Il mondo sconosciuto delle “altre barriere coralline” australiane (VIDEO E FOTOGALLERY)

Dalle profondità della Tasmania emergono immagini eccezionali e più di 100 “nuove” specie

[24 Dicembre 2018]

Al largo della Tasmania meridionale, a una profondità compresa tra 700 e 1.500 metri, più di 100 montagne sottomarine forniscono le basi rocciose per la crescita di barriere coralline di acque profonde. Come spiegano su The Conversation  Nic Bax, direttore del Marine biodiversity hub del National environmental research program and australian Climate change science (Nerp) e  Alan Williams del Csiro, «A differenza dei coralli tropicali delle basse profondità, i coralli di profondità vivono in un ambiente freddo senza luce solare o alghe simbiotiche. Si nutrono di microrganismi che filtrano dalle correnti che scorrono e nelle loro intricate strutture proteggono un assortimento di altri animali. I coralli di profondità sono fragili e a crescita lenta e vulnerabili alle attività umane come la pesca, l’estrazione mineraria e i cambiamenti climatici legati alle temperature e all’acidità degli oceani».

Bax e Williams hanno partecipato a una spedizione scientifica di un mese a bordo della nave da ricerca Investigator del Csiro, che fa parte dell’Australian Marine National Facility, che ha studiato molte montagne sottomarine all’interno e nelle vicinanze dei parchi marini di Huon e Tasman Fracture, dove ci sono sia barriere coralline di profondità incontaminate sia altre dove in precedenza si pescava. I due Parchi fanno parte di una più ampia rete di aree marine protette lungo la costa australiana e che proteggono anche vaste zone di mare aperto.

Il compito della spedizione scientifica era quello di rispondere essenzialmente a due domande: cosa vive e dove in questi ambienti? I coralli ricrescono dopo più di 20 anni di protezione?

Fare ricerca scientifica negli ambienti profondi e ostili delle profondità marine è costoso e tecnicamente impegnativo ed ha rappresentato un test di pazienza e ingegnosità per i 40 ecologi, tecnici e gestori di parchi marini e per l’equipaggio dell’Investigator che ha fornito loro il supporto elettronico, informatico e meccanico. Dpo 4 settimane di intenso lavoro – giorno e notte – il team di scienziati è tornato in porto a Hobart dopo aver completato 147 transetti che coprono più di 200 chilometri di lunghezza e aver scattato più di 60.000 foto e  girato circa 300 ore di video che andranno analizzati. Un’impresa riuscita grazie a un sistema di telecamere di  profondità progettato e realizzato dal Csiro, pesante 350 Kg e dotato di 4 telecamere, 4 luci e di un’unità di controllo racchiusa in alloggiamenti in alluminio ad alta resistenza.

Questa super-telecamera ha consentito di riprendere a “volo di uccello” le montagne sottomarine e di farla posare  su ogni picco, seguita costantemente dall’Investigator alla quale era legata da un “guinzaglio” a fibre ottiche blindato che trasmetteva alla nave video di alta qualità in tempo reale, consentendo all’operatore a bordo di pilotare la telecamera a soli due metri dal fondale marino, usando un piccolo joystick, e di evitare grossi macigni o pareti rocciose a strapiombo che si profilavano improvvisamente nell’oscurità.

Le immagini che arrivavano sulla nave da ricerca australiana erano quello di un altro mondo: coralli “pietra” Solenosmilia variabilis  e centinaia di altri animali. tra cui solitari coralli molli piumati, spugne di vetro a forma di tulipano e crinoidi, con colorazioni che andavano da delicate tonalità crema e rosa a sorprendenti viola, gialli brillanti e ori.

Grazie a una piccola rete, la telecamera ha raccolto anche alcuni animali dal fondo marino per identificarli e per i tassonomisti  a bordo è stato spesso il primo contatto con specie di coralli  e molluschi che conoscevano e ai quali avevano dato addirittura un nome scientifico solo grazie a esemplari conservati nei musei.

Sono stati anche scoperti numerosi animali  che vivono tra i coralli di profondità, rivelando complesse interdipendenze, comprese ofiure arrotolate attorno ai coralli, vermi policheti che scavavano all’interno dei coralli e coralli che crescevano su conchiglie.

Ma lo studio non si è limitato agli animali: «Abbiamo usato un profiler oceanografico per campionare le proprietà chimiche dell’acqua a 2.000 m – spiegano Bax e Williams –  Sebbene sia necessaria un’ulteriore analisi, il nostro obiettivo è quello di vedere se il cambiamento climatico a lungo termine sta influenzando le condizioni della vita a queste profondità».

I ricercatori hanno scoperto anche scoperto che una delle montagne sottomarine meridionali ospita l’unica aggregazione al mondo di anguille in acque profonde. Dati che volevano saperne di più su questa rarità, gli scienziati hanno pescato due anguille femmine cariche di uova a 1.100 metri di profondità, probabilmente un record.

Intanto, il team di ornitologi e cetologi a bordo ha registrato 42 specie di uccelli marini e 8 specie di balene e delfini, raccogliendo altri dati preziosi per completare il primo censimento  circum-australiano degli uccelli e dei mammiferi marini.

Bax e Williams  sottolineano che «Una scoperta importante è stata che le scogliere viventi di S. variabilis si estendevano tra le montagne sottomarine su creste che si sollevano fino a circa 1450 m. Ciò significa che nei parchi marini di Huon e Tasman Fracture c’è molta più di questa importante matrice corallina di quanto non avessimo realizzato in precedenza». Ma  i ricercatori sono rimasti delusi da un’altra scoperta: «Nelle aree che sono state rivisitate per valutare la ricrescita dei coralli dopo due decenni di protezione dalla pesca, non abbiamo visto alcuna prova che le comunità di corallo si stiano riprendendo. Ma c’erano segni che alcune singole specie di coralli, ofiure e ricci abbiano ristabilito un punto d’appoggio. Nei prossimi mesi lavoreremo su un sottocampione della nostra libreria di immagini delle acque profonde per identificare il numero e il tipo di organismi in determinate aree. Questo ci fornirà un quadro chiaro e quantitativo di dove e a quale profondità vivono le diverse specie e comunità in questi Parchi marini e una base per prevedere la loro probabile presenza in Australia e nel mondo».

Il lavoro sarà lungo, visto che da una prima analisi dalle nuove barriere coralline di profondità  sono emerse almeno 100 specie sconosciute alla scienza e calamari bioluminescenti,  squali fantasma e di profondità, razze, stelle marine, ofiure, pesci mai visti e anguille.

Jason Mundy, a capo del dipartimento Marine Protected Areas  di Parks Australia, conclude: «Le spedizioni di ricerca come questa sono di fondamentale importanza per aiutarci a capire, apprezzare e proteggere i parchi marini australiani. Le immagini di questa spedizione ci ricordano quali ambienti straordinari e diversificati stiamo proteggendo in questi luoghi speciali».

Videogallery

  • Christmas corals for Australia's museums

  • 5-minute documentary on cold-water corals narrated by Sir David Attenborough