Il Wwf alla Regione Veneto: ridurre il Parco della Lessinia significa perdere capitale naturale

Zanoni: «Amici del parco contro amici della caccia e del cemento, è finita 5-0»

[28 Gennaio 2020]

Dopo la partecipatissima marcia per dire no al taglio del Parco regionale della Lessinia, il Wwf si schiera a fianco delle tantissime associazioni e dei comitati locali che ieri hanno manifestato e manda a dire alla maggioranza a trazione leghista della Regione Veneto che «Il Parco regionale della Lessinia è una parte significativa del Capitale naturale del nostro Paese e sarebbe semplicemente assurdo che si procedesse alla riduzione del 17% della sua superficie».

Per questo il Panda rivolge «un appello ai consiglieri regionali del Veneto e al Presidente Zaia affinché scelgano di stare dalla parte giusta: scelgano, cioè, di essere veramente a fianco di quelle popolazioni che giustamente dicono di voler aiutare e lo facciano offrendo loro un futuro sostenibile».

Il Wwf ricorda che «Il Parco della Lessinia protegge ambienti di grande valore naturalistico tanto da avere al suo interno siti di interesse comunitario e zone di protezione speciale della Rete Natura 2000, individuati dalla Regione e dallo Stato, ed a cui l’Unione Europea affida la conservazione della biodiversità del nostro continente. Quest’anno peraltro si celebrano i 30 anni dall’istituzione del Parco ed è veramente paradossale che si decida di festeggiare questo importante traguardo, tagliandolo! Grazie all’area naturale protetta, in tre decenni il patrimonio vegetale e animale ha potuto riprendersi: cervi, camosci, caprioli, marmotte e aquile sono tornati ad abitare questi luoghi mentre i boschi di faggio hanno seguito la loro vita naturale perché sottratti al taglio. Persino il lupo è tornato a vivere in questo sito a dimostrazione di un ricreato equilibrio naturale fatto di prede e predatori».

Secondo l’associazione ambientalista, «Nel 2020, a quasi cento anni dall’istituzione dei primi parchi italiani (Parco Nazionale del Gran Paradiso e Parco Nazionale d’Abruzzo), nessuno può negare il valore delle aree naturali protette. Tutelando i fiumi e i boschi come fanno parchi e riserve si assicurano servizi ecosistemici quali aria pulita, acqua sana, prevenzione da frane e alluvioni: tutti servizi indispensabili per qualsiasi tipo di attività, anche economica. Non può esistere una vita sana senza un ambiente sano. E non vi è nessun tipo di economia duratura che si basi sulla distruzione delle risorse naturali. Voler buttare quanto realizzato negli ultimi 30 anni nel Parco regionale della Lessinia solo per dare ai cacciatori la possibilità di esercitare la loro attività in una delle poche aree del territorio veneto fino ad oggi destinate alla conservazione della natura è una scelta davvero priva di senso. L’Italia ha bisogno, al contrario, di più tutela: e il Veneto, che ha una percentuale di aree naturali protette al di sotto della media italiana, non fa eccezione. Abbiamo bisogno di nuovi parchi e riserve, di corridoi ecologici che li colleghino, di grandi opere di rinaturalizzazione. Ridurre un’area naturale protetta, al di là del danno che si fa nel sito particolare, vuol dire non aver colto minimamente il valore che la biodiversità rappresenta per tutti noi e quanto l’uomo dipenda da questa».

Sulla grande manifestazione pro-parco interviene anche Andrea Zanoni, consigliere regionale del Partito Democratico e vicepresidente della commissione ambiente che, insieme ai suoi compagni di Partito e al M5S ha cercato di impedire il colpo di mano leghista. Per Zanoni «Amici del parco contro amici della caccia e del cemento è finita 5-0. Dalla Lessinia è arrivato un messaggio bellissimo, inaspettato almeno nelle dimensioni. Quasi 10mila persone che si sono mobilitate per difendere il proprio territorio, smascherando il gioco di Zaia che ora finge di non sapere, scaricando le responsabilità su altri. Un comportamento non proprio da leader- Zaia troppo spesso nel chiuso del Palazzo è impegnato a promulgare leggi che ampliano le aree e le specie da cacciare e altri provvedimenti che consentono di cementificare ulteriormente il nostro territorio. Con il silenzio compiacente di troppi. Ma i nodi vengono al pettine. Ricordo a chi ha la memoria corta che già il 30 dicembre 2016 Zaia firmò la promulgazione della Legge 30 che all’articolo 71 prevedeva la riduzione dei confini del Parco della Lessinia, legge fortunatamente non applicata perché era scritta coi piedi. Non è quindi la prima volta che ci prova, pertanto se adesso gioca allo scaricabarile e farà retromarcia è solo grazie alla mobilitazione popolare. Se ieri al posto di 10.000 persone ce ne fossero state poche decine sarebbe andato avanti per la sua strada».

SE inizialmente i partecipanti alla marcia silenziosa sembravano 3.000, ora in molti dicono che erano parecchi di più e per Zanoni «Le 10mila persone presenti ieri in Lessinia e le 500 di otto giorni fa a Ciano del Montello per difendere il sito Natura 2000 delle Grave del Piave sono due segnali chiari. I veneti amano l’ambiente che è un patrimonio di tutti e non sono più disposti a vederlo sacrificato, grazie alle leggi leghiste: meritano amministratori migliori. Sono stanchi dei favori alle solite lobby del cemento e della caccia, quest’ultima particolarmente sovra rappresentata a Palazzo Ferro Fini. Ricordo infatti che nei banchi del Consiglio siedono i presidenti delle due principali associazioni venatorie del Veneto».

Probabilmente Zaia e i leghisti non si aspettavano i una protesta così numerosa e diffusa per un Parco e stanno cercando di minimizzare, ma l’esponente del PD Veneto ricorda che «In questi anni Zaia e la Lega hanno lavorato costantemente contro i parchi, commissariandoli, riducendo i fondi per la loro gestione lasciando decadere i finanziamenti europei. È stato un decennio caratterizzato da una pessima amministrazione del nostro territorio, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti – rincara il vicepresidente della commissione Ambiente – Record nazionale per inquinamento da polveri sottili, primato per la cementificazione e consumo del suolo certificati da Ispra, centinaia di migliaia di cittadini col sangue contaminato da Pfas, ultimo posto per quanto riguarda gli obiettivi Onu sulla sostenibilità ambientale 2030, boom di utilizzo di pesticidi causato da una politica agricola a senso unico. È una pagella terribile per il governatore che merita una sonora bocciatura, senza ulteriori prove d’appello».