Alle istrici piace fare l’amore, ma monogamo. E il padre si prende cura della prole

Uno studio condotto sulle istrici di Roccastrada, in Toscana, rivela la vita segreta di questi animali

[2 Maggio 2016]

Mammalian Biology, ha pubblicato lo studio “Timing of reproduction and paternal cares in the crested porcupine” che Emiliano Mori, del Dipartimento scienze della vita dell’università di Siena, descrive così, succintamente ma efficacemente, sulla sua pagina Facebook: «L’istrice fa sesso senza scopo procreativo durante tutto l’anno. Non solo, la specie è monogama e i padri si prendono cura dei figli [che possono nascere in qualunque mese ma con un picco a Febbraio], mentre la madre è in giro a cercare cibo. Questo è ciò che è emerso dall’ultima ricerca portata a termine nel mio gruppo!». Un team che comprende Sandro Lovari (università di Siena), Mattia Menchetti (università di Firenze), Mauro Lucherini (Universidad Nacional del Sur – Bahía Blanca), Andrea Sforzi (Museo di storia naturale della Maremma) e che su  Mammalian Biology  spiega: «Le istrici del Vecchio Mondo roditori notturni sono elusivi che fanno coppia per la vita, che presentano frequenti comportamenti socio-sessuali  anche al di fuori del periodo riproduttivo». Fino ad ora sul comportamento riproduttivo dell’istrice (Hystrix cristata), un grosso roditore di origine africana introdotto probabilmente in Italia più di 1.500 anni fa, esistevano solo osservazioni aneddotiche su  individui in cattività,. Il lavoro del team toscano/iberico riporta i primi dati sulla biologia riproduttiva e il comportamento paterno di istrici in libertà e ha studiato per 3 anni 44 cucciolate, il 59% con un solo figlio, il 32% con gemelli e il 9% con 3 cuccioli.  Oltre a quello di febbraio, un altro picco nelle nascite delle istrici si verifica a ottobre e i ricercatori spiegano che «Il picco riproduttivo nel mese di ottobre cade nel periodo delle brevi piogge nell’Africa sub-sahariana, e coincide con l’inizio delle piogge autunnali in Italia, precedendo così la ricrescita della vegetazione in entrambe le aree, ma soprattutto in Africa». Invece l’insolito picco “primaverile” della nascite nell’Italia centrale «Cade in realtà in pieno inverno (cioè febbraio), quando tendono a verificarsi le nevicate e le temperature fredde», mentre nell’Africa sub-sahariana le nascite di febbraio anticipano le grandi piogge di circa 30 giorni, il periodo in cui i cuccioli lasciano la tana natale per la prima volta e la vegetazione inizia a germogliare.

I ricercatori sottolineano che entrambi i partner condividono i compiti e le cure parentali, alternandosi nella sorveglianza dei cuccioli durante i loro primi due mesi di vita, quando gli aculei dei piccoli sono ancora morbidi e non molto lunghi, rendendo così le giovani istrici una facile preda per i carnivori.

Ma le coppie di istrici hanno anche altre caratteristiche abbastanza uniche: oltre il 95% delle specie di mammiferi sono poligame e i maschi competono per l’accoppiamento e di solito partecipano poco o nulla all’allevamento della prole. «Di conseguenza – si legge nello studio –  le cure paterne nei mammiferi sono rare e aumentano con l’aumentare della probabilità di paternità», seguendo un gradiente dalla  poliginia fino alla monogamia.  La cura paterna dei cuccioli in natura è stata osservata solo nel  6% dei generi dei roditori, ma le istrici  del vecchio mondo di solito formano coppie che durano tutta la vita e le tane sono condivise da  una coppia riproduttiva e da diversi figli che condividono lo stesso territorio. I ricercatori evidenziano che «Non ci sono prove di territorialità nel genere Hystrix. Tra i mammiferi monogami, solo gli istricomorfi sono stati segnalati per mostrare un comportamento socio-sessuale frequente, anche al di fuori del periodo riproduttivo». Le istrici hanno un modello di corteggiamento complesso in  entrambi i sessi, con grooming e annusamenti prima della copula. Ma raccogliere dati sulla biologia riproduttiva delle istrici in natura è un’impresa impegnativa: passano gran parte della loro vita nelle tane, sono sfuggenti e difficili da individuare di notte in mezzo alla vegetazione.

