Botswana: Survival chiede «la fine dell’apartheid» per i Boscimani

Devono chiedere un permesso per entrare nelle loro terre ancestrali nella CKGR

[11 Aprile 2016]

Il Botswana, presentato spesso in Occidente come un riuscito esempio di democrazia africana, quest’anno festeggia il 50esimo anniversario della sua indipendenza dalla Gran Bretagna e Survival International ha deciso do celebrarlo con una campagna per chiedere «la fine del sistema draconiano che in Botswana sta distruggendo numerose famiglie boscimani e sta negando loro l’accesso alla terra». Diversi esperti, come l’attivista anti-apartheid Michael Dingake, hanno paragonato il sistema vigente in Botswana  a quello delle famigerate pass laws dell’apartheid sudafricano.

Survival spiega che «Dopo essere stati sfrattati con la forza – tra il 1997 e il 2002 – e costretti a vivere in campi di reinsediamento governativi, nel 2006 i Boscimani hanno vinto uno storico processo e si sono visti riconoscere il diritto a vivere nella loro terra, all’interno della Central Kalahari Game Reserve (CKGR). Da allora, però, questo diritto è stato esteso di fatto solo a un piccolo numero di Boscimani, nominati esplicitamente nei documenti della Corte. I loro figli e i parenti più stretti sono costretti a richiedere permessi anche solo per fargli visita, pena sette anni di prigione. Persino i bambini nati e cresciuti nella riserva devono richiedere un’autorizzazione al compimento del diciottesimo anno di età. Molti temono che una volta che l’attuale generazione sarà scomparsa, i Boscimani resteranno chiusi per sempre fuori dalla loro terra».

I boscimani sono stranieri nel loro Paese e non sono stati chiamati in alcun modo a partecipare alla festa per il cinquantenario dell’indipendenza del Botswana. Un boscimane ha detto a Survival: «Non so nulla di queste celebrazioni. Lo fanno in modo che la gente non pensi che siano un cattivo governo. Loro festeggiano, noi no. Ci sentiamo sempre nello stesso modo. Festeggiano da 49 anni».

Stephen Corry, direttore generale di Survival International, conclude: «Il governo del Botswana perseguita brutalmente i Boscimani da decenni, prima con sfratti violenti e poi con un sistema di permessi progettato per dividere le famiglie. Se il Botswana vuole ancora essere visto come “un faro” di democrazia in Africa deve ascoltare i Boscimani, rispettare la sentenza della propria Corte, e mettere fine a questa restrizione terribilmente ingiusta del loro diritto a vivere nella terra ancestrale, all’interno della CKGR. Mi auguro che questo anno storico segni la fine della decennale persecuzione dei Boscimani