Grandi navi e aree protette, Realacci: a Portofino e Venezia si vanifica il “salva coste”

Velo: no ad altri provvedimenti simili, Portofino “unicum” derogatorio

[29 Luglio 2016]

Secondo il presidente della Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera, Ermete Realacci (PD), «Il “caso Portofino”, ovvero la nuova ordinanza dell’ufficio circondariale marittimo di Santa Margherita Ligure che in deroga alle normative vigenti consente alle navi da crociera di passare ancora più vicino all’area marina protetta, rischia di vanificare il decreto Salva Coste emanato dopo il naufragio della Costa Concordia. Una scelta sbagliatissima non solo per la sicurezza, ma anche per un’idea di turismo che non rispetta la nostra storia e la nostra bellezza. Di questo passo non si capisce perché non si dovrebbe consentire ai turisti di fare il bagno anche nella Fontana di Trevi».

Argomentazioni che sono state oggetto di un question time, sottoscritto anche da Enrico Borghi (PD), e al quale ha risposto in Commissione ambiente alla Camera la sottosegretario all’ambiente Silvia Velo con una lunga nota zeppa di giustificazioni tecniche della Capitaneria che conclude: «Si evidenzia come la rigorosa istruttoria condotta dall’A.M. (Autorità marittima, ndr) e le misure tecniche collaudate ed implementate costituiscano quei presupposti necessari a garantire che il nuovo limite di 0,3 miglia nautiche sia idoneo ad assicurare un livello di tutela ambientale non inferiore al limite indicato dal Decreto Interministeriale in argomento e a quello – già derogatorio per la rada di Portofino – di 0,7 nm (miglia nautiche, ndr).  Infine, si rappresenta come, per quanto a conoscenza dello Scrivente, non risultino in corso ulteriori procedimenti istruttori da parte di Comandi Territoriali del Corpo delle Capitanerie di Porto finalizzati a derogare dal limite delle 2 nm, fissato dalla norma in questione; pertanto, non sembrano fondate le preoccupazioni circa l’adozione di analoghi provvedimenti ordinativi in altre zone di pregio ambientale interessate dall’applicazione del “Decreto Rotte” e si ha motivo di ritenere che la vicenda del Golfo Marconi, attese le sue peculiarità morfologiche e del traffico passeggeri, costituisca un “unicum” derogatorio».

Secondo Realacci, «Il ministero ha risposto puntualmente e ha confermato che simili deroghe non si applicheranno in altre Aree Marine Protette», ma aggiunge «Per il resto trovo francamente discutibili le politiche di applicazione del decreto Salva Coste, che tanto a Portofino quanto a Venezia hanno un nervo scoperto. Tutto il tema del rapporto fra grandi navi, e quindi grandi flussi turistici, e fruizione sostenibile del nostro straordinario patrimoni storico culturale e ambientale rimane irrisolto come dimostrano, appunto, i casi Portofino e Venezia».

Il presidente della Commissione ambiente ricorda che «Come denunciato da Legambiente e riportato da diversi quotidiani, per effetto delle nuove disposizioni della locale Capitaneria di Porto si avvicina il punto di fonda delle navi da 0,7 a 0,3 miglia di distanza dall’area marina protetta di Portofino. Una deroga sulla deroga: il precedente limite di 0,7 miglia già era una eccezione rispetto alla distanza minima di 2 miglia prevista dal decreto ministeriale 56/2012, il cosiddetto decreto “Salva Coste” emanato pochi mesi dopo il naufragio della Costa Concordia per scongiurare il ripetersi delle pericolose pratiche di “inchino”».

Realacci conclude: «Nato per proteggere i nostri tratti di costa più pregiati e sensibili, tale decreto rischia di essere vanificato dalle deroghe di Portofino e anche da quelle sulle misure di tutela della laguna di Venezia, dove ancora non sono state individuate vie marittime alternative ai Canali di San Marco e della Giudecca. Deroghe che rischiano di costare molto all’Italia. La “deregulation” dei flussi turistici e la mancata tutela della aree marine protette e di aree di alto pregio naturale e artistico a vantaggio del turismo, specie “mordi e fuggi”, hanno già suscitato ripetuti ammonimenti da parte dell’Unesco».