I falchi pescatori sono tornati a nidificare in Maremma: sono nati Jean e Luc

[13 Giugno 2013]

I falchi pescatori sono tornati in Maremma. Per il terzo anno consecutivo una coppia di questa specie di rapaci è tornata a nidificare nella zona delle Saline di San Paolo, in prossimità della foce del fiume Ombrone.  Il primo anno (2011) si sono involati due giovani di cui uno a distanza di qualche mese è stato trovato morto in Gambia. Il secondo anno (2012) è nato un solo pulcino anche se le uova deposte erano due.

Quest’anno tre uova e due giovani (un uovo non si è schiuso). Tre giorni fa c’è stato l’inanellamento e il “battesimo” alla presenza del presidente del Parco Lucia Venturi e del presidente di Federparchi Giampiero Sammuri. Presto i falchi, che si chiameranno Jean e Luc in memoria del presidente del parco della Corsica Jean-Luc Chiappini (ucciso un paio di mesi fa da due sicari), dovrebbero involarsi e diventare autonomi.  Quest’anno con il progetto si intende raccogliere anche dati aggiuntivi: una volta che i due giovani avranno acquisito buone capacità di volo, saranno ricatturati e applicate sul loro dorso delle piccole radio satellitari dotate di gps-gsm.

«L’impresa non sarà semplice –  ha spiegato Andrea Sforzi, responsabile scientifico del progetto Falco pescatore e direttore del museo di storia naturale della Maremma – ma se riusciremo a portarla a termine con successo potremmo avere dei dati preziosissimi su ogni spostamento sul globo terracqueo. L’esito lo conosceremo tra un paio di settimane». Prima che venisse decretato il successo del progetto di reintroduzione del falco pescatore, le uova di questo rapace si erano schiuse per l’ultima volta (in natura) nel 1969, in nidi collocati sulle coste sarde e siciliane.

In Toscana l’ultima nidificazione documentata prima del tris ad Alberese (2011, 2012 e 2013) era ancora più indietro nel tempo: 1929, isola di Montecristo. Ciò spiega meglio anche l’importanza dell’operazione condotta con successo dal Parco regionale della Maremma, in collaborazione con quello della Corsica (in particolare con il personale della riserva marina di Scandola), che ha creato le condizioni perché si potesse realizzare un progetto di conservazione coordinato sulle coste italiane. Infatti con meno di un centinaio di coppie riproduttive distribuite tra la Corsica, isole Baleari, Algeria e Marocco, la popolazione mediterranea di falco pescatore costituisce un’entità vulnerabile sotto il profilo conservazionistico.

In Italia la scomparsa della specie si fa risalire agli anni ’50 e ’60. Anche in Corsica il falco pescatore ha rischiato di seguire lo stesso destino di altre popolazioni mediterranee; nel 1974 ne restavano infatti solo 4 coppie. Fortunatamente, l’adozione tempestiva e prolungata di efficaci strumenti di conservazione e controllo del territorio ha portato ad un recupero straordinario della specie, fino alla trentina di coppie attualmente nidificanti.