Licenza di uccidere? L’impatto dei gatti domestici sulla fauna italiana

In Italia i gatti domestici possono uccidere almeno 207 specie che vivono nel bacino del Mediterraneo

[16 Dicembre 2019]

Lo studio “License to Kill? Domestic Cats Affect a Wide Range of Native Fauna in a Highly Biodiverse Mediterranean Country” – pubblicato su Frontiers in Ecology and the Environment da Emiliano Mori, università di Siena, Mattia Menchetti, Universitat Pompeu Fabra – Barcellona e università di Firenze, Alberto Camporesi, Associazione per la Divulgazione Ambientale e Scientifica, Dovadola, Luca Cavigioli, Società di Scienze Naturali del Verbano Cusio Ossola, Karol Tabarelli de Fatis, Museo delle scienze di Trento, Marco Camporesi, Universidade dos Açore – è di quelli destinati a far discutere e infatti la discussione su chi sia più colpevole – il gatto o l’uomo – è già divampata non appena pagine Facebook come Naturalisti italiani lo hanno rilanciato scrivendo. «Il danno dei gatto domestici su fauna Italiana, finalmente in uno studio professionale e facile da capire. Da tenere sottomano per qualsiasi dibattito virtuale… e non. Congratulazioni agli autori!!»

E gli autori sottolineano che «Tra gli animali domestici, il gatto domestico, Felis catus, è ampiamente considerato una delle minacce più gravi alla conservazione della fauna selvatica. Ciò è particolarmente evidente per gli ecosistemi insulari, poiché spesso mancano i dati per i Paesi della terraferma. In Italia, il paese europeo più ricco di biodiversità, i gatti sono animali domestici molto popolari. In questo lavoro, abbiamo mirato a valutare il potenziale spettro di vertebrati selvatici che potrebbero essere uccisi daI gatti domestici free-ranging e abbiamo considerato i nostri risultati nel contesto del loro stato di conservazione e della categoria di minaccia IUCN».

Il team di ricercatori italiani ha accolto dati sull’impatto dei gatti sia avvalendosi della citizen science per ricavare informazioni sulle predazioni sulla fauna selvatica ad opera di 145 gatti appartenenti a 125 proprietari, sia seguendo per 1 anno 21 di questi 145 gatti e registrando tutte le prede che hanno portato a casa.

Il risultato è che «In Italia I gatti domestici possono uccidere almeno 207 specie (2.042 eventi di predazione); tra queste, 34 sono elencate come “Minacciate” o “Quasi minacciate” nelle liste rosse IUCN e italiana». 1.533 prede sono state uccise dai gatti nei mesi caldi (aprile-settembre). Il sondaggio è stato condotto in tutta Italia, con dati provenienti da 377 località, comprese le aree rurali e urbane, dal livello del mare alle zone montuose.

Le prede preferite dei gatti domestici vaganti sono uccelli e piccoli e mammiferi come i passeriformi e i roditori. Considerando questa dieta all’interno dello spazio in cui si muovono solitamente i gatti domestici, i ricercatori hanno osservato che «La classe che occupava il più grande spazio funzionale era quella degli uccelli, seguita da mammiferi, rettili e anfibi. Pertanto, l’impatto maggiore è sulla struttura funzionale delle comunità di mammiferi e uccelli».

La specie più frequentemente uccisa tra i mammiferi è risultata il topo domestico Mus domesticus (10%), sebbene siano stati segnalati anche Rattus rattus (9,4%), Apodemus flavicollis (8,2%), Sciurus vulgaris (8,2%) e Suncus etruscus (8,2%). Si tratta di specie comuni (“Minore preoccupazione”) in Italia.

Per quanto riguarda gli uccelli, le specie più frequentemente uccise erano: merlo  Turdus merula (13%), passero italiano Passer italiae (7,9%), tortora dal collare Streptopelia decaocto (7,9%) e capinera Sylvia atricapilla (7,9%), Il passero italiano è endemico del nostro Paese e sta diminuendo.

Per quanto riguarda i rettili, le specie più frequentemente uccise erano lucertola muraiola Podarcis muralis (29%),biacco Hierophis virdiflavus / carbonarius (12,8%) e framarro occidentale Lacerta bilineata (12,8%).

Tra gli anfibi, le specie più frequentemente uccise erano rana agile Rana dalmatina (40%) e rana comune Pelophylax synklepton esculentus (20%), entrambe include negli allegati della Direttiva Habitat.

