Il commercio Europa – Brasile non è sostenibile

600 scienziati chiedono all'Ue di fare della sostenibilità la pietra angolare dei suoi negoziati commerciali con il Brasile

[26 Aprile 2019]

L’appello “Make EU trade with Brazil sustainable” firmato da 600 scienziati e pubblicato da Science, ricorda che le foreste e le praterie del Brasile sono essenziali per la natura e il clima del nostro pianeta  e sottolinea che le misure per salvaguardare una delle ultime grandi foreste del mondo dovrebbero essere inserite nei nuovi accordi e regolamenti commerciali tra l’Unione europea e il Brasile.

Attualmente l’Ue sta trattando accordi commerciali con il  Mercosur/Mercosul, di cui fa parte anche il Brasile, e gli scienziati scrivono: «Esortiamo l’Ue a cogliere questa grande opportunità per garantire che il Brasile protegga i diritti umani e l’ambiente. Le foreste, le zone umide e le savane del Brasile sono fondamentali per una grande diversità di popoli indigeni, per la stabilità del nostro clima globale e per la conservazione della biodiversità-Lavorando per smantellare le politiche anti-deforestazione, la nuova amministrazione brasiliana minaccia i diritti degli indigeni e le aree naturali che proteggono».

La lettera, che vede come prima firmataria Laura Kehoe dell’Oxford Martin School dell’università di Oxford  fa notare che «Nonostante i pericolosi standard di sicurezza e la vasta deforestazione causata dalle attività estrattive, nel 2017 l’Ue ha speso più di 3 miliardi di euro per le importazioni di ferro brasiliano. Solo nel 2011, l’Ue ha importato mangimi per bovini e bestiame associati a più di 1000 km2 di deforestazione brasiliana [equivalenti a più di 300 campi da calcio al giorno]. L’Ue deve quindi intensificare urgentemente gli sforzi per il commercio sostenibile e sostenere i suoi impegni in materia di diritti umani, protezione dell’ambiente e mitigazione dei cambiamenti climatici. Arrestare la deforestazione ha senso dal punto di vista economico, dal momento che le foreste intatte sono fondamentali per mantenere i modelli di precipitazioni da cui dipende l’agricoltura brasiliana. Il ripristino delle terre degradate e il miglioramento dei rendimenti potrebbero soddisfare la crescente domanda agricola per almeno due decenni senza necessità di ulteriori abbattimenti di foreste».

secondo i dati ufficiali, nel 2018 la deforestazione dell’Amazzonia brasiliana ha toccato il suo livello più alto in un decennio: tra l’agosto 2017 e il luglio 2018, sono stati distrutti circa 7.900 kmq ella più grande foresta pluviale del mondo, un’area grande quanto il Friuli Venezia Giulia.

I 600 scienziati sottolineano: «Esortiamo l’Ue a subordinare i negoziati commerciali con il Brasile: (i) al rispetto della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti delle popolazioni indigene; (ii) a migliorare le procedure per rintracciare le merci legate alla deforestazione e ai conflitti per i diritti degli indigeni; e (iii) consultare e ottenere il consenso da parte delle Popolazioni indigene e delle comunità locali per definire criteri sociali e ambientali rigorosi per le merci negoziate».

La lettera si conclude ricordando che «L’Ue è stata fondata sui principi del rispetto dei diritti umani e della dignità umana. Oggi ha l’opportunità di essere un leader globale nel sostenere questi principi e un clima vivibile facendo della sostenibilità la pietra angolare dei suoi negoziati commerciali con il Brasile».