Lupi, cinghiali e uomini. Conferme e sorprese da uno studio italiano (VIDEO – Immagini cruente)

Diminuendo troppo le popolazioni di cinghiali si rischia di aumentare l’impatto dei lupi su caprioli e bestiame

[11 Dicembre 2016]

In Italia, il cinghiale è la preda principale del lupo, ma quanto effettivamente conta questo suide per il grande carnivoro? La risposta la si trova nel paper “What does the wild boar mean to the wolf?” pubblicato sull’European Journal of Wildlife Research da un team del Dipartimento scienze della vita dell’università di Siena composto da Emiliano Mori, Ludovica Benatti, Sandro Lovari  Francesco Ferretti.

I ricercatori italiani ricordano che i predatori generalisti modellano la loro dieta a seconda della disponibilità locale di prede, ma «A sua volta, la misura del consumo di una preda sarebbe influenzata dal numero di specie preda alternative».

Il team dell’università di Siena ha preso in considerazione il cinghiale e il lupo grigio: due specie diffuse e i cui areali si sovrappongono in molte aree del Sud Europa, come in Italia. «Abbiamo esaminato 16 studi provenienti da un totale di 21 aree di studio, per valutare se la frequenza assoluta dell’occorrenza di cinghiale nella dieta del lupo è influenzata dalla presenza di altre specie di ungulati nella dieta e dal numero disponibile delle specie di ungulati. Il cinghiale si è rivelato essere la preda principale del lupo (occorrenza 49%, in media), seguito da caprioli (24%) e  bestiame (18%)».

La presenza di cinghiali nella dieta del lupo diminuisce con l’aumentare della predazione di caprioli, del bestiame e, in minor misura, di camosci e cervi. Il numero delle specie di prede non sembra influenzare la  presenza di cinghiali nella dieta del lupo.

I ricercatori senesi sottolineano che «Il cinghiale è un ungulato gregario, rumoroso e spesso localmente abbondante, quindi facilmente rilevabile da un predatore. A sua volta, la portata della predazione su questo ungulato non può essere molto influenzata dalla disponibilità di altre prede potenziali».

Quindi, dove sono presenti i lupi, delle grosse riduzioni “artificiali” del numero dei cinghiali, per esempio attraverso abbattimenti numerici, potrebbe spostare la predazione dei lupi su prede alternative, come i caprioli e/o il bestiame, aumentando così i conflitti tra lupi e attività antropiche.

Il team di ricercatori guidato da Mori ricorda che «A loro volta, i grandi carnivori svolgono un ruolo fondamentale negli ecosistemi, dato che la loro azione può produrre effetti a cascata sui gruppi trofici inferiori» e che le abitudini alimentari dei lupi si sono evolute per massimizzare la loro salute e sono soggette  a vincoli imposti dalla disponibilità di risorse alimentari.

Grazie alla sua plasticità ecologica, il cinghiale (Sus scrofa)  è l’ungulato più diffuso del mondo e per il suo tasso riproduttivo particolarmente elevato è una preda molto popolare tra i cacciatori. Ad esclusione dell’uomo, in Europa, il principale predatore del cinghiale è il lupo grigio (Canis lupus).

Lo studio sottolinea che «Negli ultimi decenni, a causa delle reintroduzioni e del miglioramento della gestione, il numero di ungulati selvatici è aumentato in tutta Europa» ed è questo uno degli elementi che sono stati determinanti nell’espansione dell’areale e nella crescita della popolazione del lupo.

