Concordia, dopo 3 anni chi sta affondando è il decreto salvacoste

[13 Gennaio 2015]

Tre anni dopo il relitto della Concordia ha lasciato la costa del Giglio e restituito all’isola il suo panorama originario. Tre anni dopo il Tar del Veneto ha annullato il divieto al transito delle grandi navi nella laguna di Venezia, a pochi metri da piazza San Marco. E così, tre anni dopo, rischia di non rimanere traccia del più clamoroso incidente nella storia della moderna navigazione nel Mediterraneo.

Se è vero infatti che la sicurezza in questo settore progredisce anche sui disastri, tutti avremmo sperato che il naufragio della Concordia fosse servito almeno ad evitare lo scempio delle grandi navi davanti al campanile più famoso del mondo. Sull’onda dello sdegno davanti all’imbarazzante constatazione che navi lunghe 300 metri potessero lambire i tratti più delicati dei nostri litorali nacque infatti il cosiddetto decreto “salvacoste” a firma Passera-Clini.

Navi a distanza di rispetto, quindi, dalle aree marine protette e dai parchi nazionali costieri e grandi navi via anche dal canale di San Marco a Venezia. Poi i mugugni del Comune di Portofino (area marina protetta!) che, spalleggiato dalla Regione Liguria, riuscì clamorosamente ad aprire una breccia nel provvedimento e riavvicinare così le navi da crociera alla costa.

Infine, il lungo tira e molla con gli operatori del settore crocieristico su Venezia, che la settimana scorsa ha fatto registrare un punto al Tar a favore di chi pretende i passaggi ravvicinati. Ora il ricorso al Consiglio di Stato, ancora un’occasione per sperare che quel naufragio di tre anni fa abbia almeno insegnato qualcosa.

di Sebastiano Venneri, responsabile mare Legambiente