La diffusione globale delle meduse velenose

Il ruolo di trasporti marittimi, temperature oceaniche più calde e clonazione

[28 Maggio 2019]

Mary Carman, un’ecologa marina della Woods Hole Oceanographic Institution (Whoi) in passato ha avuto brutte e dolorosissime esperienze con le meduse a Farm Pond, a  Martha’s Vineyard, un’isola turistica vicino alla costa meridionale di Cape Cod nel Massachusetts, ma questo non le ha impedito di guidare il team di ricercatori  che ha  pubblicato su Marine Biodiversity Records lo studio “Distribution of the highly toxic clinging jellyfish Gonionemus sp. around the island of Martha’s Vineyard, Massachusetts, USA” che si occupa propri delle meduse velenose  Gonionemus sp.

Negli ultimi anni, la Carman, la biologa della Whoi Annette Govindarajan e i loro colleghi hanno osservato un’espansione della popolazione di questi celenterati in tutta l’area di Cape Cod e delle isole. La Carman spiega che «Oltre a Farm Pond, negli ultimi anni, abbiamo iniziato a vedere queste gelatine apparire in una serie di lagune costiere più importanti in tutta l’isola. Le località confermate includono Sengekontacket Pond, Stonewall Pond e Lake Tashmoo. Ora stiamo assistendo a una nuova invasione a Edgartown Great Pond, la più grande laguna sulla costa meridionale dell’isola».

Gli urticanti e dolorosissimi invasori somigliano a un bottone nesso su un cappello trasparente dotato di una dozzina di tentacoli filiformi e adesivi che permettono alla medusa di attaccarsi alle alghe ma anche alla pelle umana, emettendo neurotossine velenose che possono causare un dolore estremo, difficoltà respiratorie e vesciche. Alla Whoi sottolineano che «La loro origine non è chiara. Le meduse erano abbondanti in alcune località del New England, tra cui Eel Pond in Woods Hole, Mass. Alla fine del 1800 fino al 1930 circa, quando scomparvero quasi completamente dopo un episodio dui mucillaggine decimò la maggior parte della Zostera marina della regione».  La Carman e la Govindarajan  confermano che durante quel periodo  non si è a conoscenza di segnalazioni di punture di Gonionemus  nell’area, anche se sono state segnalate punture dal Mar del Giappone.

Il boom di queste pericolose meduse a Cape Cod è avvenuto negli anni ’90, con la prima dolorosissima puntura documentata nel 1990 a Waquoit Bay. A Martha’s Vineyard le meduse hanno fatto la loro comparsa nel 2006 e da allora sembra che la loro popolazione si sia espansa. Secondo lo studio, «In uno dei siti di recente colonizzazione (Edgartown Great Pond), le meduse si sono ammassate raggruppate in una baia con uno scalo pubblico, suggerendo che il loro trasporto sugli scafi delle imbarcazioni potrebbe promuovere la loro distribuzione in tutta l’isola».

La Govindarajan evidenzia che «Le meduse hanno delle fasi del ciclo vitale durante le quali possono essere di dimensioni meno di un millimetro e aderiscono alle superfici, quindi potrebbero facilmente fare autostop sulle barche senza essere viste».

Lo studio indica un altro fattore che potrebbe contribuire alla diffusione delle Gonionemus: la clonazione. Infatti, questa particolare specie di medusa è nota per la sua capacità di creare copie multiple di se stessa durante i vari stadi della riproduzione asessuata. La Govindarajan conferma: «Mentre analizzavamo il rapporto tra i sessi dei nostri campioni, abbiamo scoperto che tutte le meduse raccolte a Edgartown Great Pond erano di sesso maschile. Questo è coerente con la possibilità che questa particolare popolazione sia clonale e che la riproduzione asessuata contribuisca alla loro diffusione. Ma abbiamo bisogno di maggiori informazioni sulle dinamiche di queste fasi, come per quanto tempo possono persistere e quali fattori le spingono a produrre meduse».

Secondo i ricercatori statunitensi, il boom delle meduse velenose non è solo un fenomeno locale: «Questi animali sono stati trovati lungo le coste di Russia, Giappone, Cina, Mediterraneo, Argentina e, più recentemente, lungo la costa occidentale rocciosa della Svezia, dove solo durante l’ultima l’estate, è stato punto un certo numero di bagnanti». Questo focolaio è stato documentato nel recente studio “The highly toxic and cryptogenic clinging jellyfish Gonionemus sp. (Hydrozoa, Limnomedusae) on the Swedish west coast” pubblicato su PeerJ dalla Govindarajan e da ricercatori svedesi   hanno confrontato sequenze del  DNA di Gonionemus catturate in Svezia con quelle trovate lungo la costa orientale sa e in altre parti del  mondo e la Govindarajan spiega ancora: «Abbiamo trovato alcune varianti genetiche comuni che si verificano in diversi luoghi in cui sono state segnalate punture. Non siamo sicuri di cosa stia causando questi focolai tossici: possono essere in gioco molteplici fattori, ma il trasporto mediato dall’uomo degli stadi vitali più piccoli e criptici può avere un ruolo, globalmente e localmente»

Un altro autore di questo studio, Björn Källström del Gothenburg Marine Biological Laboratory dice che «In passato dei fotografi subacquei avevano visto meduse Gonionemus in Svezia, ma la scorsa estate è stata caratterizzata dalle prime volte che le persone presenti hanno riferito di essere state punte. Un fattore potrebbe essere stato l’estate calda e secca che abbiamo avuto l’anno scorso, che ha portato le temperature dell’acqua nel sito a superare di 3° C le medie stagionali. Precedenti studi hanno suggerito che quando le temperature degli oceani sono più calde, si innesca la riproduzione di meduse Gonionemus. E quando aumentano di numero, è probabile che più persone le incontrino e vengano punte  da loro».

Dato che sono in gioco una miriade di possibili fattori, i ricercatori statunitensi e svedesi  hanno in programma di continuare a studiare queste creature pungenti per capire meglio le complessità della loro diffusione. Källström ritiene che nel breve termine la ricerca possa aiutare i bagnanti ad evitare le aree in cui è probabile che si diffondano le meduse: «I climatologi hanno previsto un’altra estate calda e secca in Svezia, il che significa che potremmo assistere a un altro focolaio nei prossimi mesi. E questa volta, sospettiamo che possa diffondersi in altre località lungo la costa. Quindi, svilupperemo dei modelli per aiutare a prevedere dove potrebbero andare le meduse, quindi le persone sapranno quali sono le aree da cui stare lontano».

La Govindarajan conclude: «Più possiamo scoprire come si stanno espandendo e i tipi di condizioni in cui le meduse prosperano, più saremo in grado di identificare dove sono gli hot spot e istruire l’opinione pubblica. Anche la comunità locale può aiutare il lavoro di monitoraggio segnalando avvistamenti di meduse Gonionemus a jellyfish@whoi.edu-although che avvertirà la gente di fare attenzione, e di non toccare le meduse».