato riguarda il ruolo del cambiamento climatico sul futuro della sostenibilità agroalimentare e idrica. Il climate change infatti aggrava l’impatto di fenomeni quali il cambiamento della destinazione dei suoli dovuto all’urbanizzazione e all’intensificazione della produzione agricola, l’inquinamento e le minacce alla biodiversità. Le conseguenze negative di tali processi rischiano di ripercuotersi sul benessere dei cittadini dell’area, non solo in termini di sicurezza ambientale, ma anche di sviluppo socioeconomico, ponendosi come fattori scatenante di fenomeni quali carestie, conflitti e migrazioni. Infine, le abitudini legate ad una scorretta alimentazione eserciteranno nel breve periodo una pressione sempre maggiore in tutta l’area del Mediterraneo per poi registrare negli anni a venire un aumento dell’intensità nella zona Sud. L’abbandono della dieta mediterranea, ritenuta sana e sostenibile, a favore di diete più ricche di carboidrati, carni rosse, grassi e zuccheri, rischia infatti di produrre conseguenze negative sul benessere e la salute delle popolazioni mediterranee.

Dalla ricerca emergono una serie di raccomandazioni strategiche, indicando le aree di policy sulle quali gli esperti ritengono che sia fattibile e urgente intervenire: «1. Migliorare la salute pubblica e la consapevolezza alimentare attraverso l’istruzione nelle scuole; 2. Porre fine all’uso di antibiotici negli allevamenti su animali sani per aumentare la crescita e prevenire malattie infettive; 3. Creare opportunità di occupazione nel settore agricolo per i giovani nel Mediterraneo; 4. Coinvolgere gli agricoltori nell’uso di nuove tecnologie per migliorare l’efficienza in agricoltura; 5. Aumentare le sinergie tra operatori del settore agricolo e ricerca scientifica, per colmare i divari tecnologici e gestionali e incrementare l’innovazione nelle pratiche agricole».

Isernia ha fatto notare che «Gli esperti del nostro panel concordano nell’aspettarsi che, nei prossimi anni, la crescente pressione sulle risorse agro-alimentari, i mutamenti nell’uso delle risorse e i cambiamenti climatici accentueranno il divario tra Nord e Sud del Mediterraneo, e questo richiederà da parte dei governi risposte differenziate, ma coordinate, a livello sia strutturale che di comportamenti individuali».

Riccaboni, conclude: «La ricerca conferma le grandi sfide e le enormi opportunità che caratterizzano l’area del Mediterraneo. Analisi di scenario come quelle condotte possono aiutare l’individuazione di strategie di lungo termine e politiche efficaci per la creazione di società più inclusive e prospere. Peima, in sinergia con i molti attori interessati, vuole offrire il proprio contributo nella riflessione sulle trasformazioni necessarie nel settore agri-food. L’allineamento della ricerca a livello mediterraneo e il finanziamento all’innovazione – due obiettivi del Programma Prima – siamo certi che possano contribuire ad uno sviluppo sostenibile della regione, capace di tenere assieme opportunità di occupazione, rispetto ambientale, salute e crescita economica».