Gorilla di montagna: alle femmine piacciono di più i maschi babysitter (VIDEO)

Una ricerca che suggerisce un percorso alternativo per l’evoluzione di comportamenti paterni nella specie umana

[17 Ottobre 2018]

Il nuovo studio, “Caring for infants is associated with increased reproductive success for male mountain gorillas” pubblicato su Scientific Reports, basato su una ricercar sul campo  nel Dian Fossey Gorilla Fund in Rwanda, suggerisce che i maschi di gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei) che si prendono cura dei cuccioli sono quelli che avranno più successo ad accoppiarsi con le femmine e a generare prole.

Secondo il team di ricercatori  – Stacy Rosenbaum e Christopher W. Kuzawa della Northwestern University, Linda Vigilant del Max-Planck-Institut für evolutionäre Anthropologie, Tara S. Stoinski del Dian Fossey Gorilla Fund – «Questa scoperta è scientificamente degna di nota perché contraddice ciò che si credeva da tempo sulla riproduzione dei gorilla maschi e dei maschi dei primati  in generale: che tutto ciò che conta è la capacità di lottare per la posizione dominante, non se sei un buon genitore». Infatti, i gorilla maschi che partecipano di più ai compiti di babysitting producono più di cinque volte la prole di un gorilla maschio che non si cura dei cuccioli

La Stoinski i, che è  presidente e Chief scientific officer del Dian Fossey Gorilla Fund, sottolinea che «Questo studio dimostra che lo studio a lungo termine di una specie continua a ripagare in modi inattesi. Dian Fossey ha iniziato a studiare questi gorilla di montagna negli anni ’60, con l’obiettivo di promuovere la nostra comprensione dell’evoluzione umana. Più di cinque decenni dopo, la continua ricerca del Fossey Fund su questa popolazione – che li rende uno degli animali studiati al mondo più a lungo – fornisce ancora informazioni importanti su cosa significhi essere un gorilla, o un essere umano».

L’antropologa statunitense Rosenbaum, principale autrice dello studio ed ex ricercatrice del Dian Fossey Gorilla Fund, evidenzia che «Imparare a conoscere cosa fanno e perché i gorilla di montagna ci aiuta a comprendere come i maschi umani possano aver iniziato il percorso unico verso la nostra forma di paternità più coinvolgente. Non comprendiamo appieno il meccanismo, ma sulla base di questo studio, proponiamo che le femmine preferiscano accoppiarsi con maschi che sono carini con i bambini. Le origini evolutive della custodia dei maschi nel lignaggio dei primati che ha portato all’uomo potrebbero essere molto più vecchie di quanto pensiamo».

Già nello studio “Male rank, not paternity, predicts male–immature relationships in mountain gorillas, Gorilla beringei beringei” pubblicato su Animal Behaviour nel giugno 2015,  la Rosenbaum, la Vigilant e la Stoinski avevano iniziato a studiare  questo insolito comportamento di babysitting tra i gorilla  di montagna maschi.  Il team di ricerca si aspettava che la maggior parte delle attività di cura, gioco e alimentazione si verificassero tra i cuccioli e i loro padri biologici, ma non è così. I gorilla si occupano dei piccoli anche se sono figli di altri e non hanno un’attenzione particolare per la loro prole.  Una cosa estremamente rara tra gli animali, visto che la maggior parte dei padri sceglie di spendere energia e risorse solo per la propria prole.

Nel nuovo studio Rosenbaum e il suo team hanno analizzato centinaia di ore di video girati dal Dian Fossey Gorilla Fund in Rwanda nei primi anni 2000 e ha esaminato i dati sulla paternità genetica di 23 maschi adulti e 109 cuccioli e giovani, ne è venuto fuori che « I dati hanno dimostrato che i maschi che frequentavano i giovani avevano più di 5,5 volte più cuccioli di quelli che mostravano un interesse minimo nei più piccoli».

Kuzawa fa notare che «I risultati sono il contrario di come  pensiamo normalmente ai gorilla di montagna maschi: enormi, competitivi e con una riproduzione nel gruppo dominata da un singolo maschio alfa. I maschi passano molto tempo con gruppi di cuccioli  e quelli che se ne occupano e si riposano di più con loro finiscono per avere più opportunità riproduttive. Una probabile interpretazione è che le femmine scelgono di accoppiarsi con i maschi in base a queste interazioni».

La Rosenbaum: aggiunge «Sappiamo da molto tempo che i gorilla di montagna maschi competono tra loro per avere accesso alle femmine e alle opportunità di accoppiamento, ma questi nuovi dati suggeriscono che per riuscirci potrebbero avere una strategia più diversificata per età e numero di possibilità riproduttive. I maschi che hanno questi legami con i cuccioli hanno molto più successo».

La Rosenbaum. Fa notare che «Questa ricerca suggerisce un percorso alternativo attraverso il quale i comportamenti paterni potrebbero essersi evoluti nella nostra stessa specie.  Tradizionalmente credevamo che la custodia da parte dei maschi dipendesse da una specifica struttura sociale, la monogamia, perché aiuta a garantire che i maschi si prendano cura dei propri figli. I nostri dati suggeriscono che esiste un percorso alternativo attraverso il quale l’evoluzione può generare questo comportamento, anche quando i maschi non possono sapere chi sono i loro figli.  Questo solleva la possibilità che comportamenti simili possano essere stati importanti nell’instaurazione iniziale di comportamenti paterni nei nostri lontani antenati umani».

I ricercatori stanno attualmente studiando se ormoni  come il testosterone possano svolgere un ruolo nell’aiutare a facilitare questi comportamenti nei gorilla maschi, come fanno negli esseri umani.  Il dipartimento di antropologia della Northwestern University ha realizzato uno studio iniziale sui cambiamenti ormonali che sperimentano gli uomini mentre diventano padri e si prendono cura dei bambini e Kuzawa, che su questo argomento ha pubblicato nel 2011 uno studio su ONAS, ritiene che «questo aiuti a focalizzare la loro attenzione sui bisogni del neonato. I gorilla particolarmente impegnati nell’interazione con i cuccioli sperimentano declini simili nel testosterone? Dato che questo probabilmente ostacolerebbe la loro capacità di competere con gli altri maschi, la prova che il testosterone va giù sarebbe una chiara indicazione che devono averne qualche reale beneficio, come quello di attrarre le compagne. In alternativa, se il testosterone non cala, questo suggerisce che nei gorilla di montagna l’alto livello di testosterone e il comportamento genitoriale non devono necessariamente escludersi a vicenda».

I ricercatori vogliono rispondere al più presto a queste domande e la Rosenbaum sottolinea «Stiamo lavorando per caratterizzare nel tempo i profili ormonali di questi maschi, per vedere se eventi come la nascita di nuovi piccoli potrebbero essere correlati ai loro livelli di testosterone, Siamo fortunati ad avere dati che coprono molti anni della loro vita».

Intervistata da Newsweek, la Rosenbaum conclude: «I nostri risultati ci parlano davvero di un percorso attraverso il quale il tipo di comportamento paterno che vediamo negli umani moderni potrebbe essersi avvicinato ai nostri parenti estinti. La paternità umana è indiscutibilmente costosa: nelle culture di tutto il mondo, gli uomini investono molto nei loro figli. Ma questa ricerca mostra un percorso che la selezione potrebbe aver preso tra i nostri antichi parenti per aiutarci a stabilire legami sociali tra maschi e neonati».

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