Basta caccia alle balene: il loro sterco fertilizza il mare

I grandi mammiferi marini sono “foreste pluviali che nuotano". Una risoluzione del Cile all’Iwc

[18 Ottobre 2016]

Dal 20 al 28 ottobre si terrà a Portoz, in Slovenia , la 66esima International whaling commission (Iwc), che segna anche il 70esimo anniversario dell’organizzazione, e il Cile ha presentato una risoluzione senza precedenti nella quale sottolinea che «Una crescente evidenza scientifica dimostra che le balene aumentano la produttività degli ecosistemi attraverso la concentrazione di azoto e ferro vicino alla superficie attraverso il rilascio di pennacchi fecali» e aggiunge che «La defecazione ferro da parte delle balene stimola l’esportazione di carbonio nell’Oceano del Sud e, quindi, le balene svolgono un ruolo importante nella regolazione dei livelli di anidride carbonica in atmosfera».

Come spiega con un pizzico di incredulità New Scientist «A volte è di colore rosa, a volte verde-marrone. Ma qualunque sia il colore, lo sterco potrebbe essere l‘improbabile catalizzatore per terminare la caccia alle balene» e per la prima volta nella sua storia .l’Iwc discuterà del ruolo delle feci dei grandi cetacei nella rigenerazione degli stock ittici  e dopo 70 anni i delegati dei Paesi membri dell’Iwc  saranno chiamati a riconoscere il fatto sempre più evidente che le balene, i capodogli e i delfini non fanno diminuire i pesci, la scusa principale avanzata da parte del Giappone, Norvegia e Islanda per continuare nella crudele ed anacronistica caccia alle balene.  In realtà i cetacei hanno l’effetto opposto.

La ricerca scientifica ha ormai chiarito che lo sterco delle balene apporta sostanze nutritive alle acque superficiali, producendo cibo per i pesci, stimolandola crescita di fitoplancton, i minuscoli organismi mangiati dal krill che a sua volta viene predato dai pesci. E’ per questo che agli inizi della caccia baleniera, quando gli oceani pullulavano di centinaia di migliaia di balene, erano anche molto più ricchi di pesce di quanto lo siano oggi.

Ma c’è anche un altro aspetto: quello climatico. Il fitoplancton che fiorisce grazie alla fertilizzazione delle balene assorbe anidride carbonica dall’aria, contribuendo a limitare il riscaldamento globale.

La mossa del Cile è stata accolta con sorpresa e favore dagli ambientalisti  che pensano che potrebbe portare l’Iwc ad avere  un’agenda più orientata all’ambiente – invece che all’ormai stucchevole battaglia sulla moratoria che Giappone, Norvegia e Islanda non vogliono rispettare –  e di vedere la difesa  delle balene e il recupero delle loro popolazioni come la ricostituzione di “foreste pluviali che nuotano”.

Secondo Claire Bass, direttrice esecutiva di Humane Society International del Regno Unito, «Questo è un nuovo orizzonte entusiasmante per l’Iwc. Ci spinge a vedere le balene non come risorse da sfruttare, o come concorrenti per gli stock ittici, ma come geo-ingegneri essenziali ecologicamente».

Sharon Livermore, responsabile del programma balene dell’ International fund for animal welfare (Ifaw), aggiunge: «Significa che ci sarà una maggiore attenzione per l’attività di conservazione delle balene, piuttosto che sbattersi per tutto il tempo sulla caccia alle balene».

E’ solo negli ultimi 10 anni che abbiamo cominciato a capire l’impatto che gli animali hanno sull’ambiente, un impatto che continua anche dopo la morte. «Le balene sequestrano il carbonio nei loro enormi corpi e sostenere intere comunità del mare profondo che dipendono dalla morte delle balene», spiega il biologo Joe Roman che la  per le università di Harvard, della Florida e del Vermont.

Secondo uno studio pubblicato nel 2010, la ricostituzione delle popolazioni di grandi cetacei a livelli pre-caccia alle balene eliminerebbe ogni anno 160.000 tonnellate di carbonio nelle carcasse affondate.

Ma Stephen Nicol, dell’Università della Tasmania e  uno dei più grandi esperti mondiali di biodiversità dell’Antartide e di krill, pensa che le ricerche siam no molto promettenti, ma avverte che questo campo di studio è ancora agli inizi e che a volte i risultati non sono univoci: « Alcuni studi hanno indicato che le balene sono importanti, mentre altri suggeriscono che il loro effetto è insignificante. Ma penso che, mentre questo ambito si sviluppa, la prove del  significativo effetto positivo delle balene e degli altri grandi animali sugli ecosistemi marini continueranno a crescere e diventeranno parte del pensiero ecologico mainstream».

La risoluzione del Cile punta proprio a contribuire a risolvere queste incertezze, incoraggiando l’Iwc a sostenere la ricerca scientifica sul tema.

La Livermore è ottimista e pensa che «Il progetto di risoluzione ha una buona probabilità di essere adottato, sia per consenso o con un voto di maggioranza».  Anche Roman  è convinto che «Se questo accadesse e venisse commissionata maggiore ricerca, potrebbe avere enormi benefici. La risoluzione del Cile è stata progettata per aiutare le balene, le persone e il pianeta, e così le balene ci aiutano a riconsiderare la commercializzazione degli animali selvatici. Nonostante l’apparenza torbida di avere più sterco di balena, c’è un lato positivo: quando si galleggia in superficie, possiamo anche vedere l’acqua brillare per le squame dei pesci».