In Toscana il cibo contaminato fa più paura del terrorismo

Coldiretti per otto toscani su dieci la paura principale è dentro il piatto.

[13 Maggio 2016]

All’indomani della presentazione della “Black List dei cibi più contaminati”, elaborata sulla base delle analisi condotte dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) nel Rapporto 2015 sui Residui dei Fitosanitari in Europa , un sondaggio online lanciato da Coldiretti Toscana, «L’80% dei toscani è preoccupata più dalla la possibilità di mangiare cibi contaminati senza saperlo che dal rischio di attentati (18%). Il 2% non ha saputo invece rispondere».

Tulio Marcelli, presidente Coldiretti Toscana, spiega: «Sicurezza alimentare, trasparenza e tracciabilità dei prodotti agroalimentari ed alimentari sono sempre più una preoccupazioni per i toscani che temono di trovare nel loro piatto e sugli scaffali prodotti stranieri contenenti percentuali pericolose di insetticidi, micotossine, additivi e coloranti alcuni dei quali tossici, pericolosi e cancerogeni. Purtroppo si tratta di paure figlie dei continui scandali e delle importazioni senza regole che dai paesi stranieri sbarcano nei nostri mercati per finire nella filiera della trasformazione o come accade per i broccoli dalla Cina o il prezzemolo dal Vietnam direttamente sugli scaffali. E’ per questa ragione che non c’è più tempo da perdere e occorre rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per far conoscere anche ai consumatori i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri. Poi ognuno sarà libero di effettuare l’acquisto che crede, ma in modo consapevole».

Coldiretti stila una lista dei prodotti “stranieri” più contaminati: «Con la quasi totalità (92%) dei campioni risultati irregolari per la presenza di residui chimici sono i broccoli provenienti dalla Cina il prodotto alimentare meno sicuro, ma a preoccupare è anche il prezzemolo del Vietnam con il 78% di irregolarità e il basilico dall’India che è fuori norma in ben 6 casi su 10. Nella classifica ci sono però anche le melagrane dall’Egitto che superano i limiti in un caso su tre (33%), ma fuori norma dal Paese africano sono anche l’11% delle fragole e il 5% delle arance che arrivano peraltro in Italia grazie alle agevolazioni all’importazione concesse dall’Unione Europea. Con una presenza di residui chimici irregolari del 21% i pericoli – continua la Coldiretti – vengono anche dal peperoncino della Thailandia e dai piselli del Kenia contaminati in un caso su dieci (10%)».

Secondo la più grande associazione agricola «I problemi riguardano anche la frutta dal Sud America come i meloni e i cocomeri importati dalla Repubblica Dominicana che sono fuori norma nel 14% dei casi per l’impiego di Spinosad e Cypermethrin. E’ risultato irregolare  il 15% della menta del Marocco, un altro Paese a cui sono state concesse agevolazioni dall’Unione Europea per l’esportazione di arance, clementine, fragole, cetrioli, zucchine, aglio, olio di oliva e pomodori da mensa che hanno messo in ginocchio le produzioni nazionali».

Da questi dati e da questo diffuso timore per quello che si mangia deriva, in parte, anche il boom dei mercati a filiera corta e del progetto di Campagna Amica (+10% consumi) e del biologico che in Toscana ha registrato un nuovo importante balzo in avanti (+20%) a confermare l’esigenza dei consumatori toscani di prodotti sicuri, sani, freschi, tracciati e locali.

Antonio De Concilio, direttore Coldiretti Toscana, conclude evidenziando che «Ben diversa è invece la situazione dei prodotti alimentari italiani che sono dieci volte più sicuri di quelli extracomunitari. E’ il risultato dell’impegno degli agricoltori per una agricoltura da record a livello internazionale per sicurezza alimentare e rispetto ambientale, il tutto realizzato anche attraverso una stretta collaborazione con gli organi di controllo, a tutela di imprese sane e cittadini».