La nuova Commissione Ue: Gentiloni all’Economia, Timmermans al Green deal e l’Ambiente va ai Paesi dell’est

Preoccupanti le scelte di alcuni commissari: all’Ambiente e oceani arriva un fan di Donald Trump

[10 Settembre 2019]

Presentando la nuova Commissione europea, Ursula von der Leyen  ha assicurato che «rispecchierà le priorità e le ambizioni delineate negli orientamenti politici. La Commissione è strutturata attorno agli obiettivi che sono valsi alla Presidente eletta von der Leyen la fiducia del Parlamento europeo. Al centro del nostro lavoro vi è la necessità di affrontare i cambiamenti climatici, tecnologici e demografici che stanno trasformando le nostre società e il nostro modo di vivere. Le potenze esistenti stanno intraprendendo nuovi percorsi da sole. Stanno emergendo e si stanno consolidando nuove potenze. Ciò diffonde un sentimento di scontento e d’inquietudine in molte comunità della nostra Europa. L’Ue deve guidare la transizione verso un pianeta in salute e un nuovo mondo digitale. Per farlo, però, deve unire le persone e adeguare la nostra economia sociale di mercato unica alle nuove ambizioni dell’epoca attuale. Nell’intraprendere questo viaggio dobbiamo sfruttare al massimo tutti i nostri punti di forza, i nostri talenti e il nostro potenziale, concentrandoci sulla parità e sulla creazione di opportunità per tutti: donne e uomini, cittadini dell’est, dell’ovest, del sud e del nord, giovani e anziani. Dobbiamo difendere i nostri valori comuni e promuovere lo Stato di diritto. Nei prossimi cinque anni tutte le istituzioni europee dovranno collaborare strettamente per dissipare le paure e creare opportunità».

All’Italia tocca un posto di peso, con Paolo Gentiloni all’economia, e la von der Leyen si dice certa che l’esponente del Pd metterà a disposizione la sua esperienza di ex primo ministro e ministro degli esteri italiano. Un boccone duro da masticare per Salvini e la Meloni, ma anche per Berlusconi che, facendo parte in Europa della coalizione democristiani-socialdemocratici-liberali, Gentiloni dovrà votarlo e sostenerlo.

All’Italia non va quindi nessuno degli 8 vicepresidenti della commissione che andranno a formare la nuova “cupola” di governo dell’Ue dei responsabili delle principali priorità enunciate negli orientamenti politici. «Guideranno le nostre attività sulle questioni generali più importanti – si legge in una nota – come il Green deal europeo, un’Europa pronta per l’era digitale, un’economia che lavora per le persone, la protezione del nostro stile di vita europeo, un’Europa più forte nel mondo e un nuovo slancio per la democrazia europea. I Commissari, al centro della struttura del nuovo collegio, gestiranno le competenze specialistiche fornite dalle direzioni generali». Tra questi c’è anche il socialista spagnolo Josep Borrell, nuovo alto rappresentante Ue per la politica estera e la politica di sicurezza al posto della Mogherini.

Ma più importanti sono certamente i tre vicepresidenti esecutivi, che avranno la doppia funzione di commissari e vicepresidenti responsabili di uno dei tre temi centrali dell’agenda della von der Leyen. Il primo vicepresidente esecutivo per importanza sembra essere il laburista olandese Frans Timmermans, un  politico di lungo corso sia in patria che all’Ue, già vicepresidente della Commissione Juncker ed ex candidato alla presidenza della Commissione Ue per i socialisti&democratici alle ultime elezioni europee, che coordinerà le attività per il Green deal europeo e gestirà la politica di Azione per il clima, con il sostegno della direzione generale per l’Azione per il clima.

Annunciando la candidatura di Timmermans, la von der Leyen ha dichiarato: «Voglio che il Green deal europeo diventi l’elemento distintivo dell’Europa. Il suo fulcro è il nostro impegno a diventare il primo continente al mondo a impatto climatico zero. Si tratta anche di un imperativo economico a lungo termine: chi saprà agire per primo e più rapidamente sarà in grado di cogliere le opportunità offerte dalla transizione ecologica. Voglio che l’Europa sia all’avanguardia. Voglio un’Europa esportatrice di conoscenze, tecnologie e buone pratiche».

Ad affiancare Timmermans nelle caselle ambientali della commissione saranno all’Energia la centrista del Rahvakeskerakond estone Kadri Simson, attuale ministro delle Infrastrutture e dell’energia del piccolo Paese baltico, mentre all’Ambiente e oceani andrà il lituano Virginijus Sinkevičius, attuale ministro dell’Economia e dell’innovazione, giovanissimo (28 anni) ma con un profilo preoccupante: fa parte del Lietuvos Valstiečių ir Žaliųjų Sąjunga (Partito dei contadini e dei verdi della Lituania), uno strano partito ambientalista di destra che in Europa aderisce ai Verdi ma che ora fa parte con Sinkevičius della Commissione Ue che i Verdi non sostengono. Inoltre, Sinkevičius non nasconde di essere un fan di un noto negazionista climatico come il presidente statunitense Donald Trump.

All’Agricoltura, altro ganglio delicato che gestisce miliardi di euro e buona parte della politica ambientale/climatica dell’Ue, andrà il polacco Janusz Wojciechowski, che ha fatto parte della commissione Agricoltura del Parlamento europeo e che attualmente è membro della Corte dei conti Ue. Anche qui siamo di fronte a un esponente della destra, aderente al Prawo i Sprawiedliwość (PIS), il partito integralista cattolico, xenofobo, sovranista e negazionista climatico al governo in Polonia.

Ai Trasporti andrà la socialista rumena Rovana Plumb, vicepresidente del gruppo socialisti&democratici all’Europarlamento e in Romania già ex ministro dell’Ambiente e dei cambiamenti climatici, del Lavoro, per i Fondi europei, dell’Istruzione, dei Trasporti della Romania. Anche qui non certo un’innovatrice e un’esponente di un governo in crisi perenne a causa delle accuse di corruzione.

Insomma, non c’è da stare molto tranquilli: se è vero che il Green deal europeo è stato affidato a un esponente “forte” come Timmermans (per il quale però non si può certo parlare di novità e cambiamento) è anche vero che i commissari “ambientali” vengono da Paesi dell’est Europa che non hanno mai brillato – anzi – per le loro politiche ambientali.

Comunque Ursula von der Leyen è fiduciosa: «Vogliamo imprimere un nuovo slancio alla democrazia europea. È una nostra responsabilità comune. La democrazia non è soltanto votare ogni 5 anni. È far sentire la propria voce e poter partecipare alla costruzione della società. Desidero guidare un collegio impegnato, che comprenda l’Europa e ascolti le richieste dei cittadini europei. Sarà una Commissione concreta: più fatti e meno parole. Abbiamo una struttura incentrata sulle azioni e non sulle gerarchie. Dobbiamo essere capaci di raggiungere i risultati che contano rapidamente e con determinazione».

Auguri a lei, e soprattutto all’ambiente e agli europei.