Che fine hanno fatto i parchi della Campania, dopo 20 anni di legge regionale?

[17 Giugno 2013]

«Sono quasi 20 gli anni trascorsi dalla istituzione dei Parchi regionali, ma in Campania della protezione della natura si è completamente persa la traccia, nonostante la Regione sia tra quelle con la maggiore presenza di specie e habitat protetti, anche di livello internazionale, e la percentuale di territorio tutelato sia tra le più alte d’Italia. Le uniche tracce e atti pubblici che abbiamo rinvenuto su questa materia, sono quelle contenute nelle finanziarie regionali che prevedono avvicendamenti continui delle poltrone con commissari, presidenti e direttori che cambiano sulla base dell’appartenenza partitica. Per il resto la Campania non da nessun segnale positivo nelle politiche di conservazione della natura e lascia che il degrado e le aggressioni edilizie contaminino i patrimoni di biodiversità presenti nella Regione».

La pesante denuncia viene da Legambiente Campania che aggiunge: «Assistiamo alla lenta agonia delle aree protette che sono prese in considerazione solo per poter spendere malamente le ultime risorse comunitarie che sono rimaste (Pirap, progetti integrati rurali per le aree protette) con l’unica finalità di realizzare infrastrutture inutili e persino dannose per la biodiversità. Oltre il danno immediato anche la beffa, in quanto questi territori vedono le poche risorse disponibili spese, non per favorire l’integrazione tra le politiche di sviluppo rurale e quelle di conservazione della biodiversità, per cementificare ulteriormente il territorio e con interventi che non c’entrano nulla con la missione delle aree protette».

Fortunatamente l’esperienza delle aree protette in Campania non è solo negativa, il Cigno Verde evidenzia che «In realtà alle tante ombre possiamo evidenziare la luce di un impegno costante di tanti,  ambientalisti, imprenditori e amministratori locali, che hanno condiviso l’istituzione nei loro territori di aree protette nella convinzione  che attraverso i parchi si potesse invertire in positivo lo sviluppo territoriale legato alla qualità delle produzioni e alla conservazione e gestione sostenibile del patrimonio di biodiversità». Ma gli ambientalisti sanno che questo non basta perché «sotto il segno della speranza del cambiamento sono nati i parchi in Campania che oggi però non danno risposte concrete».

Legambiente fa alcuni esempi e pone domande davvero preoccupanti: «Non è possibile che il Parco regionale dei Monti Lattari venga di fatto cancellato con una sentenza che permette l’attività venatoria entro i suoi confini e nessuna voce, tranne la nostra, si levi per protestare e porre rimedio. Perché l’Ente parco non si è opposto ricorrendo in giudizio? Perché la Regione non ha rimediato con un provvedimento legislativo a favore del parco? E perché nella Riserva di Foce Sele Tanagro si continua a sparare nel poligono militare? Perché, ovunque, le sedi degli Enti parco costruite con fondi comunitari sono chiuse e introvabili per il cittadino comune, per agricoltori e turisti. E nel frattempo mancano infrastrutture per l’accoglienza, sentieri e rifugi, centri di educazione ambientale e musei didattici? Perché i parchi regionali sono senza personale nonostante la Regione abbia un numero significativo di dipendenti che possono essere ricollocati?»

Secondo Antonio Nicoletti e Pasquale Raia, rispettivamente responsabile nazionale e regionale aree protette di Legambiente, «Per rilanciare i parchi serve garantire maggiore continuità gestionale e la volontà di ritessere la tela di un ragionamento interrotto da questi lunghi anni di non governo. Spetta ai cittadini, alle comunità, alle associazioni e al mondo della ricerca rilanciare il progetto politico delle aree protette in Campania e recuperare l’immagine offuscata a causa di una classe politica che ha occupato i parchi anziché occuparsi dei parchi. In questa situazione di confusione e di disattenzione attorno ai parchi, Legambiente organizza una campagna di ascolto dei territori e delle comunità locali dei parchi, che parte già da oggi dal parco nazionale del Vesuvio, e che per i prossimi mesi interesserà tutta la regione. Una iniziativa per coinvolgere nell’azione di rilancio delle aree protette tutte le forze positive, economiche, sociali e imprenditoriali, che continua a credere che anche i parchi possono costituire una speranza per rilanciare l’immagine e l’economia della Campania».