Arci Caccia contro l’istituzione del Parco Nazionale Catria Nerone, Alpe della Luna

«Non vogliamo finire come le Foreste Casentinesi». Il comitato pro-parco: «E’ un’area protetta che funziona»

[10 Luglio 2018]

Il 12 luglio, nella Sala Conferenze del Museo Naturalistico Candeleto di Pietralunga (Pg), il Comune di Pietralunga e il Comitato per il Parco Nazionale Catria, Nerone, Alpe della Luna organizzano la conferenza pubblica “Verso il Parco Nazionale, tutela e valorizzazione per una nuova economia delle aree interne” che vede come ospite d’onore Luca Santini, presidente del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, la cui nomina fu osteggiata da alcune associazioni ambientaliste che lo accusavano di essere un cacciatore.

Eppure è proprio dai comitati federativi Arci Caccia delle tre Regioni coinvolte nella possibile istituzione del Parco “Catria . Nerone – Alpe della Luna” che parte il fuoco di sbarramento contro l’istituzione della nuova area protetta: Gabriele Sperandio, Sirio Bussolotti ed Emanuele Bennati, rispettivamente presidenti di Arci Caccia Marche, Toscana e Umbria «Si coalizzano contro la sua costituzione, aderiscono al “Comitato no Parco” e invitano gli agricoltori, cacciatori e cittadini delle zone interessate a tranquillizzarsi in quanto la proposta avanzata da una manciata di passeggiatori della domenica è pura utopia e miraggio di una falsa realtà. La Politica di ogni colore lo ha già capito e per questo nulla si farà».

Se fosse così i tre presidenti regionali di Arci Caccia sembrano però un po’ troppo preoccupati: infatti, come sempre accade quando monta una campagna anti-parco, giurano che la loro adesione al “Comitato no Parco”  non è solamente legata  a ragioni venatorie, ma «il risultato di un’analisi oggettiva delle problematiche gestionali che coinvolgono gli attuali Parchi presenti nelle Regioni del centro Italia».

Nel comunicato congiunto di Sperandio,  Bussolotti e Bennati, i promotori del Parco, definiti poche righe sopra « una manciata di passeggiatori della domenica» diventano «abili a raccontare solamente i residuali aspetti positivi di un’area protetta di grande estensione, non si soffermano, vuoi per carenza di competenze nella gestione della fauna e dell’ambiente, vuoi per comodo, sui non pochi aspetti negativi».  E prendono di mira proprio il Parco delle Foreste Casentinesi presieduto dal cacciatore Santini: «come sta avvenendo per il fantomatico “Parco Nazionale del Catria – Nerone – Alpe della Luna”, si decise di chiudere una vastissima area a protezione di non si sa che cosa. Assoluta assenza di specie faunistiche e vegetali di particolare interesse, alte densità di aree boschive artificiali, spesso costituite da specie arboree alloctone, importante presenza di aziende agricole, alcune basate sull’allevamento, altre sulle attività silvicole. Il lupo e gli ungulati (soprattutto cervi, daini e cinghiali) già largamente problematici in gran parte del territorio nazionale, aumenteranno esponenzialmente e, come sta accedendo in diversi Parchi -quello delle Foreste Casentinesi né è un perfetto esempio-, andranno ad assorbire gran parte delle risorse umane ed economiche destinate alla gestione dell’area protetta, risorse inizialmente “vendute” dai promotori del Parco come ricchezza che si dovrebbe riversare nelle comunità locali, ma che andrà solamente a pochi a discapito dei tanti, soprattutto agricoltori e allevatori custodi da sempre della meraviglia delle nostro Appennino».

Un’immagine (o meglio l’immaginazione) di un Parco Nazionale di grandissimo valore paesaggistico e naturalistico e che ospita fauna e flora uniche che, se non fosse così palesemente fantasiosa e artificiosa sarebbe offensiva. Il Comitato per il Parco ribatte ai cacciatori e gli anti-parco di volere «Un Parco che tuteli gli ecosistemi, la vegetazione e la fauna, e, soprattutto, le popolazioni residenti, sia offrendo loro una possibilità di sviluppo unica, che garantendone il mantenimento delle prerogative acquisite (tramite una opportuna modulazione del Piano per il Parco e del Regolamento)» e a conforto delle loro tesi  portano proprio un’intervista rilasciata da Santini a  Presa Diretta di Rai3 – la puntata “il Capitale Naturale” trasmessa il 18 settembre 2017 – nella quale il Presidente del Parco delle Foreste Casentinesi diceva che  i 36.000 ettari di area protetta comportano 2 milioni e 700 mila euro di trasferimento ordinario (finanziamento pubblico) all’anno, ogni euro di investimento ne porta 5 dall’Unione europea, mentre l’indotto economico del turismo  è valutabile in 60 milioni di euro (42 milioni riferibili direttamente al Parco) mentre l’indotto economico realizzato con 2,7 milioni di fondi statali vale 50 milioni di euro. Cifre molto diverse da quelle sciorinate forse con un po’ troppa acredine dal terzetto di presidenti regionali di Arci Caccia.

In realtà, come dimostra facilmente il Comitato pro parco, quella del “Catria . Nerone – Alpe della Luna”  non è un’area priva di valore buona solo per sparare a cinghiali, cervi e daini (e magari ai lupi) ma è costituita da «ecosistemi e/o formazioni geologiche, geomorfologiche, biologiche di rilievo nazionale o internazionale, e con valori naturalistici, scientifici, estetici, culturali, educativi e ricreativi tali da giustificare l’intervento dello Stato per la loro conservazione».  le aree geografiche interessate dalla possibile istituzione dell’Area protetta sono 4:  Massiccio calcareo del Monte Catria, nei comuni marchigiani di Cagli, Cantiano, Frontone, Sassoferrato e Serra S. Abbondio e in quelli umbri di Scheggia e Pascelupo; Massiccio calcareo del Monte Nerone, nei comuni marchigiani di Apecchio, Cagli, Piobbico, Urbania e Sant’Angelo in Vado; Catena delle Serre e Foresta demaniale di Pietralunga-Bocca Serriola (in larga parte nei comuni umbri di Città di Castello, San Giustino, Pietralunga, Montone e Gubbio); Massiccio arenaceo dell’Alpe della Luna, nei comuni marchigiani di Borgo Pace e Mercatello sul Metauro e in quelli toscani di Badia Tedalda, Pieve Santo Stefano e Sansepolcro.