La pianta carnivora che fa l’eco per attrarre i pipistrelli

In cambio di riparo e protezione dai parassiti, i chirotteri defecano al suo interno

[24 Luglio 2015]

La natura è davvero sorprendente e lo studio  “Bats Are Acoustically Attracted to Mutualistic Carnivorous Plants”, pubblicato su Current Biology, da un team di ricercatori tedeschi e del Brunei Darussalam, rivela la meraviglia di una eccezionale relazione mutualistica sviluppatasi nelle impenetrabili foreste del Borneo  tra una pianta carnivora, la Nepenthes hemsleyana, che dispone di un riflettore di ultrasuoni, e un pipistrello, il Kerivoula hardwickii, che ne è irresistibilmente attratto.

Gli autori dello studio spiegano che «I mutualismi tra piante e animali modellano gli ecosistemi del mondo. In tali interazioni, è essenziale realizzare il contatto con le specie partner. Le piante si pubblicizzano regolarmente con i segnali che fanno appello specificamente alle preferenze percettive del partner. Ad esempio, molte piante hanno acquisito tratti come colori vivaci e fiori profumati che attirano gli impollinatori con problemi visivi, olfattivi, o, nel caso di un paio di fiori, anche stimoli acustici per i pipistrelli impollinatori  sotto forma di strutture eco-riflettenti. Tuttavia, l’attrazione acustico nelle piante è rara rispetto ad altri advertisements e non ne era  mai stato trovata al di fuori del contesto dell’impollinazione e solo nel  Neotropicale».

Ma i ricercatori  pensavano che questo fenomeno fosse più diffuso e più diversificato, dato che le interazioni pianta-pipistrello si verificano anche nei paleotropici e che nel Borneo è noto che alcuni pipistrelli hanno una relazione mutualistica con le piante carnivore, che fertilizzano con le loro feci in cambio di un rifugio all’interno delle loro “brocche”.

L’apertura della Nepenthes hemsleyana  «presenta una struttura concava prolungata – scrivono i ricercatori su Current Biology  – che avevamo previsto riflettesse  distintamente l’ecolocalizzazione dei pipistrelli da una vasta gamma di angolazioni. Tale struttura dovrebbe facilitare la localizzazione e l’identificazione delle brocche  anche all’interno di un ambiente fortemente ingombro. Le brocche prive  tale struttura dovrebbero essere meno attraenti per i pipistrelli». I test fatti sulle piante carnivore hanno rivelato che la struttura intorno al loro orifizio «Agisce davvero come un riflettore di ultrasuoni multidirezionale».

Gli scienziati tedeschi e del Brunei spiegano che «Negli esperimenti comportamentali in cui i pipistrelli sono stati confrontati con brocche diversamente modificate, la presenza del riflettore ha chiaramente agevolato il ritrovamento e l’identificazione delle brocche. Questi risultati suggeriscono che le piante hanno acquisito convergentemente i  riflettori nel Paleotropici e nei Neotropici per attrarre acusticamente i pipistrelli, anche se per motivi ecologici completamente diversi».

Ma perché queste piante carnivore hanno evoluto questo riflettore ultrasonico per attrarre i pipistrelli in cerca di un riparo? Lo hanno fatto perché in cambio usufruiscono delle urine e delle feci dei pipistrelli, ricche di azoto ed è per questo che hanno una sorta di sofisticato “campanello” di casa che possono sentire solo gli ospiti desiderati, ben felici di trovare riparo in una brocca dalla quale i parassiti sembrano rifuggire.

Come molte altre piante carnivora a forma di brocca, la  Nepenthes hemsleyana  cresce in terreni relativamente povere di nutrienti, per compensare questo deficit la maggior parte di queste piante carnivore secerne al suo interno fluidi viscosi che intrappolano e digeriscono gli sfortunati insetti che si avventurano al dentro la brocca, ma la Nepenthes hemsleyana  ha “deciso” di stipulare un contratto di affitto con il Kerivoula hardwickii: sostanze nutritive in cambio di alloggio.