Gli artisti di Ecuador e Cuba contro la Chevron

[18 Febbraio 2014]

José Regato, uno dei più noti scrittori e poeti dell’Ecuador è andato alla XXIII Feria Internacional del Libro dell’Avana per denunciare  insieme agli artisti cubani i danni causati dal gigante petrolifero Chevron nell’Amazzonia ecuadoregna. E’ stata l’occasione per fondere “Versos del libro A mi lindo Ecuador”, un’opera letteraria di Regato, con i versi dell’improvvisatore cubano Orlando Laguardia, in un testo colorato che è stato donato all’Ecuador dall’artista cubano Rogelio Fundora.

Regato  ha letto anche un frammento della sua opera “Mi Mano sucia de Chevrón… y el político bribón”:  «Sono arrivate come un ciclone le compagnie multinazionali, i monopoli mondiali a radere al suolo la ricchezza, hanno lasciato solo povertà ed una sequela di mali».

Nel novembre 2013 la Corte nazionale dell’Ecuador ha ratificato in seconda istanza il giudizio emesso dal giudice della provincia di Sucumbíos nel 2011 che obbliga la Chevron a pagare  9,5 miliardi di dollari di indennizzi  per  l’enorme danno ambientale causato all’Amazzonia ecuadoregna, ai contadini ed alle comunità indie dallo sfruttamento  petrolifero della Texaco (poi rilevato dalla Chevron) tra il 1964 e il 1992. In Ecuador la multinazionale ha inquinato più di 2 milioni di ettari  con  71 milioni di litri di  reflui e 64 milioni di litri di petrolio sversati da 356 pozzi e dall’apertura di altre  2.240 “fosas” senza nessuna protezione. Negli anni ’90 le multinazionali straniere si sono impegnate, con la complicità dei corrotti governi di centro-destra, a nascondere il disastro con programmi di bonifica inefficienti».

Ma la Chevron si rifiuta di pagare l’indennizzo ed ha intrapreso quella che il governo ecuadoregno considera  una campagna di diffamatoria contro Correa.  Nel dicembre 2013 Gli ecuadoregni hanno chiamato il fotografo cubano Roberto Chile a fare un reportage che documenta l’esistenza e  il peggioramento dell’inquinamento nell’Amazzonia ecuadoriana causato dalla Chevron.

Regato, che è anche segretario esecutivo della Red de Intelectuales y Artistas en Defensa de la Humanidad, ha invitato il popolo ecuadoregno a «Prendersi cura con  patriottismo e gagliardia   della regione orientale dell’Ecuador».  Laguardia si è invece lanciato in un improvvisata poesia di sperticato elogio al presidente socialista dell’Ecuador, esaltando il suo coraggio: «Mettere  le mani dentro il marciume creato dalla  Chevron è un atto sovrumano».

Parafrasando la “Vita di Galileo” di Bertold Brecht,  verrebbe da dire: «Beato il Paese che non ha bisogno di caudilli», ma a quanto pare i caudilli della sinistra sudamericana sono gli unici in grado di spaventare ancora le multinazionali e di far scrivere di politica i poeti.