L’Averla minore non nidifica più in Francia. Colpa dei cambiamenti climatici e dell’agricoltura intensiva

E’ il primo uccello nidificante scomparso in Francia nel XXI secolo. Potrebbe estinguersi in Europa occidentale entro la fine del secolo

[19 Agosto 2019]

Secondo Bird Guides, quest’anno, per la prima volta nella storia, nessuna averla cenerina o averla minore (Lanius minor)   è riuscita a riprodursi con successo in Francia, facendo di questa specie il primo uccello nidificante scomparso in Francia nel XXI secolo.

A metà maggio in tutta la Francia era stata registrata una sola coppia di averle minori nidifcante nel  dipartimento di Hérault, ma all’inizio di luglio la femmina è scomparsa e, da solo, il maschio da solo non ha potuto sfamare i pulcini e ha abbandonato il nido due giorni dopo.

Prima della prima guerra mondiale, le averle minori erano considerate comuni in gran parte della Francia, ad esclusione dell’estremo sud-ovest, della Bretagna e lungo la costa della Manica. Ma anche nell’estremo nord del Paese non mancavano nidificazioni occasionali documentate. Lungo la costa mediterranea e nella Francia orientale l’averla cenerina era molto comune e spesso era la specie di averle più abbondante.

Dopo la seconda guerra mondiale, con l’industrializzazione delle pratiche agricole e l’uso dei pesticidi, la popolazione di questi uccelli ha subito un brusco declino che è cominciato partendo dai confini del suo areale riproduttivo per poi estendersi in tutta la Francia, spostandosi progressivamente verso sud. All’inizio degli anni ’90, Lanius minor si riproduceva solo nella regione della Linguadoca-Rossiglione al confine con il Mar Mediterraneo. Nel 1999, la specie era presente solo nelle fertili pianure dei dipartimenti dell’Aude e dell’Hérault a sud-ovest di Montpellier, dove erano state censite solo 56 coppie.

Fono al 2001 la popolazione riproduttiva totale di averle minori è rimasta tra le 40 e le 50 coppie, tra il 2002 e il 2007 è scesa tra 27 e 36 coppie che si erano poi progressivamente ridotte a e 17 – 20 coppie. Nel 2014 ci fu un’inaspettata sorpresa: un aumento fino a 28 coppie con 80 – 84 pulcini nati e involati. Un miglioramento che però è stato di breve durata: la specie, che è elencata come in pericolo critico di estinzione nella lista rossa nazionale degli uccelli riproduttori in Francia, è nuovamente diminuita a solo 10 coppie nel 2015, a 8 nel 2016, a 5 nel 2017,  a 2 nel 2018 e a 1 (senza successo riproduttivo) nel 2019.

Nidificazioni episodiche e isolate sono state censite nei dipartimenti di Var (2014 e 2015) e nella pianura di Crau (2018). Inoltre, nel 2016 una coppia mista di una femmina di Averla capirossa (Lanius senator)  e di averla grigia (maschio) ha tentato di nidificare nel dipartimento dei Vosgi.

Dato che si nutre di invertebrati, l’Averla minore vive in habitat costituiti da mosaici agricoli con viti e aree più aperte. E’ una specie è molto fedele al sito, che ritorna nelle stesse aree di nidificazione anno dopo anno. Costruisce il suo nido ad altezze di 10-20 metri, spesso nei grandi filari di platani lungo le strade (come nell’Hérault) o su grandi alberi di frassino (nell’Aude). E’ una specie socievole e, quando le risorse alimentari sono disponibili, a volte si possono trovare due nidi a 100-150 metri l’uno dall’altro.

Secondo Bird Guides «Il drammatico declino della specie è molto probabilmente dovuto in parte alle fluttuazioni climatiche osservate negli ultimi 150 anni, che hanno causato l ‘”atlantizzazione” climatica in tutta la Francia, con condizioni più umide nei mesi estivi. Anche nei bastioni di questa specie continentale legata al clima rimasti nella Francia orientale (Alsazia, Champagne-Ardenne e Lorena) fino all’inizio degli anni ’70 le averle grigie dovevano frequentare aree coltivate (grandi alberi e mosaici di varie colture) che sono stati eliminati, senza dubbio a causa dell’inesorabile progresso dell’agricoltura intensiva, compresa la realizzazione di enormi monocolture e l’uso massiccio di pesticidi».

Il drastico calo del numero di averle minori francesi, che è stato attentamente monitorato per oltre 25 anni, oltrepassa i confini della Francia ed legato a una combinazione di fattori: «Oltre alle attuali pratiche agricole, alcuni fattori climatici e il bracconaggio sulle sue lunghe rotte migratorie del Mediterraneo ( 6.200 miglia) e il degrado degli habitat di svernamento – dicono a  Bird Guides – E’  probabile che quest’ultimo fattore abbia provocato forti variazioni inter-annuali della popolazione riproduttiva francese negli anni 2000 senza che si siano notati cambiamenti a livello locale. L’Averla grigia passa solo il 25% del suo ciclo annuale nei siti di nidificazione. Durante la migrazione autunnale, le popolazioni europee convergono nella penisola balcanica, nelle isole greche, per poi penetrare verso sud in Africa e, più precisamente, avvicinarsi alla costa egiziana.  Probabilmente, per l’Averla minore sono ancora più gravi i trend climaticio nei suoi territori  di svernamento africani. Un’area molto più piccola dell’areale riproduttivo totale del Paleartico, che si estende principalmente in aree semi-aride che ricevono circa 600 mm di pioggia all’anno e che comprende l’estremo sud dell’Angola, la Namibia, il Botswana, parti del Mozambico e i confini nord-orientali del Sudafrica. In queste aree sono sempre esistiti periodi di siccità, ma ora si verificano con una frequenza e una magnitudine senza precedenti».

Sono queste condizioni di accelerato cambiamento climatico in Africa che presumibilmente incidono sull’intera popolazione mondiale di averle minori e gli ornitologi evidenziano che «Sembra logico pensare che gli effetti negativi di questo fenomeno invernale abbiano soprattutto un impatto sul numero delle popolazioni nidificanti ai margini dell’areale della specie, come quelle  del sud della Francia.

Il Muséum national d’histoire naturelle di Parigi ha modellato la futura distribuzione invernale mondiale delle averle minori e i risultati ottenuti non sono rassicuranti: si prevede una graduale frammentazione del loro areale di svernamento, che entro il 2100 si ridurrà ad appena un quarto della sua estensione attuale e sarà limitato all’estremo sud-est del continente africano.

Purtroppo, in Francia, l’attuazione di un piano d’azione regionale nel 2008 e poi di un piano d’azione nazionale nel 2013, non sono riusciti a frenare il declino delle specie, ma hanno garantito la conservazione di habitat adeguati per una possibile ricolonizzazione spontanea o assistita. Bird Guides conclude: «Ormai è necessaria una forte cooperazione internazionale per la conservazione delle specie- per fermare il vero e proprio abbrivio  verso la sua scomparsa in tutta l’Europa occidentale».