Vendemmia in Toscana, Coldiretti: aumento del 10% della produzione

Rossi: «Un risultato del buon governo regionale». Preoccupano la Brexit e i dazi di Trump

[4 Settembre 2019]

Oggi Uiv, Assoenologi e Ismea hanno presentato al ministero delle politiche agricole i dati dell’Osservatorio del Vino 2019 e Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana, non nasconde la sua soddisfazione: «Le stime della produzione di vino in Toscana fanno ben sperare –– si parla di un +10%, l’unica regione su tutto il territorio nazionale con una crescita positiva. A livello nazionale la produzione si attesta su 46 milioni di ettolitri di vino, il 16% in meno dell`anno scorso, con l’Italia che è il primo produttore mondiale davanti alla Francia e Spagna. In Toscana auspichiamo un’annata di buona/ottima qualità anche se l’andamento della raccolta dipenderà molto dal resto dal mese di settembre e ottobre per confermare le previsioni anche sul piano quantitativo, anche perché al momento appena il 15% delle uve è già in cantina contro il 40% dello scorso anno. A condizionare sono le anomalie climatiche del 2019, al caldo e siccità nei primi mesi primaverili sono seguite copiose precipitazioni, unite ad un significativo calo termico per buona parte del mese di maggio mentre nell’estate bollente si sono verificate a macchia di leopardo violente ondate di maltempo».

Soddisfatto anche il presidente della Regione Toscana Enrico Rosssi: »L’aumento della produzione vitivinicola in Toscana, in controtendenza rispetto a quella nazionale, è anche un risultato del buon governo regionale, a partire dal sostegno alla qualità sia in vigna sia in cantina e dal governo del territorio e del paesaggio. In questi anni abbiamo destinato fondi Ue e risorse proprie al rinnovo dei vitigni e dell’ammodernamento delle cantine, abbiamo puntato sulla difesa del contesto ambientale e storico che ha consentito di valorizzare i terreni coltivati e agevolato le aziende grazie a provvedimenti di sburocratizzazione, abbiamo fornito il nostro supporto alla promozione e internazionalizzazione dei prodotti».

E per Rossi l’aumento del 10% «Si concilia e non confligge con la vocazione toscana verso i vini a denominazione d’orgine che hanno disciplinari molto rigidi e rese molto contenute. I risultati dell’ultima vendemmia sicuramente dipendono dalle condizioni climatiche favorevoli, e fanno tirare un sospiro di sollievo dopo le sofferenze degli ultimi anni. Sul raggiungimento di questo obiettivo hanno certamente inciso la bravura e le capacità dei nostri imprenditori e le politiche della Regione a sostegno della qualità e della quantità. In questi ultimi anni la Toscana ha investito molto sulla ristrutturazione e riconversione dei vigneti, impianti giovani che hanno mostrato una buona resa. Su un totale di 60.000 ettari, ne abbiamo ristrutturati circa 27.000, con un investimento di circa 500 milioni di euro, di cui circa 270 milioni di fondi pubblici gestiti dalla Regione Toscana. La Regione Toscana ha inoltre destinato al miglioramento della qualità dei vini anche buona parte delle risorse del Programma di Sviluppo Rurale, incentivando la competitività attraverso fondi destinati agli investimenti sulle tecnologie e all’innovazione. Eventi come il Buy Wine e le Anteprime sono divenuti ormai appuntamenti di rilievo nel panorama fieristico vitivinicolo. Il nostro è stato un impegno che si è sviluppato soprattutto sul fronte commerciale, con l’obiettivo di sostenere uno dei brand più forti di tutto il Made in Italy che oggi conta su un export che si attesta attorno al miliardo di euro. Sono state destinate significative risorse regionali ed europee alla attività di promozione verso mercati europei ed extra europei».

E anche Coldiretti Toscana fa notare che per le esportazioni di vino Made in Italy è record storico con un aumento del 5,4% rispetto allo scorso anno quando avevano raggiunto su base annuale 6,2 miliardi di euro, la prima voce dell’export agroalimentare nazionale».

Coldiretti evidenzia che, secondo l’Osservatorio del Vino 2019, «La produzione tricolore sarà destinata per circa il 70% a vini Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola. Sul territorio nazionale ci sono 567 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria. Un andamento spinto dall’ottimismo delle vendite all’estero che hanno raggiunto il record storico grazie all’incremento in valore del 3,7% negli Usa che sono di gran lunga il principale cliente, ma l’aumento è stato del 5,9% in Germania che si posiziona al secondo posto e del 5% nel Regno Unito al terzo posto. Un vero balzo del 12,2% – continua la Coldiretti – si registra in Francia storico concorrente del Made in Italy mentre la crescita è del 6,6% in Cina. Per questo a preoccupare per il futuro sono gli effetti della Brexit con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea ma anche la guerra commerciale che Trump ha minacciato di scatenare nei confronti dell’Europa con un aumento dei dazi fino al 100% del valore che colpirebbero anche il vino italiano le cui spedizioni in Usa valgono 1,5 miliardi nel 2018».

Filippi conclude: «Il vino toscano è cresciuto scommettendo sulla sua identità, con una decisa svolta verso la qualità che rappresenta un modello di riferimento per la crescita dell’intero agroalimentare regionale dove la distintività ed il legame con il territorio sono i fattori competitivi vincenti per l’intero Made in Tuscany. E’ importante ricordare le opportunità di lavoro che offre il settore con persone impegnate direttamente in campi, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse e di servizio».