Le grandi scimmie condividono la teoria della mente con gli esseri umani (VIDEO)

Scimpanzé, bonobo e oranghi fanno affidamento sull'esperienza personale per anticipare le azioni degli altri

[3 Ottobre 2019]

Più impariamo dalle grandi scimmie antropomorfe, i nostri parenti più stretti, più scopriamo che siamo simili. E’ il caso del nuovo studio “Great apes use self-experience to anticipate an agent’s action in a false belief test” w pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America (PNAS) da un team di ricercatori giapponesi, britannici e tedeschi, che suggerisce che le grandi scimmie – delle quali fanno parte scimpanzé (Pan troglodytes), bonobi (Pan paniscus) e oranghi (Pongo Lacépède) – possiedono come noi la teoria della mente, il che significa che possono comprendere gli stati mentali degli altri.

Per decenni gli scienziati hanno discusso vivacemente sulla possibilità che una qualsiasi specie non umana potesse avere questa capacità che si riteneva esclusiva del genere umano, dato che noi utilizziamo la teoria della mente per vivere e relazionarci nelle nostre società.

Il principale autore dello studio, il giapponese Fumihiro Kano del Kumamoto Sanctuary e Primate Research Institute dell’Università di Kyoto, insieme a un team composto da scienziati tedeschi del Max-Planck-Institut für evolutionäre Anthropologie e britannici dell’università di St Andrews, aveva precedentemente dimostrato nello studio “Great apes anticipate that other individuals will act according to false beliefs”, pubblicato su Science nel 2016 da un team del quale facevano parte quasi tutti i ricercatori autori del nuovo studio, che le grandi scimmie sono in grado di riconoscere quando gli altri operano all’interno di un false set of assumptions, una componente chiave della teoria della mente.

Nell’esperimento del 2016, alle scimmie venivano fatti vedere dei video di esseri umani – uno travestito da gorilla che è stato chiamato Kong – che nascondevano un oggetto e poi indovinavano dove fosse. Un video mostrava l’attore travestito da gorilla che nascondeva un oggetto mentre un altro umano guardava. La persona doveva quindi indovinare dove fosse nascosto l’oggetto. Un secondo video mostrava l’attore travestito da gorilla che nascondeva un oggetto dopo che l’altro umano aveva lasciato la stanza. Quando la persona tornava doveva indovinare dove era nascosto l’oggetto. In totale, 17 delle 22 scimmie testate avevano previsto correttamente che, se l’oggetto era stato spostato a sua insaputa, l’agente avrebbe cercato nel nascondiglio originale. Il che evidenzia che le grandi scimmie possono anticipare le azioni di un altro individuo, anche quando quell’agente ha una falsa convinzione sulla realtà. Questa è una delle prove più evidenti che le grandi scimmie possono comprendere la teoria della mente di un “agente”.

Kano spiega: «Inizialmente abbiamo creato un film basato su un test psicologico consolidato – particolarmente eccitante per le scimmie – e lo abbiamo combinato con la tecnologia di tracciamento degli occhi per registrare i modelli di sguardo che indicano l’anticipazione del comportamento di un agente sulla base della comprensione della falsa convinzione dell’agente».

Il principio alla base di questo precedente test era quello di rivelare se le scimmie potevano capire ciò che un agente – un essere umano che veniva osservato – sapeva erroneamente della posizione di un oggetto, anche quando l’oggetto veniva spostato mentre l’agente era assente. «Le scimmie sembravano dimostrare con successo la capacità di anticipare le azioni dell’agente – dicono all’università di Kyoto – anche quando l’agente possedeva una falsa conoscenza della posizione dell’oggetto».

L’ultimo studio corrobora i risultati del 2016 ma mette in dubbio una spiegazione proposta per le valutazioni accurate del comportamento delle grandi scimmie. Il lavoro precedente suggeriva che gli animali seguissero la cosiddetta “regola del comportamento”, il che significa che probabilmente la grande scimmia coinvolta nel test aveva solo scelto l’ultima posizione vista. E i ricercatori si sono chiesti: «I soggetti hanno veramente compreso lo stato mentale dell’agente – la falsa convinzione dell’agente sulla posizione dell’oggetto – o si sono limitati a fare affidamento su regole specifiche sul comportamento dell’agente, vale a dire che l’agente tendeva a visitare il luogo visto l’ultima volta?»

Per rispondere a questa domanda, nel nuovo studio il team ha applicato una novità sostanziale: hanno sottoposto 47 scimpanzé, bonobo e oranghi che indossavano un dispositivo di localizzazione visiva e sorseggiavano del succo, a due tipi diversi di test: uno “goggles” e uno “trick blindfold”. I primati sono stati messi di fronte a due barriere: una “vera” barriera fatta di un materiale opaco o una “trick” che sembra opaca da una certa distanza ma diventa trasparente da vicino. Nel nuovo episodio mostrato alle scimmie – entrambi i gruppi hanno visto la stessa scena – si può vedere un agente da dietro una barriera mentre un oggetto viene traslocato. Questa barriera ha un aspetto identico a quelli sperimentati dalle scimmie, il che porta alla domanda critica: i due gruppi di scimmie – avendo avuto esperienze diverse con le barriere – potrebbero dedurre la capacità o l’incapacità dell’agente di vedere attraverso la barriera, basandosi sulle loro stesse esperienze?

Il team di ricercatori fa notare che «con la barriera opaca, le scimmie hanno anticipato che l’agente sarebbe andato nel luogo che l’agente aveva visto l’ultima volta. Al contrario, con la barriera col trucco, le scimmie prevedevano che l’agente non sarebbe andato da nessuna parte, poiché l’oggetto era stato rimosso del tutto. Quindi per davvero, sì, le scimmie sono state in grado di fare l’inferenza corretta».

Secondo gli scienziati loro risultati Escludono una spiegazione puramente comportamentale, perché i due gruppi di scimmie hanno anticipato il comportamento dell’agente in base alle proprie esperienze personali con le barriere, anche quando entrambi i gruppi avevano osservato l’agente agire in modo identico. Insieme, questi risultati confermano l’idea che … gli animali non umani hanno una teoria della mente e non si basano semplicemente sulle regole di comportamento per interpretare e anticipare le azioni degli altri».

Kano. Conclude: «Siamo stati entusiasti di scoprire che le grandi scimmie hanno superato questo difficile test. I risultati suggeriscono che condividiamo questa capacità con i nostri cugini evolutivi. Abbiamo in programma di continuare a perfezionare i nostri metodi per testare ulteriori alternative non-mentalistic alla teoria della mente negli animali non umani».

Videogallery

  • Video: Demonstration of apes using theory of mind by Kyoto University