Il nuovo studio riguarda la biologia riproduttiva dell’Hystrix cristata,  con una particolare attenzione sul comportamento paterno. I ricercatori pensavano che nel Centro Italia l’istrice avesse picchi riproduttivi poco prima delle piogge primaverili e autunnali e che, essendo mammiferi monogami, dovessero condividere cure biparentali, soprattutto quando i cuccioli sono particolarmente vulnerabili. Per questo hanno studiato i periodi di nascita delle istrici in una zona collinare del comune di Roccastrada, in provincia di Grosseto, con osservazioni dirette e dettagliate sul numero di cucciolate e di cuccioli per figliata, condotte, nel 2002, 2003 e 2004,  una volta al mese e per tutto l’anno, in quattro grandi sistemi di tane,  ognuno dei quali conteneva da una a tre coppie in allevamento nello  stesso tempo. Le femmine in allattamento sono facilmente distinguibili dai maschi e da quelle non in allattamento, perché mancano degli aculei che circondano i capezzoli della madre, che si trovano in posizione laterale, per poter permettere ai piccoli accedere al latte.

Nell’area di Roccastrada i picchi medi della pioggia (1991-2011) sono stati a febbraio-marzo e ottobre-dicembre, ma le nascite, come testimoniano anche alcune femmine investite da auto che mancavano degli aculei intorno ai capezzoli, avvengono durante tutto l’anno, anche se con picchi a febbraio e ottobre e con il maggior numero di cuccioli presenti a metà inverno, anche se  le cucciolate con due o tre cuccioli sono molte di più in autunno. Rispetto al picco di febbraio, quando i cuccioli dovrebbero avere meno probabilità di sopravvivere, i  ricercatori scrivono: «Se assumiamo che il parto nel mese di febbraio è una caratteristica residua dell’origine africana delle istrici, questo picco nascita potrebbe essere spiegato» e anche la drastica diminuzione dei parti gemellari a febbraio, in piano inverno, quando le risorse alimentari sono scarse e il peso corporeo dell’istrici è significativamente più basso, la produzione di due o tre gemelli potrebbe non può essere favorita dalla selezione naturale.

Gli scienziati toscani hanno scoperto anche un’altra cosa:  la  tana della coppia di 2, monitorata con una foto-trappola, era abitata solo dai partner di una coppia, senza subadulti, nemmeno quando sono nati i cuccioli di altre coppie. Questa osservazione confermerebbe quanto ipotizzato da  Van Aarde e Van Wyk nel 1991: la riproduzione nelle femmine sessualmente mature  non si verifica fino a quando non avviene la loro dispersione. Anche se gli accoppiamenti sembrano verificarsi durante tutto l’anno l’intervallo riproduttivo rilevato in questa specie (91-112 giorni) suggerisce che una coppia non possa produrre più di 2-3 cucciolate all’anno e, dato che il periodo di fertilità è breve (circa 9 ore, vale a dire l’1,2% del ciclo estrale) gli accoppiamenti potrebbero servire a consolidare il rapporto di coppia e, quindi, garantire una rapida fecondazione di una femmina quando ha l’estro. I ricercatori dicono che non sembra esserci nessuna differenza di comportamento copulatorio nei periodi fertili o in quelli non fertili, sia che dopo l’accoppiamento ci sia una gravidanza o meno. «Il sesso non riproduttivo è abbastanza raro fra i mammiferi non umani – sottolinea lo studio –  ma è stato osservato in alcune specie, ad esempio nei bonobo e nei leoni». La maggior parte degli studi sui legami genitori-prole nei mammiferi, si basa sulle relazioni madre-cucciolo, trascurando il comportamento paterno, ma le cure parentali maschili sembra essere fondamentali per la sopravvivenza dei cuccioli di diverse specie monogame di roditori e precedenti studi sull’istrici in cattività avevano osservato che dei maschi passano il 30% del tempo da soli con i neonati e il 20% sia con la femmina che con la loro prole. Ora, i risultati della nuova ricerca in Toscana indicano che anche nelle istrici selvatiche le cure biparentali sono intense e coordinate tra maschio e femmina. Mentre l’allevamento dei piccoli in coppia è stato ben documentato per molte specie di uccelli monogame questo comportamento è molto meno comune tra i mammiferi, che sono principalmente poligami, i ricercatori dicono che «Presumibilmente, la presenza del padre nella tana può aumentare la sopravvivenza del cucciolo, sia attraverso il riscaldamento (ad esempio stringendosi) che attraverso la protezione dei cuccioli» dai predatori che si infilano nelle tane come le volpi e i lupi. Quando escono della loro tana, cuccioli tendono a camminare tra i loro genitori, che li proteggono e in alcune specie di istrici  –  H. brachyura, H. cristata, H. africaeaustralis e  H. indica – entrambi i genitori accompagnano la prole fino a circa due mesi di età nelle escursioni per cibarsi fuori dalla tana e durante il giorno si riposano insieme nelle tane. I cuccioli di istrice incustoditi sono una preda interessante per predatori medio-piccoli, come esempio canidi, viverridi e mustelidi, in particolarmente numerosi nell’areale africano i originario dell’istriche e questo può aver contribuito alla evoluzione del comportamento protettivo da parte di entrambi i genitori.

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