La storia delle perline di gusci di struzzo che venivano scambiate a centinaia di chilometri di distanza 33.000 anni fa

Erano i "Mi piace" dell'età della pietra? Probabilmente fornivano informazioni sullo status e la disponibilità di risorse di gruppi di cacciatori-raccoglitori nell’attuale africa australe

[11 Marzo 2020]

«33.000 anni fa, un ciuffo d’erba cresceva su uno sperone di scisto. Uno struzzo beccò quell’erba e gli atomi presi dallo scisto e nell’erba diventano parte del guscio di un uovo che depose lo struzzo depone. Un membro di un gruppo di cacciatori-raccoglitori che viveva nel deserto del Karoo, nell’Africa meridionale, trovò l’uovo. Lo mangiò e ne fece il guscio in dozzine di pezzi. Praticò un foro, strinse i frammenti su un pezzo di tendine e li inanellò come una serie di perline. Regalò quegli ornamenti a degli amici che vivevano ad est, dove pioveva di più, per rinsaldare quei rapporti importanti. A loro volta, quelli fecero lo stesso, fino a quando le perline alla fine finirono in gruppi distanti che vivevano in alto nelle montagne orientali. Trentatremila anni dopo, un ricercatore dell’università del Michigan ha trovato le perline nell’attuale Lesotho e, misurando gli atomi nelle perline, ha fornito nuove prove su dove sono state fabbricate quelle perline e per quanto tempo i cacciatori-raccoglitori le usarono come tipo di valuta sociale».

E’ il riassunto dell’affascinante storia raccontata dallo studio “Ostrich eggshell bead strontium isotopes reveal persistent macroscale social networking across late Quaternary southern Africa”, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Science (PNAS) da un team di ricercatori delle università del Michigan, Oxford, Toronto Scarborough e Witwatersrand. Infatti il team di ricercatori guidato dall’archeologo dell’università del Michigan Brian Stewart ha stabilito che la pratica di scambiarsi questi ornamenti tra popolazioni umane che vivevano molto distanti risale a un periodo di tempo molto più lontano di quanto si pensasse finora.

Stewart sottolinea che «Gli esseri umani sono semplicemente animali socievoli, e questo ci fa risalire alle forze profonde che hanno selezionato per massimizzare le informazioni, informazioni che sarebbero state utili per vivere in una società di cacciatori-raccoglitori 30.000 anni fa e ancora prima. Le perline di gusci d’uovo di struzzo e i gioielli che ne sono stati fatti funzionavano sostanzialmente come le versioni dei “mi piace” dell’età della pietra di Facebook o Twitter, affermando contemporaneamente le connessioni per scambiare con i propri partner mentre avvisavano gli altri dello status di tali relazioni».

Il Lesotho è un piccolo e poverissimo Paese percorso da catene di montagne e fiumi, in media è il Paese africano con la maggiore elevazione sul livello del mare e «Più di 30.000 anni fa per i cacciatori-raccoglitori era probabilmente un posto formidabile dove vivere» fa notare Stewart. Inoltre, l’abbondanza di acqua dolce e l’ambiente vallivo montano della regione fornivano protezione contro le oscillazioni climatiche agli esseri umani che vivevano lì già 85.000 anni fa.

All’università del Michigan spiegano che «Gli antropologi sanno da tempo che i cacciatori-raccoglitori contemporanei usano perline di gusci d’uovo di struzzo per stabilire relazioni con gli altri». In Lesotho, gli archeologi hanno iniziato a trovare piccoli ornamenti fatti di gusci di struzzo, ma il problema è che gli struzzi non vivono in quell’ambiente montano e gli stessi archeologi non hanno trovato prove che quegli ornamenti fossero stati realizzati in quella regione: non hanno mai trovato nessun frammento di guscio d’uovo di struzzo non lavorato o di perline nelle diverse fasi della produzione.

Quando gli archeologi (oltre a Stewart, Yuchao Zhao, Peter Mitchell, Genevieve Dewar e James Gleason e Joel Blum) hanno iniziato a scoprire perline di gusci d’uovo senza evidenze che fossero state prodotte in quello che oggi è un piccolo regno completamente circondato dal Sudafrica, hanno cominciato a sospettare che le perle fossero arrivate in Lesotho attraverso antichissime reti di scambio. Hanno così deciso di testare le perline utilizzando l’analisi dell’isotopo di stronzio, che ha consentito agli archeologi di individuare dove sono state fatte.

Lo stronzio-87 è un isotopo prodotto dalla decadenza dell’elemento radioattivo rubidio-87. Le rocce più vecchie come il granito e lo gneiss hanno più stronzio rispetto alle rocce più giovani come il basalto. Quando gli animali si nutrono di un determinato territorio, questi isotopi di stronzio vengono incorporati nei loro tessuti. Il Lesotho è più o meno al centro di una formazione geologica chiamata Supergroup Karoo. Il nucleo del supergruppo montuoso è di basalto, proveniente da eruzioni vulcaniche relativamente recenti che hanno formato gli altopiani del Lesotho. Il Lesotho è a sua volta circondato da rocce sedimentarie molto più antiche. L’anello più esterno di questa formazione oscilla tra i 325 e 1.000 chilometri dal Lesotho.

Quindi, per valutare dove siano state realizzate le perline di gusci d’uovo di struzzo, il team di ricercatori ha stabilito una baseline di rapporti isotopici dello stronzio, ovvero la quantità di stronzio disponibile in un determinato sito, utilizzando campioni di vegetazione e di terreno e campioni dello smalto dei denti di roditori moderni presi da campioni museali raccolti in tutto il Lesotho e dalle aree circostanti. Secondo le loro analisi, «Quasi l’80% delle perline trovate dai ricercatori nel Lesotho non poteva provenire da struzzi che vivevano vicino a dove le perline sono state trovate nell’altopiano del Lesotho».

Stewart conferma: «Questi ornamenti provenivano costantemente da lunghe distanze. Il pezzo più antico nel nostro campione aveva il valore dell’isotopo di stronzio di un terzo più alto, quindi è anche uno dei più esotici». Ma Stewart ha anche scoperto che alcune perline non potevano provenire da 325 chilometri dal Lesotho e che potrebbero essere state realizzate in un’area distante fino a 1.000 chilometri. Scoperte che stabiliscono anche che «Queste perline furono scambiate durante un periodo di sconvolgimento climatico, circa 59 – 25 mila anni fa. L’uso di queste perline per stabilire relazioni tra i gruppi di cacciatori-raccoglitori garantiva a un gruppo l’accesso alle risorse altrui quando in una regione il tempo peggiorava».

Stewart spiega ancora che «Quello che è successo 50.000 anni fa è stato che il clima stava attraversando enormi oscillazioni, quindi potrebbe non essere una coincidenza che sia stato esattamente quando arrivò questa tecnologia. Queste reti di scambio potrebbero essere utilizzate per dare informazioni su risorse, condizioni dei territori, animali, alimenti vegetali, altre persone e forse partner per un matrimonio».

Stewart conclude: «Mentre gli archeologi hanno da tempo accettato che questi oggetti di scambio legavano le persone ai paesaggi nel Kalahari etnografico, ora abbiamo prove certe che queste perle venivano scambiate su enormi distanze non solo in passato, ma per un lungo periodo di tempo. Questo studio mette un altro pezzo nel puzzle su come siamo sopravvissuti più a lungo di tutti gli altri umani e del perché siamo diventati la specie dominante del pianeta».