Greenpeace France a Macron: le buone intenzioni sull’Amazzonia non bastano

Non brucia solo l’Amazzonia ma anche le foreste dell’Africa e dell’Asia

[28 Agosto 2019]

Dopo il G7 di Biarritz che ha scatenato un durissimo scontro internazionale tra Francia e Brasile, interviene Greenpeace France ricordando che «Le foreste bruciano dappertutto nel mondo. Con la loro complicità e il loro attendismo i leader di tutto il mondo mettono in pericolo il futuro il futuro del nostro pianeta. E’ urgente agire».

Gli ambientalisti francesi sottolineano che «Le cifre dimostrano che la situazione in Amazzonia è catastrofica. Quest’anno il numero di incendi registrati nell’Amazzonia brasiliana tra il primo gennaio e il 20 agosto è aumentato del 145% rispetto allo stesso periodo del 2018. L’agricoltura industriale è la maggiore responsabile di questo disastro: la sua attività produce i due terzi della deforestazione in America del Sud, anche in altri ecosistemi preziosi come il Gran Chaco o il Cerrado. Emmanuel Macron ha riconosciuto pubblicamente lunedì sera che la Francia “ha la sua parte di complicità”  in questa situazione a causa delle sue importazioni di soia. In effetti gli agro.industriali distruggono la foresta amazzonica per allevare del bestiame ma anche per coltivare la soia che alimenta in particolare le nostre fattorie-fabbriche. L’arrivo al potere di Jair Bolsonaro in Brasile aggrava il problema, perché ha intrapreso uno smantellamento sistematico della politica ambientale del Paese che favorisce l’aumento degli incendi boschivi a profitto degli agro-industriali».

Ma Greenpeace France ricorda che «L’Amazzonia non è il solo sistema vittima della deforestazione: la situazione è ugualmente allarmante in Africa e in Asia, dove l’agricoltura industriale e il traffico di legname illegale distruggono ogni anno milioni di ettari di foresta. Le foreste del sud-est asiatico sono continuamente sventrate da incendi appiccati soprattutto per produrre olio di palma, destinato all’industria agroalimentare e alla produzione di agrocarburanti sui mercati internazionali. Questo olio di palma alimenta in particolare la raffineria de La Méde che ha aperto quest’estate, a dispetto di qualsiasi considerazione ambientale. Gli incendi vengono anche utilizzati per l’agricoltura nell’Africa subsahariana, il che mette a rischio una delle ultime foreste vergini del pianeta, ugualmente devastata dalla commercializzazione del legname illegale».

Una situazione che ci riguarda direttamente visto che, come spiega Greenpeace France, «La distruzione e il degrado delle foreste pongono dei gravi problemi. Distruggono l’habitat dei popoli autoctoni la cui vita è intimamente legata a questi ecosistemi e provocano una massiccia perdita di biodiversità. La distruzione delle foreste minaccia il futuro del nostro pianeta, perché questi ecosistemi sono tra le nostre più preziose difese contro il cambiamento climatico. Le foreste sono infatti in grado di stoccare la CO2 presente nell’atmosfera: per lottare contro la crisi climatica, è essenziale fermare la loro distruzione, proteggerle e ripristinarle. Al contrario, continuare a devastarle rilascia nell’atmosfera grandi quantità di gas serra che deregolano il clima, allungano i periodi di siccità… e favoriscono quindi la comparsa di nuovi incendi boschivi. Un circolo vizioso dal quale è urgente uscire perché la distruzione delle forreste del pianeta ci mette tutte e tutti in pericolo. Ora più che mai, bisogna agire».

Quanto alla proposta  di aiuto finanziario e tecnico al Brasile per lottare contro gli incendi in Amazzonia, respinta da Bolsonaro, secondo Greenpeace France «Non risponde in nessun modo al problema di fondo e alla ragione degli incendi: l’agricoltura industriale e l’allevamento intensivo. Se Emmanuel Macron vuole effettivamente “rispondere all’appello della foresta”, come ha annunciato di fronte a un parterre di media, deve prendere delle misure concrete per fermare la deforestazione»

Nel 2018 il governo francese si è dotato di una Stratégie nationale de lutte contre la déforestation importée che punta a mettere fine alla deforestazione prodotta dalle attività economiche francesi ma, concludendo, Greenpeace France fa notare che «Questo non comporta nessuna misura obbligatoria e prevede di mettere fine alla deforestazione entro… il 2030. Allo stato attuale, costituisce quindi una semplice lista di buone intenzioni. Ora la situazione è urgente ed esige delle azioni forti e rapide. Nel quadro di questa strategia, il governo deve mettere in atto da subito una misura semplice ed efficace: nessun prodotto che entra nel nostro territorio deve aver contribuito alla deforestazione in Amazzonia o altrove. Di fronte all’attendismo dei nostri responsabili politici, dobbiamo agire: la nostra mobilitazione collettiva è essenziale. Bisogna fare pressione sui governi».