Fao e Cbd: i sistemi alimentari mondiali dipendono dalla biodiversità

Wwf: il nostro rapporto con il mondo naturale è pericolosamente squilibrato

[25 Febbraio 2020]

Aprendo i lavori dell’high-level meeting on biodiversity dell’Open-ended Working Group della Convention on biological diversity (Cbd) in corso a Roma, il direttore generale della Fao, QU Dongyu, ha ricordato che «Tutti i nostri alimenti sono prodotti in modi che prevedono una certa trasformazione dell’ambiente, il che significa che dobbiamo essere attenti al tipo e alla portata delle trasformazioni che siamo disposti ad accettare. L’agricoltura e i sistemi alimentari sono il cuore del concetto di sviluppo sostenibile e sono al centro delle discussioni sul Post-2020 Biodiversity Framework».

La Cbd è entrata in vigore il 29 dicembre 1993 e attualmente conta 196 membri. Punta a promuovere la conservazione della biodiversità – difesa come «variabilità tra tutti gli organismi viventi» e i complessi ecologici di cui fanno parte – l’uso sostenibile dei suoi componenti e la giusta ed equa condivisione dei benefici derivanti dall’uso delle risorse genetiche.
La segretaria esecutiva ad interim della Cbd, Elizabeth Maruma Mrema, ha sottolineato: «So che il mondo attende con ansia un tangibile progresso verso un quadro globale chiaro, attuabile e trasformativo sulla biodiversità. Mi auguro che i partecipanti possano ottenere risultati solidi da concordare all’United Nations Biodiversity Conference a Kunming, in Cina, nell’ottobre 2020. Il quadro deciso in tale sede stabilirà il corso per i prossimi 10 anni e oltre».

Secondo Qu «La biodiversità è fondamentale per gli ecosistemi, per gli esseri umani, ed è alla base della diversità alimentare. C’è un’enorme sfida: nutrire oltre 9 miliardi di persone nel 2050 in modi che garantiscano un’alimentazione sana ed evitino il sovrasfruttamento delle risorse naturali. La Fao ha posto molte pietre miliari nella storia dell’impegno delle Nazioni Unite a favore della conservazione della biodiversità, tra cui il Codice di condotta per la pesca responsabile, il Trattato Internazionale sulle Risorse Fitogenetiche per l’Alimentazione e l’Agricoltura e i prodotti della conoscenza, come il rapporto pubblicato l’anno scorso Stato della biodiversità mondiale per l’alimentazione e l’agricoltura. I servizi funzionali fondamentali che la Fao fornisce agli Stati Membri, come la raccolta e la divulgazione dei dati, la definizione di standard, la consultazione politica e il potenziamento delle capacità, saranno utili per la tutela della diversità biologica».
Anche il direttore generale della Fao ha esortato le delegazioni presenti a Roma a «garantire che la biodiversità sia parte integrante delle questioni discusse al 2021 World Food Systems Summit, che sarà ospitato dal segretario generale dell’Onu».

All’Open-ended Working Group riunito alla Fao a Roma partecipa anche il Wwf International che in un comunicato evidenzia che «Il confronto Onu sulla biodiversità iniziato a Roma è un’occasione unica per stabilire le linee di intervento nel prossimo decennio e il Wwf incalza tutti i Paesi a non perdere l’occasione per definire un accordo a tutela della natura che sia completo, ambizioso e basato su rilevanze scientifiche, sul modello dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
I colloqui di questa settimana, che si svolgono nell’ambito della Cbd, danno il via ai negoziati formali sulla bozza di Piano globale per la biodiversità pubblicata a gennaio. La versione finale del Piano dovrebbe essere adottata formalmente nel mese di ottobre, alla 15esima Conferenza delle Parti della CBD di Kunming, in Cina. La necessità di raggiungere un accordo per fermare la perdita di natura e invertire la rotta non è mai stata così evidente: abbiamo davanti una serie di indicatori che ci mostrano quanto il nostro rapporto con il mondo naturale sia pericolosamente squilibrato».

Il Panda ricorda che «La natura è protagonista di un declino che sta aumentando ad un ritmo senza precedenti nella storia dell’umanità, con un milione di specie ormai minacciate di estinzione. Il Living Planet Report, pubblicato nel 2018, mostra un declino globale del 60% nella dimensione delle popolazioni di vertebrati dal 1970, questo significa un crollo di più della metà in meno di 50 anni. Nello stesso periodo, abbiamo perso più della metà delle barriere coralline del pianeta e oltre un terzo di tutte le zone umide».

Il direttore generale del Wwf International, Marco Lambertini, aggiunge che «La natura è alla base della nostra salute, del nostro benessere e dei nostri mezzi di sussistenza, eppure la stiamo distruggendo molto più velocemente di quanto sia in grado di ricostituirsi. Quest’anno abbiamo un’opportunità storica di cambiare rotta per il bene delle persone e del pianeta. I Paesi devono agire insieme per raggiungere un ambizioso accordo globale per ricostituire sistemi naturali, a integrazione dell’accordo che abbiamo per il clima. Affrontare la perdita e il degrado della natura ci impone di fissare obiettivi per la conservazione della natura basati su evidenze scientifiche simili all’obiettivo della carbon neutrality (azzeramento delle emissioni di Co2) fissato dall’accordo di Parigi. Dobbiamo invertire la rotta per smettere di consumare natura e invece farla aumentare entro la fine del decennio».
Guido Broekhoven, responsabile delle politiche di ricerca e sviluppo del Wwf International, ha detto che «Nei colloqui di questa settimana i Paesi dovranno fare in modo che, quando la bozza di piano arriverà a Kunming, questa possieda il livello di ambizione necessario per mettere la natura sulla via del recupero entro il 2030. Il riequilibrio del nostro rapporto con la natura richiede un’azione che coinvolga tutta la società ed è essenziale per garantire il benessere e lo sviluppo umano a lungo termine. Per arrestare e invertire la perdita della natura, è essenziale affrontarne le cause. Ciò significa trasformare i nostri sistemi alimentari e agricoli e il modo in cui consumiamo in modo più ampio».

Intanto il Wwf ha accolto con favore la serie di obiettivi presentati nella bozza del piano Onu, che hanno un chiaro legame con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG), ma «incoraggia i Paesi a spingere per obiettivi al 2030 ancora più sfidanti, tra questi un incremento netto dell’estensione e dell’integrità degli habitat naturali, e che, almeno, si azzerino le perdite di specie provocate dall’uomo. Al fine di affrontare le cause della perdita di biodiversità il Wwf invita le parti ad un obiettivo di riduzione del 50% entro il 2030 dell’impronta ecologica della produzione e del consumo».

Per gli ambientalisti, in questo “Super Year” dell’ambiente che vedrà un susseguirsi s di summit internazionali su oceani, inquinamento, clima e SDG, perché la Cbd realizzi il suo obiettivo di arrestare e invertire la perdita di natura, «è necessario un impegno politico ai massimi livelli. Un appuntamento chiave sarà il Summit dei Capi di Stato e di Governo dell’Onu sulla biodiversità, che si terrà durante l’Assemblea generale dell’Onu a settembre, dove i capi di governo avranno l’opportunità di mettere la natura al centro dei programmi politici, economici e sociali».