Giornata mondiale della biodiversità, Wwf: «Gorilla, elefanti e tigri valgono più da vivi»

Il “Valore Natura” nelle case-history sull’indotto turistico delle specie simbolo

[20 Maggio 2016]

In occasione della Giornata mondiale della biodiversità che si celebrerà in tutto il mondo il 22 maggio, il Wwf punta l’attenzione sui benefici economici di specie simbolo come i gorilla, gli elefanti e le tigri e sottolinea che «Difendere la  biodiversità e le specie carismatiche come elefanti, rinoceronti, gorilla, tigri e leoni si traduce in  un vero e proprio investimento economico oltre che in un’assicurazione sulla nostra vita futura e sul nostro benessere perché le complesse reti degli ecosistemi e le specie che li abitano sono la garanzia per una serie incredibile di servizi, quotidiani e gratuiti, che la natura offre al nostro sviluppo (dalla rigenerazione dei suoli, alla fotosintesi, ai regimi idrici, alla composizione chimica dell’atmosfera ecc.). Molte specie, se protette dal bracconaggio e  dalla distruzione degli habitat, possono rappresentare un vero volano di sviluppo per le popolazioni locali, sia per il loro straordinario ruolo di “specie chiave” (quelle che gli studiosi definiscono appunto Keystone species) per un ecosistema particolare sia per il significativo indotto economico che possono produrre. Il turismo, che è una componente importante dei servizi ecosistemici ricreativi e culturali, è infatti oggi riconosciuto come un fattore fondamentale  per lo sviluppo del 90% dei paesi ricchi di biodiversità ma in gravi situazioni economiche  ed un settore cruciale per contribuire all’eradicazione della povertà».

Il Panda pubblica anche la scheda informativa  “Vivo o morto? Il “valore natura” di specie «per rendere evidenti i benefici di un patrimonio naturale che purtroppo vengono vanificati da un bracconaggio sempre più aggressivo e che sta cancellando nel solo Congo nord orientale il 5% della popolazione di gorilla di pianura occidentale». Secondo stime Wwf «perdiamo ogni anno il 10% di tutta la popolazione di  questi gorilla  sotto i colpi dei bracconieri».

Secondo lo studio “Changes in the global value of ecosystem services, Golbal Environment Change” del  team di economisti ecologici guidati da Robert Costanza, che tra i primi ha elaborato valutazioni del valore economico dei servizi ecosistemici offerti dalla natura al nostro sviluppo e al nostro benessere con un famoso lavoro pubblicato nel 1997 dalla prestigiosa rivista scientifica “Nature”, «La somma dei servizi offerti dalla natura crea un valore stimabile in circa 145.000 miliardi di dollari  annui, circa il doppio del Pil mondiale» e il Wwf aggiunge che «Assieme ai servizi essenziali offerti dai sistemi naturali (come ad esempio, la depurazione delle acque da parte degli ecosistemi  umidi, le capacità di assorbimento del carbonio da parte delle foreste),  c’è anche il valore natura della  biodiversità per il turismo da parte delle specie animali». 

La scheda sul “valore natura” presenta alcuni casi e il Wwf evidenzia che «La “parte del leone” , è il caso di dirlo, la svolge  il “re della foresta”, che più appropriatamente dovremmo definire il “Re della savana”: si valuta almeno in 500.000 dollari l’anno per ogni esemplare di leone calcolando gli investimenti in indotto turistico nel Parco di Amboseli, in Kenya. Segue il gorilla, la specie che il WWF ha scelto come simbolo per la sua Campagna contro i crimini di natura.  Nel Parco Nazionale della foresta di Bwindi, in Uganda ad esempio l’osservazione di un solo gorilla dei 400 esemplari presenti nel parco da parte dei turisti frutta almeno 100.000 dollari l’anno che vanno nelle casse delle economie locali.  In quest’unica area protetta il turismo generato dall’osservazione dei gorilla di montagna produce un reddito annuo di 15 milioni di $. Nel Parco del Virunga, nella Repubblica Democratica del Congo, il valore di un solo esemplare sale addirittura a 450.000 dollari l’anno. I gorilla rappresentano per Uganda, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo un’importante fonte di reddito, stimata in almeno 20 milioni di dollari all’anno (oltre 14 milioni di euro). Secondo un’importante ricerca commissione dal Wwf all’istituto Dalberg per il Parco del Virunga , se l’ecoturismo legato alla presenza dei gorilla fosse gestito al meglio il parco (il più antico dell’Africa) potrebbe potenzialmente produrre un’economia di 235 milioni di dollari l’anno».

