Come trovare le balene spiaggiate? Guardando dallo spazio

Il caso delle 340 balene spiaggiate nel remoto Golfo di Penas in Patagonia

[18 Ottobre 2019]

Lo studio “Using remote sensing to detect whale strandings in remote areas: the case of sei lwhales mass mortality in Chilean Patagonia”, pubblicato su Plos One   da un team di ricercatori di quattro istituiti di ricerca cileni e del British Antarctic Survey (BAS) illustra una nuova tecnica per analizzare le immagini satellitari può aiutare gli scienziati a rilevare e contare dallo spazio le balene arenate sulle coste di tutto il mondo.

Al BAS spiegano che «Iicercatori hanno testato un nuovo metodo di rilevamento utilizzando immagini satellitari Very High Resolution (VHR) di Maxar Technologies del più grande spiaggiamento di massa di balene finora registrato. Si spera che in futuro la tecnica porti a informazioni in tempo reale man mano che si verificano eventi in evoluzione».

Il team cileno-britannico è convinto che lo studio potrebbe rivoluzionare il modo in cui le balene arenate, sia ancora morte in acqua che spiaggiate, possono essere rilevate in luoghi remoti.

Nel 2015, oltre 340 balene, la maggior parte delle quali balenottere boreali (Balaenoptera borealis) vennero coinvolte in uno spiaggiamento di massa nel Golfo di Penas, una remota regione della Patagonia cilena. Proprio perché la regione era così lontana dagli insediamenti umani, lo spiaggiamento di questi giganteschi cetacei venne scoperto solo diverse settimane dopo che era avvenuto e censimenti aerei riuscirono a valutare il gran numero di balene morte solo diversi mesi dopo la scoperta.

I ricercatori cileni e britannici hanno studiato immagini satellitari che coprono migliaia di chilometri di costa, ottenendo così una visione iniziale dell’entità della mortalità. Hanno potuto identificare la forma, le dimensioni e il colore delle balene, soprattutto dopo diverse settimane quando gli animali diventarono rosa e arancioni mentre si decomponevano. Questo ha consentito di contare un numero maggiore di balene spiaggiate subito dopo l’evento rispetto a quanto emerso dalle ricerche locali.

Molti Paesi costieri dispongono di reti di rilevamento tecnico-scientifiche per i mammiferi marini spiaggiati e riconoscono si tratta di un mezzo essenziale per monitorare anche la salute dell’ambiente, fornendo in particolare un primo allarme su un potenziale inquinamento marino e su fioriture di alghe letali o epidemie che colpiscono i cetacei.

Una delle autrici dello studio, la cetologa del BAS Jennifer Jackson, sottolinea che «Le cause degli spiaggiamenti di mammiferi marini sono poco comprese e quindi le informazioni raccolte aiutano a capire come questi eventi possano essere influenzati dalla salute, dalla dieta, dall’inquinamento ambientale, dall’oceanografia regionale, dalle strutture sociali e dai cambiamenti climatici».

Il principale autore dello studio, lo specialista di telerilevamento del BAS Peter Fretwell, conclude: «Con lo sviluppo di questa nuova tecnologia, speriamo che diventerà uno strumento utile per ottenere informazioni in tempo reale. Questo consentirà alle autorità locali di intervenire prima e, eventualmente, di aiutare gli sforzi di conservazione, Si tratta di uno sviluppo entusiasmante nel monitoraggio delle balene dallo spazio. Ora abbiamo una “finestra” sul nostro pianeta con una risoluzione più elevata, le immagini satellitari possono essere un’alternativa rapida ed economica alle indagini aeree che ci consentono di valutare l’estensione degli eventi di formazione di balene di massa, specialmente in aree remote e inaccessibili».