Antartide: i cambiamenti dell’ecosistema mettono a rischio la salute dei pinguini

Scienziati italiani completano la prima valutazione delle anomalie del sangue in una colonia di pinguini di Adelia

[29 Luglio 2019]

La salute dei pinguini è messa a rischio dai cambiamenti dell’ecosistema e dall’inquinamento ambientale». E’ quel che emerge dallo studio “Erythrocytes nuclear abnormalities and leukocyte profile of the immune system of Adélie penguins (Pygoscelis adeliae) breeding at Edmonson Point, Ross Sea, Antarctica”, èubblicato su Polar Biology condotto da Silvia Olmastroni, Giulia Pompeo, Emiliano Mori, Maria Luisa Vannuccini,  Nicolò Fattorini dell’Università di Siena, Nicoletta Ademollo del Museo Nazionale dell’Antartide e Awadhesh N. Jha dell’università di Plymout.

Come spiegano all’ateneo senese, si tratta di una a ricerca, svolta nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide che è stata condotta attraverso una collaborazione con l’università di Plymouth, nell’ambito di uno scambio di studenti Erasmus tra le università: «I ricercatori senesi, da molti anni impegnati in Antartide nello studio delle colonie di pinguino di Adelia nell’area del Mare di Ross, hanno effettuato i prelievi ematici nella campagna antartica 2014-2015 su un campione di 19 pinguini dalla colonia di Edmonson Point, nel mare di Ross. I materiali raccolti  sono stati analizzati permettendo lo studio della stabilità immunitaria e genetica. I risultati hanno mostrato una instabilità genomica e alterazioni al sistema immunitario che potrebbero condurre a lungo termine a sviluppare anche forme cancerogene».

Edmonson Point è un’Antarctic Specially Protected  (ASPA) nel Mare di Ross che ospita il 38% della popolazione mondiale del pinguini o pigoscelidi di Adelia (Pygoscelis adelia), considerati una specie chiave dell’ambiente antartico, «Quindi  – dicono all’università di Plymout  – è obbligatorio affrontare l’attuale stato di salute della popolazione che vive in questo territorio per dimostrare l’efficacia dell’area protetta e monitorare eventuali potenziali impatti in futuro».

Secondo la Olmastroni,  del dipartimento di scienze fisiche, della terra e dell’ambiente dell’università di Siena, «“Gli uccelli marini antartici sono ben adattati ad ambienti estremi e spesso affrontano condizioni non ottimali e gravi stress ambientali. I cambiamenti climatici, l’inquinamento, la perdita di habitat e l’aumento della presenza umana possono influenzare in modo significativo lo stato di salute dell’organismo e la sopravvivenza a lungo termine. Per questo motivo  è fondamentale avere questa comprensione del sistema immunitario e genetico di una specie in modo che eventuali cambiamenti possano essere identificati al più presto».

Per evitare di rendere ancor più vulnerabile l’ecosistema e ridurre ulteriormente l’impatto di qualsiasi tipo d’inquinamento sulle colonie di pinguini oggetto di studio, nell’ultima campagna antartica (novembre 2018-febbraio 2019, progetto PenguinERA) i ricercatori senesi hanno potuto utilizzare un drone di Enea  per fotografare gli animali, riducendo notevolmente i costi e l’inquinamento acustico per quell’ecosistema. «Un mezzo – continua Olmastroni – per migliorare la stima della popolazione riproduttiva con l’ausilio di foto aeree a basso impatto».

All’università di Plymouth ricordano che «E’ noto che i cambiamenti climatici stanno influenzando la biodisponibilità dei contaminanti tossici nella fauna selvatica dell’Antartide, portando a cambiamenti nell’omeostasi dell’organismo e in altri meccanismi di difesa fisiologica. Ciò significa che durante la vita di un pinguino, l’esposizione ai contaminanti – sia nei suoi habitat di riproduzione che di alimentazione – può variare in base ai cambiamenti dell’ecosistema.  Tuttavia, rispetto ad altri territori antartici, il Mare di Ross è ancora considerato un’area incontaminata anche se la pressione umana è aumentata in modo significativo negli ultimi 20 anni a causa della crescita della pesca, del turismo e del numero di basi scientifiche.La ricerca attuale ha dimostrato che i livelli di ENA e WBC sono coerenti con gli studi di altre colonie di pinguini di Adelia in tutta la penisola antartica. Tuttavia l’eterofilo: i rapporti leucocitari, che possono rappresentare una risposta evolutiva ai fattori di stress naturali, erano più alti nella colonia di Edmonson Point rispetto ad altre popolazioni di pinguini di Adélie.

Grazie alla disponibilità dei campioni ematici raccolti durante le ultime due campagne antartiche (2017-19) in tre differenti popolazioni, la ricerca proseguirà con gli studiosi senesi impegnati in prima linea per ottenere ulteriori risultati.

Awadhesh Jha, che insegna ecotossicologia all’università di Plymouth, conclude: «In questa fase è difficile collegare quel che abbiamo scoperto in questo studio a qualsiasi particolare fonte di contaminazione o stress. Tuttavia, nei prossimi decenni e oltre, si prevede che in Antartide cresceranno i fattori di stress ambientale e un aumento degli impatti associati sulla fauna selvatica. Queste informazioni ci forniscono una serie di utili indicatori biologici per futuri studi di monitoraggio e conservazione per valutare il potenziale impatto sulla salute della popolazione e degli ecosistemi in ambienti in evoluzione».