Il Perù dichiara guerra a miniere illegali e deforestazione: basi militari in Amazzonia (FOTOGALLERY)

Militari contro minatori abusivi a Madre de Dios, dove è andato il Papa nel 2018

[8 Marzo 2019]

Il ministro della difesa del Perù, José Huerta, ha inaugurato nella Reserva nacional de Tambopata, nella regione Madre de Dios, conosciuta come la capitale dell’estrazione illegale in Perù, la prima delle “bases militares temporales mixtas de alta movilidad” che hanno l’obiettivo di tenere sotto controllo la zona de “La Pampa”, a Madre de Dios. E ha annunciato: «Non ce ne andremo fino a che questa zona non tornerà verde, come era sempre stata». E’ una dichiarazione di guerra all’estrazione mineraria illegale e nell’Amazonía peruana le Forze armate appoggeranno la Policía Nacional in un’operazione che dovrebbe durare 180 giorni.

Huerta  ha detto che «Il Governo, a partire da oggi, impegnerà tutte le capacità delle Fuerzas Armadas per stabilire questa nuova tappa di consolidamento del Plan Integral de Lucha contra la Minería Ilegal. Faremo sentire la presenza dello stato, che è quello in cui tutti i peruviani hanno sperato per molto tempo». Per realizzare questa impresa militare, che è stata chiamata “Operativo Mercurio 2019” è stata scelta la regione di Madre de Dios , visitata da Papa Francesco durante il suo viaggio in Perù nel gennaio 2018, quando chiese di salvaguardare le risorse naturali della foresta pluviale i suoi principali difensori: i popoli indigeni. Da quella visita e da quel monito il governo di Lima ha deciso di avviare un “plan integral” contro l’estrazione mineraria illegale e reati connessi, come il traffico illecito di droga, la tratta delle persone, lo sfruttamento sessuale e l’evasione fiscale.

La base militar mixta, le cui installazioni sono state realizzate proprio in un vecchio campo di capanne dai minatori illegali abbandonato: quando il 19 febbraio sono atterrati sul posto 4 elicotteri militari e della polizia, hanno trovato un villaggio fantasma i cui 350 abitanti erano fuggiti ore prima, appena saputo che aveva preso il via l’operazione “Mercurio”, lasciando un enorme deserto di sabbia e acqua contaminata dal mercurio nel mezzo della giungla lussureggiante. La base militare conta su 100 effettivi della Brigada de Protección de la Amazonía del Ejército, creata di recente, e su 50 agenti della  Policía Nacional e su alcuni rappresentanti del governo. L’azione militare punta a liberare il Perù da uno dei peggiori effetti delle miniere illegali: la deforestazione e l’inquinamento e per questo Huerta ha fatto una grande promessa «Restituire a Madre de Dios la bellezza della quale aveva sempre goduto» e ha detto che l’obiettivo è quello di «Rimanere fino a quando l’area non sarà stata completamente riforestata. Le pattuglie useranno i droni, un satellite peruviano e un aereo militare»

Nel 2018  le miniere illegali, soprattutto di oro, nella giungla e nei fiumi, ha causato la perdita di 9.000 ettari  di foresta pluviale. Le operazioni militari si concentreranno soprattutto in un’area dove lavorano 6.000 minatori illegali, con un villaggi fuorilegge dove si pensa vivano 25.000 persone. Le recenti immagini satellitari del Monitoring of the Andean Amazon Project hanno mostrato un’accelerazione nella deforestazione nella parte peruviana della foresta pluviale. Negli ultimi 2 anni nell’Amazzonia peruviana sono stati abbattuti 18.440 ettari di foresta pluviale, l’equivalente di 25.000 campi da calcio

Alla cerimonia di apertura della base c’era anche la ministro dell’ambiente del Perù Fabiola Munoz, che ha sottolineato: «Madre de Dios è un’area ad alta biodiversità e grande potenziale turistico ed è stata sfruttata solo un po’. I turisti a Tambopata, a 1.000 chilometri ad est della capitale Lima, spendono più denaro che a Machu Picchu, la principale attrazione turistica del Paese ed ex capitale dell’impero Inca».

Ora Huerta  assicura che «Questa operazione senza precedenti segna una nuova tappa: quella del consolidamento e dell’eradicazione di una pratica nociva per chiunque ne è coinvolto e per la “casa comune”, come ci ricorda Papa Francesco nelle sua enciclica Laudato Sí».

Non siamo del tutto convinti però che il Papa richiedesse un intervento armato, anche perché tra indios, polizia ed esercito – spesso schierati con le compagnie petrolifere – non corre proprio buon sangue. Nel suo discorso a  Madre de Dios il Papa ricordò che «L’Amazzonia è terra disputata su diversi fronti: da un lato, il neoestrattivismo e la forte pressione da parte dei grandi interessi economici che appuntano la loro avidità su petrolio, gas, legname, oro, monocolture agroindustriali. Dall’altro, la perversione di certe politiche che promuovono la “conservazione” della natura senza tener conto dell’essere umano e, in particolare, dei fratelli amazonici che la abitano».