Lo scoiattolo rosso torna a Perugia, in aree da cui era scomparso da anni

Dopo due anni, i primi risultati del progetto Life+ U-Savereds. Confermato il pericolo scoiattolo grigio

[25 Gennaio 2017]

La conferenza stampa di presentazione dei primi risultati del Life+ “Management of grey squirrel in Umbria: conservation of red squirrel and preventing loss of biodiversity in Apennines” (U-Savereds) ha dimostrato il successo di un progetto Life nato – non senza qualche contestazione – dall’esigenza di far fronte alla possibile minaccia a cui lo scoiattolo comune europeo (Sciurus vulgaris) a causa dll’introduzione dello scoiattolo grigio americano (Sciurus carolinensis). Il U-Savereds è promosso e realizzato dall’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (Ipra), in collaborazione con la Regione Umbria, il Comune di Perugia, l’Istituto zooprofilattico sperimentale Umbria e Marche, la Regione Lazio, Legambiente Umbria e l’Istituto Oikos.

Valentina La Morgia, coordinatrice del progetto, Piero Genovesi, presidente del gruppo specialista sulle specie invasive dell’Iucn, e Dario Capizzi, della Direzione ambiente e sistemi naturali della Regione Lazio, hanno spiegato che «U-Savereds è un progetto comunitario nato dall’obbligo di dare attuazione al Regolamento europeo sulla prevenzione, gestione e diffusione delle specie alloctone invasive: nello specifico, facendo fronte alla minaccia di estinzione cui lo scoiattolo comune europeo (più spesso conosciuto come scoiattolo rosso) sta andando incontro, in seguito alla presenza e all’espansione, anche in Umbria, dello scoiattolo grigio americano. Specie aliena, questa, che si è cominciata a diffondere in Umbria a partire dai primi anni 2000».

La conferenza ha evidenziato che «L’obbligo di intervenire in tal senso ci viene dalla Comunità Europea, che con il regolamento EU 1143/14 ha definitivamente stabilito che gli Stati Membri devono impegnarsi a prevenire la diffusione delle specie invasive ed eventualmente intervenire attuando azioni di controllo».

Il punto di partenza dell’intero progetto è stato quello di riuscire a capire la distribuzione e il vero numero di scoiattoli grigi presenti a Perugia e in Umbria, per avviare tutte le azioni gestionali per la loro  rimozione e  per salvaguardare lo scoiattolo rosso. «Secondo i dati sulla presenza dello scoiattolo grigio in Umbria è stato stimato che lo scoiattolo grigio è presente prevalentemente in una zona centrale di 3,4 km2, ma la gamma complessiva è più ampia e si estende per circa 35 km2 – spiegano i ricercatori – Il campionamento è stato condotto principalmente nella zona centrale della distribuzione dello scoiattolo grigio e in una zona cuscinetto intorno alla zona di nucleo. Nel complesso, con questa metodologia è stata esaminata una superficie di circa 13,5 km2 ed è stata ottenuta una stima di 1510 individui. Secondo i dati raccolti, è stato stimato che solo 112 scoiattoli rossi erano ancora presenti nella stessa area 13,5 km2».

Una ricerca che ha fatto toccare con mano la scomparsa graduale dello scoiattolo rosso a causa dell’espansione del grigio, ma durante i mesi più recenti, con l’avvio dell’attività di gestione «si è avuta la piacevole scoperta della presenza dello scoiattolo autoctono in una zona a ridosso del Parco Faunistico della Città della Domenica – dicono quelli di U-Savereds –  Due individui infatti sono entrati ripetutamente nelle trappole presenti nell’area. E’ un risultato importante, che permette di affermare che si potrà tornare a vedere lo scoiattolo rosso anche in una zona dove la presenza della specie alloctona è stata fino ad ora tanto rilevante».

A Perugia, come nel nord Italia, lo scoiattolo grigio americano è arrivato per colpa dell’uomo, e ha preso il sopravvento sulla specie autoctona «grazie alla sua elevata capacità di sfruttare le risorse del territorio – spiegano i ricercatori –  e anche grazie all’atteggiamento confidente che lo rende abile a prendere il meglio anche da un contesto fortemente antropizzato come quello cittadino o periurbano».

Dalla conferenza stampa è emerso che «La difficoltà maggiore del progetto è rappresentata proprio da questo aspetto, che deriva dal far comprendere ai cittadini la necessità di intervenire. Senza la loro collaborazione sarà molto difficile ottenere il risultato atteso, che è quello di eliminare la specie o ridurla il più possibile, e prima che questa raggiunga un livello tale per cui l’unico intervento praticabile sarà quello di prevedere una costante attività di controllo».

Genovesi conclude: «Tutte le specie aliene sono state portate dall’uomo, ed è necessario pertanto lavorare insieme sulla prevenzione al fine di sensibilizzare i cittadini nell’assumere comportamenti responsabili. Nessuna battaglia si può vincere senza la collaborazione di tutta la comunità».