Capitale naturale, un protocollo per valutare l’impatto delle imprese sulla biodiversità
[14 Giugno 2016]
Il Natural Capital Protocol pubblicherà a luglio uno speciale protocollo, un quadro progressivo per misurare e valutare gli impatti e la dipendenza delle imprese dal capitale naturale, compresa la biodiversità. Frutto della Natural capital coalition, il protocollo è stato elaborato grazie alla collaborazione di due consorzi e 38 associazioni, guidati dal Iucn e Wbscd per conto della Ncc.
L’International union for conservation of nature (Iucn) sottolinea che «qualunque sia il settore industriale o la dimensione dell’impresa, l’attività economica dipende dalle risorse e dai processi naturali. Per esempio, la produzione di cibo, di fibre, (come il cotone) e di combustibili dipendono tutte dalla biodiversità. L’agricoltura, l’industria tessile, la produzione di energie hanno tutte bisogno della natura e dei servizi ecosistemici per le loro operazioni quotidiane e i loro prodotti finiti».
Gli impatti delle imprese sulla biodiversità possono essere il risultato diretto di operazioni economiche o indiretto delle attività globali della catena dell’offerta. «le attività economiche, come lo sfruttamento minerario, l’agricoltura industrial, l’industria manufatturiera, hanno un impatto diretto sulla natura e la biodiversità – dicono Wbcsd e Iucn – Gli habitat selvatici vengono modificati, le foreste vengono convertite per altri utilizzi dei suoli, l’aria può essere inquinata e la qualità e la quantità delle risorse idriche vengono compromesse».
Ma c’è una novità: i Sustainable Development Goals (SDG) dell’Onu chiedono all’intera comunità internazionale – governi, imprese e cittadini – di «proteggere, ripristinare e promuovere l’utilizzo degli ecosistemi terrestri […] e di mettere fine all’impoverimento della biodiversità» (SDG 15) e di «conservare e sfruttare in maniera sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine» (SDG14).
Secondo Iucn e Wbcsd «Misurare gli impatti e la dipendenza in rapporto alla biodiversità, e valutarli in questo contesto, può aiutare i business decision makers a identificare e comprendere rischi ed opportunità potenzialmente imprevedibili, il tipo di informazione che può danneggiare il successo a lungo termine di un’impresa».
Ma come si può misurare gli impatti e la dipendenza del business dalla biodiversità? Il Natural Capital Protocol può essere applicato alla gestione dei rischi, studiando nuove possibilità di guadagno, migliorando i prodotti e l’innovazione della catena del valore e preparando dei rapporti futuri e delle esigenze di divulgazione.
L’Iucn evidenzia che «La biodiversità è un elemento particolarmente complesso del capital naturale e del Protocollo. Numerose organizzazioni sono quindi disposte a studiare maggiormente questo settore, chiarendo e apportando dei consigli alle imprese».
Wbcsd e Iucn concludono: «Sono necessari altri studi per affrontare la complessità degli impatti e della dipendenza delle imprese, in particolare in rapporto alla bodiversità, è per questo che il World Business Council for Sustainable Development e l’Iucn, si sono recentemente uniti per permettere e migliorare l’integrazione della biodiversità nella presa di decisioni delle imprese». E’ questo o scopo del nuovo progetto per la misurazione, la valutazione e il reporting della biodiversità.