Marea nera in California, inquinato il paradiso dei surfisti e della fauna selvatica (FOTOGALLERY)

Si è rotto un oleodotto, finiti in mare a Refugio State Beach decine di migliaia di galloni di greggio

[21 Maggio 2015]

Era da quasi 50 anni, da quando una piattaforma petrolifera offshore sversò 3 milioni di galloni greggio nel  Santa Barbara Channel, che in California non si verificava un incidente petrolifero di questa portata, eppure molti se lo aspettavano e lo temevano.

Fortunatamente si tratta di una marea nera molto più ridotta di quella che allora sterminò migliaia di uccelli e mammiferi marini e dette un’ulteriore spinta alla nascita del movimento ambientalista statunitense, ma anche i 105.000 galloni di petrolio finiti nel mare di Refugio State Beach, un paradiso per la fauna selvatica ed i surfisti, ha provocato rabbia e frustrazione tra i residenti e gli ambientalisti che da tempo denunciavano la possibilità che si ripetesse un disastro come quello  del 1969.

Salud Carbajal, Santa Barbara County Supervisor, ha detto al Los Angeles Times che questo sversamento «Ci ricorda i pericoli di questa industria». Da ieri la US Coast Guard schierato una mezza dozzina di navi antri.inquinamento per cercare di contenere il petrolio con barriere galleggianti e panne e squadre di operai e vlontari sono al lavoro per rimuovere catrame e petrolio dalla sabbia e dagli scogli, mentre mettono la fanghiglia nera in trasparente.

La marea nera è stata provocata da un oleodotto da 24 pollici che ha sversato per diverse ore prima che qualcuno si accorgesse di cosa stava , intanto il petrolio scorreva attraverso un canale sotterraneo e finiva direttamente in mare, ieri mattina davanti alla costa si erano formate due grandi chiazze di greggio che insieme raggiugevano 9 miglia di lunghezza ed ora le autorità dicono che ci vorranno almeno altri due giorni per la bonifica a mare, mentre quella a terra si preannuncia ancora più problematica.

A rompersi è stato un oleodotto ella Plains All American Pipeline, lungo 11 miglia e che trasporta circa 150.000 barili al giorno, che collega lo stoccaggio petrolifero di Las Flores ad un impianto a Gaviota, una  pipeline che fa parte di un’estesa rete di trasporto di greggio alle raffinerie della California e che ha il suo centro nella Kern County.

Secondo le stime della Plains All American Pipeline, nel peggiore dei casi  sarebbero stati sversati 105.000 galloni e circa 21.000 galloni avrebbero raggiunto l’oceano Pacifico, ma sono ancora in corso le indagini e si sta scavando per capire il motivo della rottura di una condotta installata nel 1987, che non si era mai rotta prima e che aveva addirittura superato un controllo completo un paio di settimane fa.

Comunque sia andata, il disastro ambientale provocato dalla marea nera in California è evidente mentre i ricercatori del  del Department of Fish and Wildlife della California del Fish and Wildlife stanno raccogliendo nimali morti e vivi per fare una prima stima della fauna colpita dal greggio.

Non certamente che Darren Palmer, responsabile di zona della Plains, abbia detto: «Ci dispiace che sia avvenuto questo sversamento accidentale» e che la compagnia petrolifera abbia messo a ripulire il disastro circa 130 operai della Patriot Environmental Services Patriot, la stessa azienda che ha lavorato alla bonifica della area nera del Golfo del Messico pulitura provocata dalla BP nel  2010.

Secondo Linda Krop, a capo dell’Environmental Defense Center di Santa Barbara, «L’incidente è un duro monito  per i rischi che sono rimasti per decenni, anche dopo lo sversamento petrolifero del 1969, che era stato così enorme e così devastante che molta gente pensava che qui non ci sarebbe più stato alcun impianto petrolifero offshore. La lezione è che non importa quanto diventino rigorose le norme e quanto diventi avanzata la tecnologia, intendiamo continuare ad avere perdite di petrolio. Lo sversamento è particolarmente allarmante perché è il risultato della rottura di una condotta, che sono considerate più sicure  di altri modi di trasportare il petrolio, come ad esempio le navi cisterna. Qul che è accaduto è una fuoriuscita da una condotta che è stata costruita con presunte garanzie. Le pipelines dovrebbero essere tendenzialmente sicure… ma anche una pipeline può subire perdite e rotture e provocare uno sversamento davvero significativo». La Krop si chiede perché la pipeline della Plains  non si sia bloccata  automaticamente e se un intervento più pronto ed aggressiva sullo sversamento non avrebbe potuto impedire che gran parte del greggio finisse nell’oceano. «Sono preoccupata – ha detto – che parte della chiazza di petrolio si possa diffondere attraverso il Santa Barbara Channel, uno dei luoghi più biologicamente più ricchi del pianeta. In questo momento abbiamo le balene migratrici, tra cui le megattere in via di estinzione e balene azzurre. Abbiamo anche balene grigie che migrano dalla Baja California in Alaska, e si avvicinano alla riva e  uccelli marini rari e in via d’estinzione. E’ un logo molto  importante, molto sensibile e non sappiamo quale sarebbe l’eventuale danno».

Intanto sono state vietate la pesca e la raccolta di molluschi e la balneazione nel mare di Refugio State Beach e di El Capitan State Beach u danno turistico enorme nel weekend del Memorial Day.

Il governatore della California,  Jerry Brown, ha dichiarato lo stato di emergenza per la contea di Santa Barbara per poter stanziare le risorse necessaria e far fronte alla marea nera.  Doreen Farr,  Santa Barbara County Supervisor, ha sottolineato che «Questo tratto di costa della California è unico al mondo. Questo è più di un incidente, questo è un disastro».

Il direttore esecutivo di Audubon California, Brigid McCormack, conclude: «Ogni volta che viene sversato del petrolio nell’ecosistema marino, è una grave minaccia per gli uccelli e gli altri animali selvatici. Le spiagge della California, tra la fauna selvatica e le opportunità ricreative che supportano, sono una parte importante dell’identità del nostro Stato. Ogni volta ci tocca ricordare che i vantaggi di mettere l’olio così vicini ai nostri tesori naturali non valgono mai la pena del rischio che si corre».

 

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