Commercio di specie selvatiche e zoonosi: i nuovi standard digitali per aiutare i governi a ridurre il rischio

Certificati elettronici globali per evitare truffe, impedire la diffusione malattie dagli animali e combattere il commercio illegale di specie

[15 Aprile 2020]

Secondo l’United Nations economic commission for Europe (Unece), di fronte alla diffusione delle zoonosi come il coronavirus Covid-19, bisogna garantire un controllo adeguato del commercio di animali e di prodotti di origine animale e permettere l’applicazione adeguata di norme sanitarie stringenti che rappresentano «misure importanti per limitare il rischio di trasmissione dagli animali all’uomo». Il portavoce dell’Unece, Jean Rodriguez, ha ricordato che «I coronavirus, tra i quali quello responsabile della pandemia di Covid-19, fanno parte di una grande famiglia di virus che sono comuni tra gli animali e possono perfino essere trasmessi all’iomo: un fenomeno conosciuto sotto il nome di zoonosi».

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), «Le les zoonosi sono un gruppo di malattie infettive che si trasmettono naturalmente dall’animale all’uomo. Il più gran rischio di trasmissione si situa all’interfaccia uomo-animale p attraverso un’esposizione diretta all’animale, ai prodotti che se e traggono (per esempio la carne, il latte, le uova, ecc.) e/o al suo ambiente».

Tuttavia, la maggior parte dei controlli esistenti sul commercio internazionale di animali, piante e altri prodotti agricoli in tutto il mondo sono ancora effettuati attraverso il rilascio e lo scambio di licenze, permessi e certificati in formato cartaceo. L’Unece fa notare che «Questo non è solo lento ma anche più vulnerabile alle frodi, alla falsificazione e alla corruzione, ostacolando così un’attuazione efficiente dei controlli di salute e sicurezza da parte dei governi».

Fortunatamente, si stanno testando e implementando con successo soluzioni alternative. L’Unece sottolinea che «Per rafforzare i controlli in grado di garantire sia la legalità del commercio internazionale sia l’applicazione delle norme sanitarie, i governi si stanno sempre più orientando verso meccanismi di protezione high-tech, compresi gli standard sviluppati presso il United Nations Centre for Trade Facilitation and Electronic Business dell’Unece (UN/CEFACT). Queste cover areas comprendono il sistema “eCERT” per lo scambio elettronico di certificati sanitari e fitosanitari emessi per garantire che le piante e gli animali commercializzati a livello internazionale siano privi di malattie. Questo standard è stato implementato da Paesi di tutto il mondo, come nell’Unione Europea, negli Stati Uniti, in Cina, nella Federazione Russa, in Australia, Nuova Zelanda, Kenya, Repubblica di Corea, Cile, Malaysia, Filippine, Sri Lanka e Giappone».

Le zoo e agro mafie sfruttano le lacune nei controlli per incrementare il lucroso commercio illegale di specie selvatiche che, insieme al disboscamento e alla pesca illegali, secondo i dati della Banca mondiale, valgono più di un trilione di dollari all’anno, facendone il quarto più grosso commercio illegale globale dopo quelli dinarcotici, contraffazione di prodotti e valuta e traffico di esseri.

Per colmare questi gap è nato il partenariato strategico tra Convention on international trade in endangered species of wild fauna and flora (Cites) e UN/CEFACT.  La Cites regola il commercio di oltre 36.000 specie di animali e piante selvatiche in 183 Stati e nell’Ue.  L’attività congiunta di Cites, Unece e United Nations conference on trade and development (Unctad) sostiene lo scambio di permessi elettronici “eCITES” per rafforzare significativamente le misure di controllo sul commercio internazionale delle specie Cites.

All’Unece spiegano ancora che «La struttura del permesso Cites è stata allineata all’ UN Layout Key, rendendo così i permessi Cites e il contenuto dei dati facilmente riconoscibili per i funzionari doganali di tutto il mondo. Cites applica inoltre tutti i pertinenti elenchi di codici raccomandati da UN/CEFACT, come i codici ISO dei Paesi gli UN/CEFACT Units of Measurement nei suoi permessi e nei rapporti commerciali annuali presentaie dalle parti Cites. Questo consente un controllo più efficiente delle restrizioni commerciali e l’istituzione di un database statistico globale sul commercio Cites».

Inoltre, i governi hanno iniziato a scambiarsi permessi eCITES sicuri, il che riduce le opportunità di poter introdurre documenti cartacei falsi nel commercio internazionale di specie selvatiche. Scambi pilota di permessi elettronici sono in corso dal 2017, quando Svizzera e Francia hanno avviato il primo test, e la Commissione europea sta attualmente sviluppando un sistema per lo scambio sicuro di permessi elettronici Cites tra gli Stati membri dell’Ue e altri paesi.  Attualmente, l’Unece sta attualmente collaborando con l’Economic and social commission for Asia and the Pacific (Escap) e l’Unctad per sostenere Groenlandia, Mozambico, Uganda, Sri Lanka, Tailandia e Singapore nell’utilizzo di queste avanzate procedure di controllo commerciale.

Basandosi sugli standard UN/CEFACT, l’Unctad ha anche sviluppato un sistema elettronico avanzato di gestione delle autorizzazioni, che consente lo scambio elettronico di informazioni con le agenzie doganali e di controllo delle frontiere e consente l’analisi elettronica dei dati e ispezioni mirate sul commercio di specie selvatiche.

Il primo Paese a utilizzare integralmente questo è stato, da marzo di quest’anno, lo Sri Lanka, consentendo ai commercianti e alle agenzie governative di richiedere, rilasciare e controllare da remoto le autorizzazioni Cites.

L’Unece è convinta che «Il continuo lancio di questi nuovi meccanismi sosterrà l’attuazione della risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del settembre 2019 per affrontare urgentemente il traffico illecito di specie selvatiche, che ha invitato i paesi a “prendere misure per rendere i sistemi di autorizzazione più resistenti alla corruzione e a trarre vantaggio moderne tecnologie di informazione e comunicazione ”. L’obiettivo finale è contribuire alla conservazione delle specie selvatiche, garantire la legalità e la sostenibilità del loro commercio e contribuire agli sforzi per proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle future pandemie».