Le piantagioni non sono foreste! Appello ambientalista alla Fao

No all’espansione delle monocolture industriali e di alberi OGM

[31 Agosto 2015]

Salviamo la Foresta  si rivolge direttamente alla Fao che  a settembre parteciperà al World Forestry Congress (WFC)  a Durban che definisce «Un evento dominato dall’industria del legname».  Secondo la rete ambientalista «iLa definizione di foresta della Fao è segnata da un errore di fondo: si intende come una mera estensione di alberi. Le foreste possono essere sradicate e sostituite con piantagioni di caucciù, oppure possono essere tagliate e sostituite con piantagioni di pino o eucalipto. Per la Fao, queste sono operazioni di “deforestazione non definitiva”. Se le praterie vengono divelte o, se i contadini vengono derubati delle loro terre per darle in gestione alle compagnie che implementano piantagioni, monocolture industriali di alberi chiamate Deserti Verdi, per la Fao  questo è “imboschimento”. Il rifiuto della FAO di accettare che le foreste siano definite tali per la loro diversità biologica, sociale, culturale e spirituale, promuove l’espansione delle piantagioni di alberi in grande scala a discapito delle comunità, delle foreste e di altri ecosistemi. Dà impulso a false soluzioni alla crisi climatica, intendendo le foreste come mere riserve di carbonio. Persino le piantagioni di eucalipto ed altri alberi geneticamente modificati vengono falsamente chiamate “foreste”.  Questa definizione è stata denunciata da gruppi della società civile, movimenti sociali e molti scienziati, da diversi anni».

Salviamo la Foresta al  WFC di Durban si unirà alle organizzazioni e reti della società civile di tutto il mondo e parteciperà al Civil Society Aletrnative Program, che sfiderà il programma estrattivista del WFC. «Denunceremo le reali cause della distruzione delle foreste e i relativi responsabili», assicura l’organizzazione che intanto chiede di firmare una perizione che verrà consegnata al World Forestry Congress ed indirizzata a José Graziano da Silva, Direttore Generale della Fao, Trevor Abrahams, Segretario Generale del XIV World Forestry Congress 2015, Tiina Vahanen, Segretaria Generale Associata del XIV World Forestry Congress 2015.

Ecco il testo della petizione:

La Fao definisce “foresta” una “estensione di oltre 0,5 ettari con alberi alti oltre 5 metri e una copertura di oltre il 10 per cento costituita da alberi capaci di raggiungere questi parametri in loco ”.

Questa definizione riduce le foreste a mere estensioni di alberi, dimenticando la diversità strutturale, funzionale e biologica degli alberi e delle molte specie che compongono la foresta, così come la sua importanza culturale e l’interazione che avviene tra le comunità e le foreste.

La definizione della FAO di foresta beneficia gli interessi delle lobby del legname e delle compagnie che implementano le piantagioni industriali di alberi, includendo l’industria per l’estrazione della cellulosa per le cartiere, la gomma e la bioenergia. Ridurre la funzione delle foreste a meri magazzini di carbonio avvantaggia l’industria delle piantagioni sempre di più, perché permette loro di sostenere che le piantagioni di alberi sono “foreste piantate” che assorbono anidride carbonica in modo particolarmente rapido. L’anidride carbonica immagazzinata può essere quindi venduta in qualità di “crediti di carbonio”, una falsa soluzione al cambiamento climatico. La definizione della Fao consente altresì alle piantagioni di alberi geneticamente modificati di venire classificati come “foreste”.

L’espansione delle monocolture industriali di alberi per esempio di eucalipto, pino ed acacia, sono, sia direttamente che indirettamente, determinanti nella distruzione delle foreste. Questa espansione distrugge la biodiversità e contribuisce al cambiamento climatico (l’anidride carbonica nella vegetazione e nel suolo viene dispersa nella conversione in piantagioni) e devasta la vita di milioni di indigeni e di altre popolazioni che dipendono dalla foresta.

Secondo la Fao, almeno 300 milioni di donne e uomini, nel mondo, dipendono direttamente dalle foreste per vivere. La definizione distorta di foresta della Fao legittima e quindi favorisce l’impatto distruttivo di questo fenomeno.

Nei suoi principi di fondo, la Fao si definisce come un’organizzazione lider “nello sforzo internazionale per combattere la fame”. Per rispondere a questa definizione, la FAO deve rivedere urgentemente il suo concetto di foresta, optando per una definizione distante dalle preferenze e prospettive di crescita delle compagnie produttrici di legname, pasta cellulosa, carta e gomma; optare quindi per una definizione che rifletta le realtà ecologiche e la visione delle comunità che dipendono dalle foreste sarebbe un atto di coerenza indispensabile.

Durante il World Forestry Congress della Fao che si terrà a Durban in Sud Africa, noi – movimenti sociali, ONG e attivisti – ci impegniamo a portare avanti la campagna per stimolare la Fao e tutte le relative istituzioni, ad iniziare un processo di revisione per una nuova e diversa definizione di foresta, sotto l’egida delle comunità che vivono e dipendono dalle foreste.

Crediamo fortemente che l’attuale definizione usata dalla FAO debba essere cambiata e che le piantagioni non debbano essere assolutamente definite foreste.

Definite le foreste con il loro vero significato!