Geotermia: il Cile apre le porte del Sudamerica

Al via la realizzazione della centrale geotermica Enel di Cerro Pabellón, la più alta del mondo

[28 Agosto 2015]

Lo stretto e lunghissimo territorio del Cile è punteggiato di vulcani e geyser ma ha appena avviato la costruzione del primo impianto geotermico dell’America del Sud, un progetto che farà entrare i cileni nell’era della geotermia e che potrebbe essere la porta di uscita dalla dipendenza dai combustibili d fossili e dai grandi progetti idroelettrici che trovano sempre più opposizione.

Marcelo Tokman, direttore della statale Empresa Nacional del Petróleo (Enap), ha detto c all’IPS che «Il progetto della Central Geotérmica Cerro Pabellón ha un’importanza gigantesca per lo Stato cileno che più di 40 anni fa iniziò l’esplorazione e la perforazione della geotermia. Ora ci si concentrerà su un progetto».

L’impianto geotermico di , Cerro Pabellón viene realizzato nel municipio rurale di Ollagüe, nella en la regione di Antofagasta 1.377 km a nord della capitale Santiago, in pieno altipiano andino, e Tokman sottolinea che  «Non sarà solo il primo impianto geotermico del Cile e dell’America del Sud, ma anche il primo nel mondo ad essere costruito a 4.500 metri sul livello del mare».

Un impianto pionieristico che è per il 51% di proprietà dell’italiana Enel Green Power  e per il 49% dell’Enap.  Composto da due unità in grado di produrre ognuna 24 megawatt durante la prima fase e con il vantaggio di poter produrre energia in continuazione. All’Enap fanno notare che «Questa capacità è uguale, in termini di produzione annua, ad una centrale fotovoltaica o eolica di  200 megawatt».

La prima unità sarà operativa nel primo trimestre del 2017 e la seconda un anno dopo, ma i 48 MW m nel medio periodo potrebbero salire a 100, quando sarà messo a pieno regime l’impianto realizzato su 136 ettari.

Tokman precisa che «Una volta operativo, Cerro Pabellón sarà in grado di produrre circa 340 gigawatt all’anno che andranno nel sistema interconectado nacional e che equivalgono alle necessità di onsumo di 154.000 abitazioni cilene, in un Paese di 17,6 milioni di persone. Inoltre, si evita l’emissione annuale di più di 155.000 tonnellate di biossido di carbonio, riducendo il consumo di combustibili fossili.

Nella fase di esplorazione sono stati investiti 60 milioni di dollari, mentre l’intero progetto dovrebbe costare altri 320 milioni di dollari che saranno in parte destinati alla costruzione di una linea elettrica lunga 73 km.

Il Cile è uno dei Paesi con il maggior potenziale geotermico dell’America Latina  e anche gli ambientalisti  dicono che la geotermia, se si rispettano i giusti parametri, ha un basso impatto ambienale rispetto ad altri tipi di energia, anche rinnovabili.

Lucio Cuenca, direttore dell’ Observatorio Latinoamericano de Conflictos Ambientales (Olca), sempre in prima fila quando c’è da combattere contro progetti energetici e minerari, ha detto all’IPS che «La geotermia è un’energia rinnovabile non convenzionale nella misura in cui ha pertinenza territoriale e culturale. L’energia da sola non garantisce la sua sostenibilità sociale e ambientale. Rispettando questi parametri, la geotermia è un’alternativa energetica molto buona per il Paese».

Nel caso di Cerro Pabellón, le comunità dei dintorni fanno parte della Reserva natural de Alto El Loa, formata dai villaggi e comunità di  Caspana, Ayquina, Turi, Chiu Chiu, Cupo, Valle de Lasana, Taira y Ollagüe, che insieme superano di poco i mille abitanti, la maggior parte dei quali indigeni atacameños e quechuas. Il  Consejo de Pueblos Originarios de Alto El Loa logró ha firmato un accordo con Enap ed Enel per l’attuazione di progetti di sviluppo sociale delle comunità indios, come compensazione dell’impatto del progetto, soprattutto per quanto riguarda la costruzione della line di trasmissione dell’energia.

Per gli abitanti di Alto El Loa, dispersi in luoghi remoti del terribile deserto di Atacama, si il progetto è sostenibile e porterà benefici per le loro comunità e ben accetto, ma sono preoccupati che questa novità possa avere conseguenze sulla lorio vita tradizionale. Luisa Terán, un’atacameña della Comunidad de Caspana, ha detto all’IPS: «Mi piacerebbe che ci fossero maggiori aiuti e se serve questo, sia il benvenuto. A volte ci sentiamo un po’ abbandonati ed isolati. Questo deve essere fatto con rispetto per le nostre tradizioni e questo lo esigono con maggior forza i ostri nonni».

Ma una minoranza è contraria al progetto, considerato «Innaturale» e «Violento» per l’habitat montano-desertico. IPSha Víctor Arque, una guida turistica di San Pedro de Atacama, un pueblo dell’altopiano a 290 Km da Ollagüe, che ha ammonito: «Se fanno danno alla Terra, in qualsiasi forma, lei te lo restituirà. No sdi può trivellare per Km in profondità senza che succeda niente».

Il Cile arriva in ritardo, ma è stato uno dei Paesi pionieri per la geotermia: la prima esplorazione geotermica venne realizzata nel 1907 a El Tatio, un campo di geyser a 200 km a nord di erro Pabellón e a 4.300 metri di altezza. Allora era il terzo impianto esplorativo del mondo, ne esistevano solo altri due negli Usa e nell’Impero Russo. Nel 1931 a El Tatio vennero trivellati due pozzi e alla fine degli anni ’60 il governo avvio uno sfruttamento più sistematico, ma poi venne abbandonato tutto.

Nel 2008, l’impresa Geotérmica del Norte, una filiale di Enel, avviò l’esplorazione nella Quebrada del Zoquete, a pochi Km da El Tatio, utilizzando le attrezzature già installate nell’area. Nel settembre 2009  da uno dei pozzi si levò una colonna di vapore acqueo alta 60 metri, un incidente causato da un guasto ad una valvola e il governo cileno revocò il permesso.

Tokman, che poi diventò ministro dell’energia, assicura che incidenti simili (che non hanno provocato nessuna vittima) non possono accadere a Cerro Pabellón perché il pozzo è più profondo dei geyser di El Tatio e aggiunge: «A Cuenca, l’errore è stato quello di aver riavviato un programma di geotermia in Cile facendo tutto quello che non si dovrebbe fare,  cioè intervenire in un luogo dove ci sono comunità indigene e che ha un grande valore turistico ed economico, solo con il fine di approfittare di un’infrastruttura che era già installata».

Certo, da sola la geotermia non risolverà i problemi energetici del Cile e della sua capitale soffocata dallo smog, ma può essere una parte essenziale  di quel mix di energia rinnovabili del quale il Cile e l’America Latina hanno disperatamente bisogno. Nonostante le critiche e le perplessità, se Cerro Pabellón confermerà il suo potenziale, potrebbe aprirsi una nuova era per la geotermia cilena e di tutto il Sudamerica.