I dugonghi sono in grossi guai, soprattutto quelli del Madagascar

Grazie al DNA, scoperte alcune delle popolazioni ad alto rischio di estinzione, così geneticamente distinte che perderle equivarrebbe a perdere una specie di elefante

[18 Settembre 2019]

I dugonghi (Dugong dugon) sono pacifici mammiferi marini erbivori, imparentati alla lontana con gli elefanti e appartenenti alla famiglia Sirenia che comprende anche i lamantini. Una delle più grandi popolazioni di dugonghi vive  nella Grande Barriera Corallina Australiana, ma il loro areale si estende dalla costa orientale dell’Africa all’Oceano Indiano fino al Pacifico occidentale.

Da tempo gli scienziati sanno che le popolazioni di dugonghi dell’Oceano Indiano sono quelle a maggiormente a rischio di estinzione, in particolare il dugongo del Madagascar che, come ha rivelato il recente  studio “Phylogeography of the dugong (Dugong dugon) based on historical samples identifies vulnerable Indian Ocean populations”, pubblicato su Plos One dalla sudafricana Stephanie Plön (Nelson Mandela University), dai neoozelandesi Vibha Thakur e Shane D. Lavery (Auckland University) e dalla statunitense Leslee Parr (San José State University), una discendenza genetica separata e unica e che si è discostata milioni di anni fa dalle altre popolazioni.
Lavery spiega che, «In modo  al delfino di Maui della Nuova Zelanda in pericolo di estinzione, il dugongo del Madagascar è, in base al lavoro che abbiamo svolto,  geneticamente unico e questo conferma davvero le nostre peggiori paure in termini di sopravvivenza. Lo studio conferma che esiste un livello molto basso di flusso genico tra popolazioni di dugonghi geograficamente isolate in modo che se scomparissero, non perderemmo solo qualche altro dugongo, perderemo animali geneticamente distinti che, una volta persi, non potranno mai essere recuperati».

Il dugongo è un animale delicato e lento che pascola piante marine sul fondo dell’oceano, guadagnandosi così il nome comune di “mucca di mare”. Una volta erano molto cacciati per la loro carne e pelle, ma anche dopo l’introduzione di protezioni dei dugonghi i loro numeri hanno continuato a diminuire a causa della pesca, della perdita di habitat e dell’inquinamento degli oceani.

L’ultimo studio pubblicato su Plos One è stato il primo a utilizzare DNA antico proveniente da collezioni museali e universitarie per condurre uno studio genetico del dugongo su una base così ampia. Gli scienziati hanno utilizzato DNA di animali morti più di 250 anni fa, anche perché la scarsità di animali vivi rende più difficile raccogliere campioni in natura.
Il DNA storico è stato accuratamente estratto da campioni di ossa e denti raccolti tra il 1827 e il 1996 da 162 singoli esemplari di dugonghi. Lo studio ha anche utilizzato reperti della ritina di Steller (Hydrodamalis gigas) un gigantesco mammifero marino estinto, lungo 9 metri, strettamente imparentato con i dugonghi. Il Museo di storia naturale del Regno Unito, che ospita una delle più grandi collezioni di mammiferi marini del mondo, ha fornito 62 dei 176 campioni di dugonghi.

la Plön, principale autrice dello studio, sottolinea che «La difficile situazione del dugongo è un altro esempio di quanto noi esseri umani possiamo essere distruttivi per le altre specie e ora, nei tempi moderni, gli impatti dell’inquinamento da materie plastiche sembrano causare un ulteriore declino della popolazione».

Ad agosto la morte di un dugongo ha suscitato grande impressione in Thailandia: atraverso una webcam, migliaia di persone avevano seguito i tentativi di curarlo dopo che si era arenato su una spiaggia ma, nonostante le cure veterinarie, il cucciolo è morto a causa di un’infezione che i veterinari hanno detto che era stata esacerbata dalla plastica che aveva nello stomaco.
Lavery  conclude: «Speriamo che dimostrando che perdendo i dugonghi  nell’Oceano Indiano, e in particolare il dugongo del Madagascar, stiamo  subendo una rapida perdita di biodiversità, contribuiremo a far prendere decisioni di conservazione più informate per questo animale davvero eccezionale».