Il Giappone vuole uscire dall’Iwc per riprendere la caccia alle balene senza nessun controllo

Greenpeace e Wwf: grave errore che isola il Giappone. Ma riprendere la caccia alle balene non è così facile

[21 Dicembre 2018]

Secondo quanto anticipato dai media giapponesi, il Giappone la prossima settimana annuncerà la sua uscita dall’International whaling commission (Iwc) per poter riprendere la caccia alle balene commerciale. Sam Annesley, direttore esecutivo di Greenpeace Japan, ha commentato: «Questo è un grave errore che allontana il Giappone dal resto del mondo, Greenpeace esorta il governo giapponese a riconsiderare la sua decisione. Questo insulto al multilateralismo è inaccettabile e profondamente preoccupante, ma non dimentichiamo che negli anni passati la flotta giapponese ha continuato le sue attività in violazione delle conclusioni della Corte internazionale di giustizia (Icj). Il governo giapponese ha una lungo storia di non collaborazione con l’Iwc per le iniziative istituite per proteggere e recuperare le specie di balene, molte delle quali, da quando la caccia commerciale alle balene è stata interrotta più di 30 anni fa, non sono ancora tornate a numero che consenta loro di avere un popolazione buona salute. In passato Paesi come l’Olanda hanno lasciato l’Iwc per poi ritornarci. In definitiva, la protezione degli oceani e della vita marina del mondo richiede una cooperazione globale. Speriamo che torni indietro sulla sua decisione e riprenda il suo posto accanto alle nazioni che cercano di annullare il danno che le attività umane hanno causato alle popolazioni di balene».

La campagna per abbandonare l’Iwc è stata concepita da un gruppo di parlamentari del Partito Liberal-Democratico al potere che sono stati eletti in collegi con profondi legami alla caccia alle balene.
L’Asahi Shimbun fa notare che «Anche se il Giappone lascia l’International whaling commission per riprendere la caccia commerciale si troverà ad affrontare una serie di ostacoli legali internazionali e la possibile opposizione interna». La maggioranza degli Stati membri dell’Iwc si oppone alla caccia commerciale ed è per questo che il governo di centro-destra giapponese sta ancora adottando un approccio cauto, per capire probabilmente quale sarà la reazione internazionale se compisse l’inusuale scelta di lasciare un’organizzazione internazionale.
Ieri, durante una conferenza stampa, il segretario di gabinetto, Yoshihide Suga, rispondendo a chi gli chiedeva se il Giappone si stesse preparando a lasciare l’Iwc, ha risposto che «Non è stata ancora presa alcuna decisione su quale corso intraprendere».

Ma in precedenza il governo aveva dichiarato che avrebbe riesaminato la sua adesione all’Iwc dopo quanto avvenuto al summit della Commissione baleniera a settembre, quando la proposta del Giappone di riorganizzare la commissione e consentire una ripresa della caccia commerciale alla balena era stata respinta con 41 no e 27 sì e due astenuti. Una sconfitta che aveva fatto infuriare i parlamentari liberaldemocratici che fanno parte di una lega a favore della caccia commerciale alla balena che si sono incontrati con i funzionari dell’Agenzia della pesca e con il ministero degli Esteri. Yasukazu Hamada, presidente della lega, ribadisce che «Dovrebbero essere prese in considerazione tutte le opzioni, compreso lasciare l’Iwc» e il segretario generale del Partito Liberal-Democratico, Toshihiro Nikai, che rappresenta un distretto della prefettura di Wakayama, dove la caccia alle balene ha una lunga storia, ha invitato i suoi parlamentari a prendere iniziative aggressive. Un altro parlamentare di Wakayama, Yosuke Tsuruho, ha detto ai giornalisti: «Non c’è alcun cambiamento nella nostra risoluzione che invita il governo a intraprendere un’azione risoluta. Spero che agirà in tal senso»-
Ma l’Asahi Shimbun fa notare che «Tuttavia, lasciare l’Iwc non garantirebbe immediatamente la ripresa della ricerca, per non parlare della caccia commerciale alla balena. In quanto firmatario della Convention on the Law of the Sea dell’Onu, attualmente il Giappone conduce la sua caccia alle balene per la ricerca nel quadro dell’Iwc. La convenzione delle Nazioni Unite contiene una disposizione in cui si afferma che le popolazioni di balene devono essere gestite attraverso un organismo internazionale. Se il Giappone lasciasse l’Iwc, non sarebbe in grado di continuare la caccia alle balene per la ricerca nel Pacifico e negli oceani antartici all’interno dell’attuale quadro. Invece, il Giappone dovrebbe istituire un organismo internazionale più piccolo per controllare questa caccia alle balene in quelle acque. Il Giappone potrebbe anche prendere in considerazione la possibilità di aderire al comitato scientifico dell’Iwc come osservatore, come il Canada, che non è un firmatario. Questa mossa potrebbe consentire la caccia alle balene per la ricerca basata sulle misure di gestione del comitato, ma resta da vedere se l’organismo approverebbe la caccia alla balena in Giappone».
E se il Giappone riprendesse la caccia commerciale senza una struttura di gestione internazionale, potrebbe trovarsi nei guai come nel 2014, quando la Corte internazionale di giustizia dette ragione all’Australia e stabilì che la caccia alle balene del Giappone in Antartide violava il diritto internazionale. Quel sentenza costrinse il Giappone a porre fine alla caccia di ricerca in quelle acque. La caccia alle balene per la ricerca fu ripresa nel 2015 con un nuovo piano che prevedeva una riduzione della quota di balene che potevano essere catturate.
Secondo il Wwf «E’ scandaloso che nel 2018 il Giappone – che minaccia di uscire dalla Iwc – manifesti la volontà di continuare la caccia alla balena, massacro anacronistico e senza alcuna giustificazione, se non una subcultura dura a morire,, che rischia di portare verso l’estinzione due specie come la balenottera comune (già in declino) e quella minore (a rischio). Si tratta delle specie più cacciate al mondo».
Gli oceani nascondono rischi ovunque per balene e cetacei in genere: «non solo la caccia a “scopi scientifici” del Giappone – sottolinea il Wwf – ma anche il bycatch, la cattura accidentale che uccide almeno 300.000 balene e delfini ogni anno, la collisione con le navi e l’inquinamento con l’ingestione di micro e macro plastiche attraverso una catena alimentare ormai contaminata».
Il Wwf conclude ricordando che quella alle balene «Oggi è una caccia che non ha più senso, non è giustificata da esigenze alimentari e la “ricerca scientifica” che per 30 anni il Giappone ha portato avanti come giustificazione è palesemente una ridicola scappatoia. L’anno scorso ben 330 balenottere minori sono state massacrate in Antartide, eppure i sondaggi ci dicono che appena l’11 % dei giapponesi consuma ancora carne di balena e si dice favorevole a questa attività. Uno schiacciante 90 % non vuole più saperne. E’ assurdo che si voglia tenere in piedi un’attività fuori dal tempo, lontana dalla scienza e lontanissima dalla sensibilità comune»