Goletta Verde alla Regione Sicilia: «Giù le mani dalla costa»

Egadi a rischio… cemento

[14 Luglio 2014]

Ieri sera Goletta Verde ha fatto tappa a Favignana, nelle Isole Egadi, e si è annunciata con un blitz per rilanciare l’ultimatum alla Regione Sicilia: «Si approvi entro il 31 luglio il piano di utilizzo del demanio marittimo (Pudm) che giace negli uffici dell’ente da ormai due anni. È questo l’unico strumento in grado di bloccare l’attacco speculativo che minaccia Favignana e tutelare questa fragile isola che per il 75% della sua superficie è a rischio idrogeologico». Poi gli ambientalisti hanno organizzato a Palazzo Florio l’incontro  “Sostenibilità ambientale e fruizione turistica, un volano di sviluppo per le Egadi” per conciliare lo sviluppo turistico delle Egadi, con gli obbiettivi sociali, culturali e ambientali e fare il punto su strumenti e politiche condivise insieme ai settori privati e pubblici..

Legambiente aveva già rilanciato il suo appello il 1 luglio ed il blitz di Goletta Verde è l’ultima iniziativa di una battaglia che dura da anni: nel 2009 il circolo Legambiente Isole Egadi denunciò alle autorità competenti «L’eccessivo numero di richieste di utilizzo del demanio marittimo e terrestre sull’isola di Favignana da parte di soggetti privati per le istallazioni di bar, ristoranti, solarium, catenarie e pontili galleggianti». Grazie a questa denuncia, nello stesso anno, il Consiglio comunale di Favignana, votò n atto di indirizzo che chiedeva alla Regione Siciliana di bloccare le concessioni di utilizzo del demanio marittimo nelle more della redazione ed approvazione del Pudm, avvenuta nel 2012. «Ebbene – dicono al Cigno Verde delle Egadi – ancora oggi la Regione non ha approvato il Piano per la parte di sua competenza, mettendo così a rischio l’immenso patrimonio di quest’isola e andando contro le stesse richieste dell’amministrazione comunale e della popolazione che hanno già chiesto di bloccare tutte le richieste di concessioni».

Il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, ha detto che «I paesaggi costieri sono un patrimonio che la Regione Sicilia deve consegnare al futuro, cambiando attenzioni e politiche nei confronti di una risorsa estremamente fragile e a rischio. Invece al momento tutto sembra far pensare che pur di far cassa si è disposti a sacrificare l’immenso patrimonio di quest’isola. La Regione latita e lascia il campo al concreto pericolo di concessioni indiscriminate di suolo demaniale, con gravi danni per il delicato equilibrio ambientale di Favignana e danneggiando così già oggi il fascino e l’attrattività dell’Isola. L’approvazione del Piano di utilizzo del demanio marittimo è necessaria e urgente anche in considerazione del fatto che le isole Egadi fanno parte delle Aree Marine Protette, all’interno delle quali sono interdette tutte le attività che possono arrecare danno o disturbo all’ambiente marino. È assurdo che il piano redatto dal novembre 2012 resti dentro un cassetto, perché nella non chiarezza di cosa si può fare e di cosa non si può fare se ne avvantaggiano favoritismi e speculazioni d’ogni tipo. Il nostro ultimatum alla Regione è chiaro: entro il prossimo 31 luglio si approvi il Piano di utilizzo e si dia il via ad una rinnovata politica di gestione sostenibile delle aree marine e costiere di questa splendida isola».

Gli ambientalisti ricordano che «Nel 2009 improvvisamente una parte di litorale dei Calamonaci a Favignana è stata transennata per la realizzazione di un chiosco con bar e ristorante, più  solarium, chiudendo alla libera fruizione una delle poche spiagge frequentabili dai bimbi per la presenza di sabbia. Un episodio che ha dato il via ad una serie di esposti e richieste da parte di Legambiente e di altre realtà associative. Nel porto di Favignana, ad esempio, vi è un coacervo di richieste di banchine e messa in posa di pontili galleggianti e catenarie, che si accavallerebbero l’una con l’altra creando in un’area portuale così limitata come quella di Favignana seri rischi di sicurezza alla navigazione, secondo il codice della navigazione. Non ultima la richiesta di un’area demaniale estesa 14.400 mq davanti lo stabilimento ex tonnare Florio. Quest’ultima richiesta è il paradigma di quanto siano grandi gli interessi in questa materia, disposti anche a rovinare un paesaggio storico caratteristico come quello dello stabilimento ex tonnare Florio, patrimonio delle Egadi e della Sicilia».

Linda Guarino, presidente del circolo Legambiente Isole Egadi, sottolinea che «La nostra ispezione, avviata per bloccare queste concessioni, ha messo subito in luce una realtà ancora più amara: vi sono più di 80 richieste di concessioni di demanio marittimo e terrestre, in un territorio quello delle coste delle Egadi che per il 75% è a rischio dissesto idrogeologico. Nella sola punta Longa di Favignana vi sono più di dieci richieste, tra chioschi bar, ristoranti, catenarie, solarium e pontili galleggianti. Dopo battaglie e richieste siamo arrivati al gennaio 2014 e del Pudm che dovrebbe essere adottato dalla Regione Siciliana non se ne sa più nulla, mentre si sono intensificate le richieste di concessioni demaniali simile ad un attacco a fort apache. L’indirizzo della Regione Siciliana in questo momento è fare cassa, quindi concedere il demanio, ma a quale prezzo? Quello economico è irrisorio, in quanto le entrate effettive prodotte dal pagamento del canone di locazione delle aree demaniali alla Regione sono bassissime. Il secondo prezzo invece sarebbe un prezzo altissimo che pagherebbe la comunità presente e le future generazioni. Sarebbe il prezzo etico, morale e ambientale di una costa imbrigliata in un reticolo di attività commerciali che vogliono solo lucrare dalla risorsa mare e coste. È ora di fermare questo scempio e bloccare gli attacchi di speculatori senza scrupoli».

Su proposta di Legambiente e della Commissione Consiliare Aree marine protette è stata fatta dall’Ente gestore dell’Area marina protetta Isole Egadi una relazione dalla quale «Emerge che l’eventuale approvazione di tali ingenti richieste di concessioni demaniali marittime, in assenza di qualunque pianificazione integrata e valutazione congiunta, rischia di compromettere la tutela delle caratteristiche con una evidente violazione di legge da parte della stessa Regione Siciliana».