Anche lo studio “Dead or alive? Valuing an elephant”, recentemente pubblicata su Scientific American, ha  calcolato il valore economico del turismo dedicato all’osservazione degli elefanti  sulla base di ricerche in Kenya, Tanzania, Zambia e Sudafrica, dove un esemplare di elefante produce in un anno un ritorno economico di 23.000 dollari che, se calcolato per la vita media di un elefante,  raggiunge un totale di 1,6 milioni di dollari. Il rapporto Wwf sottolinea che «In Tanzania, uno dei Paesi a crescita più rapida di tutto il Pianeta, la fauna selvatica rappresenta il 90% delle entrate turistiche che è a sua volta la quarta industria del paese. Ma oggi questo paese è il sanguinoso teatro di una delle più drammatiche stragi di elefanti degli ultimissimi anni ed è facile prevedere la molto probabile ricaduta economica».

Anche per le specie marine sono forti i benefici economici indotti dalle attività dei sub attratti da barriere coralline e arcipelaghi: l’osservazione degli squali grigi  delle Maldive vale  3.300 dollari a esemplare all’anno. Secondo una ricerca dell’Istituto Australiano di Scienze Marine (AIMS) e dell’Università della  Western Australia, a Palau, un singolo squalo di barriera nel corso della sua vita può contribuire per quasi 2 milioni di dollari all’economia del piccolo Stato insulare dell’Oceania.

Il rapporto del Wwf “Reviving the Ocean Economy: the case for action”, pubblicato nel 2015 e coordinato da un team di noti  studiosi guidati dal grande esperto di coralli Hoegh-Guldberg, documenta come gli oceani e la loro biodiversità generano benefici economici di almeno 2.500 miliardi di dollari l’anno e l’International Fund for Animal Welfare conferna che anche una balena ovviamente vale molto di più da viva che da morta: «Nel 2008, 13 milioni di persone hanno generato – a livello mondiale – un fatturato complessivo di 2,1 miliardi di dollari per attività di whale watching, l’osservazione dei cetacei nel loro ambiente naturale, dando lavoro così a 13.000 persone».

Bisogna lasciar vivere anche le cernie italiane: «Rappresentano un’autentica risorsa – dice il WWf –  Da una valutazione fatta per difetto  qualche anno fa, la presenza di tre cernie, rispettivamente del peso indicativo di 12, 16 e 18 chilogrammi a Teja Liscia, nell’Area Marina Protetta di Tavolara, Molara, Punta Coda Cavallo, diventate il motivo di immersione per centinaia di sub, ha generato un indotto turistico in dieci anni, superiore ai 110.000 euro. Gli stessi pesci, se pescati, avrebbero potuto sfruttare poco più di 500 euro. Complessivamente, invece, le 16mila immersioni fatte nel 2009 nell’Area Marina Protetta di Tavolara hanno prodotto, nel 2009, un fatturato di 23 milioni di euro, come emerge da una analisi dell’Università di Sassari.  In Italia secondo il rapporto Ecotour sul Turismo Natura del 2014, il turismo naturalistico nelle strutture ricettive all’interno delle aree protette ha superato quota 100 milioni di presenze, con un fatturato di oltre 11 miliardi di Euro».

Invece, in tutto il mondo, il bracconaggio e il mercato nero sono un guadagno per pochi e il Wwf conclude: «I guadagni di chi commercia nel mercato nero della natura vendendo i prodotti legati alle specie protette, come avorio, pelli, corni di rinoceronti, animali da collezione, carne di savana (bushmeat) alimentano un giro di affari illegale che nel  mondo vale oltre 23 miliardi di dollari l’anno. Lo sterminio di specie prodotto dal bracconaggio costituisce un vero e proprio delitto , che impedisce la corretta gestione delle risorse per il bene comune, offende i principali diritti umani, lede i più comuni principi di libertà e democrazia e ostacola qualunque tentativo di riportare lo sviluppo umano in un percorso di sostenibilità. Gorilla, elefanti, scimmie e le splendide foreste tropicali rappresentano il cuore pulsante del bacino del Congo, ma le  risorse naturali stanno scomparendo per colpa di veri e propri criminali di natura che eliminano animali  protetti, distruggono le foreste ed estraggono illegalmente materie preziose, tutte attività che spesso finiscono per finanziare i conflitti armati».