Il Dna dei dromedari è stato “scritto” dalle rotte carovaniere: è molto simile ma vario

Analizzando il DNA dei dromedari, possiamo trovare la firma del nostro passato

[11 Maggio 2016]

Proceedings of the National Academy of Sciences pubblica uno  studio unico e pionieristico sul DNA antico e moderno dei dromedari che fa nuova luce su come il suo utilizzo da parte delle società umane abbia  plasmato la diversità genetica delle “navi del deserto”. .

Infatti, con lo studio “Ancient and modern DNA reveal dynamics of domestication and cross-continental dispersal of the dromedary” per la prima volta un team internazionale di genetisti guidati dall’universitàò britannica di Nottingham, dall’università di medicina veterinaria di ienna e dall’università saudita King Faisal ha dimostrato quanto siano stati importanti gli spostamenti dei dromedari lungo le antiche vie carovaniere per  plasmare la diversità genetica della specie.

I ricercatori di Nottingham sottolineano che «I “cammelli arabi’ con una sola gobba, propriamente noti come “dromedari” (Camelus dromedarius ), sono stati fondamentali per lo sviluppo delle società umane, fornendo cibo e il trasporto nei Paesi del deserto, per oltre 3000 anni.  Il dromedario continua ad essere una risorsa fondamentale per il commercio e l’agricoltura nelle zone calde e secche del mondo, fornendo trasporto,  latte e carne dove altre specie non sopravviverebbero. Nel contesto attuale di cambiamenti climatici e con l’avanzata dei territori  desertici, l’importanza dell’animale è in aumento e c’è un nuovo interesse per la biologia e riproduzione della specie».

Il team internazionale di ricerca ha raccolto e analizzato informazioni genetiche da un campione di 1.083 dromedari  viventi provenienti da 21 Paesi di  tutto il mondo, che vanno dall’Africa occidentale fino al Pakistan e all’Oman e persino nelle Siria in guerra. A questo si è aggiunto  un esame di antiche sequenze di DNA da campioni ossei dei primi dromedari  addomesticati dal 400 al 1870 dopo Cristo e da quelli selvatici dal 5000 al 1000 prima di Cristo, che ha rivelato per la prima volta un quadro storico-genetico della specie. .

Olivier Hanotte, che insegna genetica e conservazione alla School of Life Sciences di Nottingham, spiega: «La nostra analisi di questo ampio insieme di dati in realtà ha rivelato che la struttura della popolazione dei dromedari moderni è ben poco definita. Crediamo che questa sia una conseguenza degli spostamenti transcontinentali avanti e indietro lungo le storiche rotte commerciali. I nostri risultati indicano un flusso genico che arriva in tutte le regioni tranne l’Africa orientale, dove le popolazioni di dromedari sono rimaste relativamente isolate».

Faisal Almathen, dal Dipartimento sanità veterinaria e zootecnia dell’università King Fisal, aggiunge: «Il dromedario ha superato come prestazioni tutti gli altri mammiferi domestici, tra cui l’asino, negli ambienti aridi e continua a fornire prodotti essenziali a milioni di persone che vivono nelle zone agro-ecologiche marginali. La diversità genetica che abbiamo scoperto, grazie al ripopolamento da popolazioni di dromedari selvagge “fantasma”, è davvero notevole nella storia della sua domesticazione. Sottolinea il potenziale dell’animale di adattarsi in modo sostenibile alle future sfide dell’espansione delle zone desertiche e del cambiamento climatico globale».

Quindi, il commercio carovaniero ha reso i dromedari geneticamente molto simili nonostante le loro popolazioni vivano a centinaia di Km di distanza l’una dall’altra e Hanotte  ha detto alla BBC News che «Ciò che ha reso il dromedario così biologicamente affascinante è stato suo stretto legame con la storia umana. Si sono spostati con le persone, attraverso il commercio. Così, analizzando i dromedari, possiamo trovare una firma del nostro passato». Questa firma è stata trovata nel DNA dei dromedari in tutto il loro areale.

Il dromedario  è stato addomesticato ed è diventato una bestia da soma circa 3.000 anni fa e, ancora per buona parte del XX secolo, le carovane, a volte formate da migliaia di animali, hanno trasportato merci attraverso i deserti del Nord Africa e della penisola arabica. Hanotte spiega ancora: «Le persone viaggiavano  per centinaia di miglia con i  loro dromedari che trasportano tutti i loro beni preziosi e quando raggiungevano il Mediterraneo, gli animali erano esausti. Così lasciavano  quegli animali a riprendersi e prendevano nuovi animali per il loro viaggio di ritorno». Questo ha causato secoli di “rimescolamento” genetico, rendendo i dromedari, che sono separati da interi continenti, notevolmente simili, ma ha anche assicurato il mantenimento della loro diversità genetica, sempre grazie al rimescolamento della popolazione. E questo rende probabilmente i dromedari molto più adattabili di fronte a un ambiente che cambia.

Hanotte conclude: «Per esempio, il cambiamento climatico è caratterizzato da temperature in aumento, modelli meteorologici più estremi e più aree sempre meno adatte per il bestiame. Il dromedario sarà la nostra migliore opzione per la produzione di bestiame, di carne e latte. Potrebbe sostituire i bovini e anche pecore e capre che sono meno ben adattati».

L’antica nave del deserto potrebbe ancora servire al mondo arabo e musulmano  ad attraversare l’epoca dell’Antropocene e del global warming.