Oltre 30 delle specie predate sono elencate come “minacciate” nella lista rossa IUCN, mentre la grande maggioranza (oltre il 75%) delle specie uccise dai gatti vaganti liberamente appartiene alla categoria “Minore preoccupazione”. I ricercatori fanno notare che «Ciò è coerente con il fatto che le specie meno preoccupanti sono, in media, le specie più abbondanti e quindi potenzialmente le più disponibili per i gatti domestici, che sono predatori opportunisti. Tuttavia, nonostante la loro diffusa distribuzione e presenza, queste specie possono svolgere un ruolo chiave nel mantenimento di altre specie carnivore che meritano misure di conservazione, la cui dieta si basa proprio sulle specie uccise dai gatti domestici, e questo può suggerire un ruolo importante per le predazioni dei gatti nel funzionamento degli ecosistemi. Inoltre, le poche uccisioni riportate di specie minacciate possono essere più dannose rispetto alle molte delle specie diffuse comuni. Il passero italiano, Passer italiae, è endemico in Italia ed è classificato come “vulnerabile”. L’alto tasso di predazione dei gatti domestici su questo uccello può quindi essere una minaccia per la sua conservazione. Altre specie italiane endemiche / quasi endemiche che sono molto predate dai gatti domestici in Italia includono il toporagno vallesano, Sorex antinorii , classificato come “carenza di dati”, il toporagno siciliano, Crocidura sicula e l’orbettino italiano, Anguis veronensis . L’Italia svolge un ruolo chiave in Europa nella conservazione dello scoiattolo rosso eurasiatico, Sciurus vulgaris , che è minacciato dalla frammentazione dell’habitat e dalla competizione con le specie introdotte; questo roditore è tra le principali specie uccise dai gatti domestici (vale a dire oltre l’8% di predazioni). Inoltre, abbiamo confermato che i gatti domestici in roaming libero possono rappresentare un’enorme minaccia per gli assembramenti di pipistrelli, che comprendono un certo numero di specie in pericolo che rappresentano bioindicatori di primaria importanza della qualità ambientale».

Ma lo studio ha anche scoperto che l’utilizzo dei collari con i campanellini non influenza il tasso di predazione dei gatti, mentre il numero di prede che portano a casa diminuisce con l’aumentare della distanza dalla campagna. I collari o bavaglini per gatti sembrano essere più efficaci ridurre la predazione sulla fauna selvatica ma lo studio dice che questa efficacia dovrebbe essere testata statisticamente

I ricercatori sottolineano: «Abbiamo fornito prove evidenti del fatto che i gatti domestici free-ranging possono compromettere seriamente la conservazione di specie selvatiche minacciate e non minacciate, che già soffrono di un declino della popolazione a causa di altre cause, ad esempio la perdita dell’habitat. La mitigazione degli impatti dei gatti domestici sulla fauna selvatica richiede progetti di divulgazione che promuovano la proprietà responsabile del gatto, nonché una limitazione del comportamento free-ranging, in particolare di notte».

Ma lo studio conclude. «Tuttavia, è improbabile che articoli scientifici modifichino di per sé il comportamento dei proprietari di animali domestici».

Molti proprietari ed amanti dei gatti tendono a negare gli impatti negativi dei loro affascinanti felini e i comportamenti dei proprietari di gatti potrebbe essere difficile da modificare, anche in un hotspot di biodiversità come il bacino del Mediterraneo. I ricercatori dicono però che proprio il benessere dei gatti, incluso l’aumento del rischio di contrazione di malattie negli individui lasciati vagare liberamente, o la predazione dei gatti da parte di altri mammiferi selvatici più grossi, dovrebbero incoraggiare i proprietari di gatti a tenerli sotto controllo. Le leggi dicono che è un reato non fornire ai gatti cibo, riparo e libertà dalla sofferenza, prevenendo la crudeltà ma anche promuovendo la proprietà responsabile del gatto.

I ricercatori concludono. «Tenere i gatti in casa contribuirebbe a prevenire danni alla fauna selvatica autoctona e alla diffusione di malattie e zoonosi dalle specie selvatiche ai gatti domestici. Una maggiore concorrenza inter e intra specifica aumenterebbe lo stress nei gatti: i proprietari responsabili dovrebbero alleviare lo stress riducendo gli incontri tra gatti e altre specie/individui, nonché prendendosi cura del loro stato di salute».