A scuola nei parchi, per una “fase 2” a misura di bambini e ragazzi

La tempesta del coronavirus, una volta messa alle spalle, sia anche l’occasione per valorizzare quelle esperienze che sono state spesso disconosciute e bistrattate, come la scuola all'aperto, nei parchi e nei boschi, nelle aziende agricole delle aree rurali

[16 Aprile 2020]

Il Paese, come molte altre nazioni nei cinque continenti purtroppo, è stato travolto dalla pandemia da coronavirus. Un’emergenza sanitaria, sociale ed economica drammatica, che ci costringe a restare chiusi in casa. Il lockdown ha stravolto la nostra quotidianità e fermato tantissime attività, ma non pesa su ciascuno alla stessa maniera. Se tutti stiamo vivendo con angoscia questa fase, c’è una fascia della popolazione che sta soffrendo in maniera importante la distanza e l’isolamento: i bambini e i ragazzi.

Parliamo di circa 9,8 milioni di minori. Non possiamo e non dobbiamo dimenticarci di loro, perché hanno bisogno di attenzione e cura speciali e soprattutto perché sono il nostro futuro. Allora sforziamoci di progettare la “fase 2” pensando prima a loro.  Il ritorno a scuola in sicurezza sarà probabilmente a settembre e credo dovremmo immaginare un rientro graduale, compatibile con i ritmi delle famiglie. Ma questo non basta.

Mi auguro che la tempesta del coronavirus, una volta messa alle spalle, sia anche l’occasione per valorizzare finalmente quelle esperienze che sono state spesso disconosciute e bistrattate, come la scuola all’aperto, nei parchi e nei boschi, nelle aziende agricole delle aree rurali. Un’esperienza all’avanguardia della cultura ecologista, che rimette bambine e bambini a contatto con la natura e si basa sull’apprendimento per esperienza diretta, sui laboratori creativi, su percorsi sensoriali ed esplorazione.

Una didattica alternativa, che aggiorna e innova il metodo tradizionale di fare educazione e che può contare su esempi felici nei nostri parchi. Accade ad esempio nelle riserve di Roma Natura, o nel Parco della Maremma. Un modo diverso di fare scuola, che lascia in classe l’insegnamento frontale e si immerge nella natura, che può aiutarci a recuperare quel livello di socialità di cui i nostri ragazzi e i nostri bambini hanno assolutamente bisogno ma al quale hanno dovuto rinunciare costretti in casa dal distanziamento sociale anti-coronavirus. Trascorrere giornate di scuola in un parco o in un bosco aiuterebbe i più piccoli anche a superare meglio, dal punto di vista psicofisico, questa lunga fase di chiusura.

Costretti nelle loro case, senza vedere amici e senza uscire a fare una corsa all’aperto, bambine e bambini stanno proseguendo l’anno scolastico con fatica e a distanza, ormai da un mese e mezzo vedono insegnanti e compagni solo attraverso lo schermo di un telefono, di un tablet, o di un computer.

Fermo restando che la teledidattica non può essere sostitutiva delle lezioni in presenza e pur apprezzando l’impegno profuso dagli insegnanti in questo periodo di lockdown, è evidente che come sistema Italia abbiamo bisogno di un ulteriore sforzo di formazione da parte di tutti. Sia per sostenere gli insegnanti con nuove competenze specifiche, che per aiutare le famiglie a seguire i propri ragazzi nello studio.  E se è ancora presto per capire quando potranno uscire e tornare in sicurezza a scuola, non lo è  per programmare la cosiddetta “fase 2”. Cercando, appunto, di metterci dalla parte di ragazzi e bambini, di trovare soluzioni che possano andare incontro al loro bisogno di fare esperienza del mondo. Proviamo a dare ai nostri studenti una didattica rinnovata, a restituire a bambine e bambini l’esperienza della natura,  e ai nostri ragazzi le competenze per affrontare le sfide di un mondo in  pieno antropocene.

Dobbiamo ri-imparare a conoscerla e a vivere in equilibrio con l’ecosistema Terra, tutti, grandi e piccoli. E ritrovare il benessere che si prova a stare nella natura. Pensando a questo il presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri, ha lanciato al Governo la proposta di utilizzare parchi e aree protette come luoghi strategici per il recupero psicologico e fisico del Paese, per una ripartenza all’insegna del verde.

di Rossella Muroni, ecologista e deputata di LeU, per greenreport.it