La buona notizia è che «Quando sono disponibili prede selvatiche, il lupo tende a preferirle al bestiame. In particolare, il cinghiale è una preda importante nei Paesi del Mediterraneo, con frequenze variabili che si verificano in tutte le aree. L’abbondanza del cinghiale nella dieta dei lupi dovrebbe portare ad una diminuzione della predazione sul bestiame».  Tuttavia, in uno studio del 1996 Meriggi e Lovari riferivano che è necessaria la presenza di numerose specie ungulati selvatici per ridurre la pressione della predazione di lupi sul bestiame. «Pertanto – scrivono i ricercatori senesi – non è chiaro se l’utilizzo del cinghiale potrebbe essere influenzata dalla ricchezza della comunità di prede, nonché dalla disponibilità del bestiame. Nella nostra review, abbiamo valutato l’importanza del cinghiale per la dieta del lupo in Italia. In particolare, abbiamo valutato se la presenza di cinghiali nella dieta del lupo potrebbe dipendere dal numero delle potenziali prede, cioè i grandi ungulati». Secondo lo studio «l’importanza del cinghiale nella dieta lupo diminuirebbe quando lo aumenta lo spettro delle potenziali prede.

Il cinghiale è alla base della dieta del lupo, seguito dai caprioli e dal bestiame. Per quanto riguarda gli altri  ungulati non sono mai la principale preda del lupo, ma alcuni studi riportano predazioni di cervi come in Val di Susa, dove la presenza di cinghiale era trascurabile, e anche di daini, mufloni e camosci.  Ma i ricercatori fanno notare che «In contrasto con la nostra previsione, i modelli hanno non supportano alcun effetto del numero di potenziali specie di ungulati prede sulla frequenza assoluta di cinghiale nella dieta del lupo, ma la presenza di bestiame, caprioli e, in misura minore, quella del cervo, diminuisce con l’aumentare della frequenza assoluta del cinghiale nella dieta».

A partire dagli anni ’70, con i cambiamenti dell’utilizzo del territorio, con l’urbanizzazione e l’abbandono delle campagne, con la creazione di nuove aree protette e l’applicazione delle leggi nazionali e internazionali sulla  caccia, ma anche con l’immissione di fauna selvatica, molte specie erbivore sono aumentate ed hanno esteso i loro areali in gran parte dell’Europa. Il cinghiale è sicuramente l’ungulato che ha avuto il maggior successo, con un forte aumento numerico e una grande espansione del suo areale, tanto che la sua gestione è diventata molto problematica.

Gli scienziati senesi confermano quanto emerso da studi precedenti: «E’ noto che l’intensa pressione venatoria altera il comportamento spaziale e il raggruppamento sociale di questo ungulato, aumentando la sua distribuzione concentrata all’interno di boschi e delle aree protette». Inoltre, in tutte le aree coperte dallo studio, nei cinghiali la crescita dei cuccioli è più lenta rispetto a quella dei caprioli, la seconda specie più predata dal lupo. Nella maggior parte dei branchi di cinghiali c’è un numero elevato di individui subadulti e porcastri, che rappresentano una preda per il lupo. Anche i daini e i mufloni vivono in brachi medio-grandi, ma queste specie, anche dove esiste una pressione venatoria, sono molto meno comuni del cinghiale nella dieta dei lupi. «Pertanto – scrivono i ricercatori – anche tenendo conto di una certa approssimazione, suggeriamo che il cinghiale sia una specie preda ideale per il lupo».

E qui lo studio affronta la problematica della riduzione della densità dei cinghiali e conclude: «Si può ipotizzare che una pesante riduzione artificiale dei loro numeri locali, vale a dire oltre il 50- 70% su grandi aree (come molte autorità regionali hanno sostenuto di recente attraverso i media, in Italia), priverebbe il lupo delle sue principali prede, intensificando così la predazione sul capriolo, un animale cacciabile di grande valore, e del bestiame, esacerbando a sua volta il conflitto uomo-lupo. Le azioni preventive per limitare i danni all’agricoltura e al bestiame (ad esempio recinzioni adeguate, cani da pastore addestrati, una legislazione pragmatica in materia di gestione del lupo), così come diverse intensità di controllo dei numeri del cinghiale in relazione alla vocazione ecologica/agricola delle aree, possono essere misure alternative/complementari per ridurre i conflitti uomo-fauna selvatica».

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  • Two Wolves Attack Wild Boar. ATTENZIONE, IMMAGINI CRUENTE CHE POTREBBERO URTARE LA SUSCETTIBILITA’