Caccia, due vittorie per gli ambientalisti nel Lazio e in Sicilia

Accolto il ricorso contro il calendario venatorio siciliano. No alla caccia nella zona di protezione esterna del Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise

[18 Dicembre 2018]

Legambiente, Lipu e Wwf hanno espresso  grande soddisfazione per la Ordinanza del Consiglio di giustizia amministrativa (Cga) della Sicilia del 17 dicembre  con la quale «E’ stata sostanzialmente confermata la precedente Ordinanza del TAR Palermo che aveva accolto il ricorso contro il calendario venatorio presentato dalle associazioni ambientaliste»  Per la prima volta, il Cga ha disposto una Consulenza tecnica di ufficio affidata a Bruno Massa, ordinario di zoologia dell’università di Palermo. Le associazioni ambientaliste avevano presentato una loro consulenza di parte redatta da  Mario Lo Valvo, dell’università di Palermo.

Il Cga ha innanzitutto stabilito 2 principi fondamentali: che il parere dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) può essere disatteso dalla Regione non con generiche motivazioni ma solo sulla base di dati specifici obiettivamente verificabili; che va applicato il principio di precauzione che anticipa la soglia di intervento dell’azione preventiva e determina l’inversione dell’onere della prova sulla insussistenza del rischio. E, Sulla base di questi elementi il Cga ha confermato «la chiusura della caccia al coniglio per l’intera stagione venatoria, la chiusura totale della caccia al 31 gennaio» non ammettendo il prelievo a febbraio, la chiusura anticipata per cesena, tordo bottaccio, tordo sassello al 20 gennaio, la chiusura anticipata della  caccia al colombaccio ed alla beccaccia al 10 gennaio. Ha inoltre stabilito che  la Regione Siciliana dovrà tener conto della Consulenza tecnica di ufficio nelle prossime stagioni venatorie, a partire dall’apertura alla caccia per la piccola selvaggina e per il coniglio che potrà avvenire solo a partire dal  1 ottobre.

Legambiente, Lipu e Wwf sottolineano che «Da oggi il diritto ambientale si arricchisce di un pronunciamento del Giudice Amministrativo che riorienterà in termini cautelativi i provvedimenti delle Regioni e  il rapporto tra caccia e tutela della fauna subisce una radicale inversione in favore di dati scientifici certi, obiettivi e verificabili che devono costituire il presupposto per ogni eventuale prelievo venatorio».

UN’altra vittoria la hanno oTtenuta nel Lazio il 14 dicembre Enpa, Lac e Wwf con l’Ordinanza della terza sezione del Consiglio di Stato che ha riconosciuto la fondatezza del ricorso delle associazioni, che esultano: «Si mette finalmente una pietra tombale sul provvedimento della Regione Lazio che aveva aperto la caccia nel versante laziale della Zona di Protezione Esterna del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Una bocciatura senza appello per la Regione che viene anche condannata al pagamento delle spese legali».

Infatti, la terza sezione del Consiglio di Stato da un lato ha sottolineato «La mancata sottoposizione del decreto del Presidente della Regione Lazio del 27 settembre 2018, n. T00220, al preventivo parere dell’Ispra (in violazione dell’art. 18, comma 4, della l. n. 157 del 1992)», dall’altra evidenzia come «Sul piano della comparazione tra gli opposti interessi in gioco, che l’interesse pubblico, consistente nella speciale esigenza di proteggere l’habitat di una specie protetta, come l’orso bruno marsicano, in zone limitrofe al Parco Nazionale di Abruzzo, deve ritenersi senza dubbio prevalente sulla pretesa regionale di garantire più spazi e più occasioni di prelievo alla comunità di cacciatori nell’esercizio dell’attività venatoria». come si è già rilevato nel decreto presidenziale n. 5564 del 22 novembre 2018.

Enpa, Lac e Wwf concludno ricordando che «L’ordinanza del Consiglio di Stato è estremamente importante perché vieta l’attività venatoria in una delle aree fondamentali per la tutela dell’orso bruno marsicano, specie a rischio estinzione, di cui poche settimane fa sono morti 3 individui (una madre con due cuccioli) sui circa 50 rimasti in vita, caduti in una vasca per la raccolta dell’acqua piovana non adeguatamente protetta, simbolo del mancato controllo a tutti i livelli proprio nelle Zone di Protezione Esterna del Parco. La caccia verso altre specie è un problema per l’orso, sia per le possibili uccisioni “involontarie”, sia per il grave disturbo che reca alla specie».