In Spagna uccisa una lince iberica, il felino più raro d’Europa

Una vera e propria esecuzione: più di 300 pallini di piombo nel corpo della lince

[2 Gennaio 2019]

Un giovane maschio di lince iberica o lince pardina, (Lynx pardinus) è stato trovato morto il 28 dicembre a Guadalmellato, una zona de Córdoba, In Andalusia, dove si sta attuando il programma “Recuperación de la distribución histórica de lince ibérico (Lynx pardinus) en España y Portugal’ (2011-2018)” – Life+ Iberlince per la reintroduzione di questo raro felino in via di estinzione.

La lince di 3 anni, che era stata chiamata Marvel, è stata localizzata dai tecnici di Iberlince grazie al radiocollare di cui era dotata quando venne liberata nel 2016 e ora la necropsia effettuata al Centro de Análisis y Diagnóstico de la Fauna Silvestre de la Junta de Andalucía ha determinato che è stata uccisa da una fucilata molto ravvicinata: nel corpo del povero animale sono stati trovati più di 300 pallini di piombo.

Il biologo Miguel Ángel Simón, direttore di Life+ Iberlince è molto preoccupato «Fatti come questo sono drammatici per gli sforzi di due Paesi e di 22 partner, grazie ai quali si è riusciti a salvare questa specie dalla categoria di “in pericolo critico di estinzione”».   Infatti, la liberazione di Marvel fa parte di un progetto di Spagna e Portogallo che ogni anno reintroduce in natura decine di linci iberiche allevate in cattività. Ormai, secondo un censimento del 2017, in natura restano meno di 600 esemplari di questi magnifici felini che vivono solo in Spagna e Portogallo e che sono in gran parte concentrati in Andalusia.

Negli ultimi anni Esi erano registrate alcune morti di linci, ma dovute soprattutto a investimenti da parte di auto e la vera e propria esecuzione di Marvel preoccupa anche la Federación Andaluza de Caza, che partecipa al progetto di Iberlince,  che ha condannato «questo atto brutale»  e ha annunciato che si costituirà parte civile «contro l’autore di questo atto criminale».

Ma l’indignazione per l’esecuzione di Marvel è grande e i cacciatori si difendono dalle accuse insistendo  sul fatto che «Non è possibile criminalizzare il gruppo che sviluppa una pratica di caccia etica, responsabile e sostenibile, ma piuttosto l’individuo direttamente responsabile di questo crimine».