Gli usignoli del Giappone alla conquista dell’Italia

Scappati dalle gabbie, si stanno diffondendo nel centro-nord del nostro Paese

[12 Marzo 2020]

L’usignolo del Giappone (Leiothrix lutea), che non è un usignolo e non proviene da Giappone ma da un’area che si estende in Pakistan, India, Nepal, Bhutan, Cina meridionale, Myanmar, Vietnam, dopo essere stato introdotto in Giappone e nelle Hawaii negli anni ’80, è in seguito stato segnalato in Europa – probabilmente a causa di esemplari fi uggiti da gabbie – in Italia, Portogallo, Francia, Germania e Spagna, Paesi dove risulta già nidificante e stanziale, mentre nel Dipartimento di oltremare francese della Reunion, nell’Oceano Indiano, è considerato ormai specie invasiva.

Lo studio “Modelling the potential spread of the Red-billed Leiothrix Leiothrix lutea in Italy”, pubblicato su Bird Study da Samuele Ramellini, e Mattia Falaschi  del Dipartimento di scienze e politiche ambientali dell’università di Milano, da Andrea Simoncini del Dipartimento di biologia dell’università di Pisa e Gentile Francesco Ficetola del Laboratoire d’Ecologie Alpine dell’Université Grenoble-Alpes, Université Savoie Mont Blance e dell’università di Milano si occupa proprio di questo uccellino per valutare «le variabili ambientali che influenzano la sua distribuzione durante il processo di invasione e prevedere la potenziale distribuzione delle specie in Italia».

Ramellini nel 2017 aveva pubblicato su Alula lo studio “L’Usignolo del Giappone Leiothrix lutea nel Lazio: aggiornamento della distribuzione ed annotazioni eco-etologiche” nel quale evidenziava che «In Italia risulta oggi specie nidificante naturalizzata (Brichetti & Fracasso, 2015; sotto-categoria E4: Baccetti et al., 2014). È considerata una specie invasiva di notevole importanza nello studio degli alloctoni (Baccetti et al., 2014); essa infatti, a differenza della maggioranza degli esotici introdotti, che tendono a colonizzare habitat aperti e disturbati dall’uomo (Case, 1996), mostra una propensione a stabilirsi con successo in foreste dove l’impatto antropico è inferiore (Herrando, 2010). Sulla base di alcuni esemplari catturati in Toscana (Puglisi et al., 2009) e di indicazioni preliminari per la Liguria (Spanò et al., 2000), la sottospecie presente in Italia dovrebbe essere L. l. calipyga. Andreotti et al. (2001) ritengono che questa specie, allevata a scopo ornamentale e amatoriale, potrebbe causare danni alle attività agricole e costituire un serbatoio di agenti patogeni responsabili di gravi infezioni nei confronti di specie autoctone; essi inoltre ipotizzano che l’impatto della specie sulla biodiversità sia dovuto alla competizione interspecifica; pertanto, gli AA. propongono un monitoraggio costante e l’eventuale eradicazione della specie».

Per il nuovo studio il team di ricercatori italiani ha recuperato dati su 548 segnalazioni della presenza dell’usignolo del Giappone in Liguria, Toscana e Lazio utilizzando il portale Ornitho.it, una preziosa fonte di dati che si basa sulla citizen science e spiegano su Bird Study: «Abbiamo utilizzato modelli di distribuzione delle specie per valutare le più importanti variabili climatiche e paesaggistiche per la presenza delle specie e per produrre una mappa di idoneità dell’habitat a livello nazionale». Ma appena data la notizia della pubblicazione dello studio su Facebook sono fioccate altre segnalazioni da Lombardia, Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia

Secondo i ricercatori, la distribuzione del Leiothrix lutea  «E’ stata influenzata congiuntamente dalle variabili climatiche e territoriali, in relazione alla stagionalità delle precipitazioni, alla percentuale di copertura delle aree agricole e alle precipitazioni annuali. L’idoneità dell’habitat per la specie era massima ai livelli intermedi di stagionalità delle precipitazioni, è diminuita con la quantità di aree agricole ed è aumentata con le precipitazioni annuali. I risultati dei modelli di distribuzione delle specie erano altamente coerenti tra le regioni. Le aree con la più alta idoneità per le specie si sono verificate in una striscia che attraversa il versante settentrionale e occidentale dell’Italia, in particolare nelle regioni con un clima mediterraneo».

La conclusione è che vaste aree dell’’Italia sono a rischio di invasione da parte dell’usignolo del Giappone e che questa specie introdotta può ampliare notevolmente il suo areale nel nostro Paese, «con molte regioni ad alto rischio di invasione a causa dell’alta idoneità dei loro habitat».

Come scrive sulla sua Pagina Facebook Emiliano Mori dell’università di Siena – che ha contribuito allo studio fornendo dati e consigli – «Un bellissimo esempio di come la ricerca scientifica possa essere fatta e fatta bene da persone giovani e brillanti».