Interrogazione ai ministri della giustizia e dell’Ambiente sulla paventata riapertura della struttura

Pianosa, Realacci: «Il suo futuro non può essere il carcere»

[20 Dicembre 2013]

Dopo le polemiche dei giorni scorsi sull’accordo tra il presidente della regione Toscana Enrico Rossi e la ministra della giustizia Cancellieri, che prevede che sull’isola di Pianosa tornino 80/100 detenuti più i necessari agenti di custodia e personale per la formazione, Ermete Realacci, presidente della Commissione ambiente territorio e lavori Pubblici della Camera ha presentato una interrogazione sul problema che ha suscitato un vivace dibattito all’Elba e sottolinea: «Il drammatico sovraffollamento delle nostre carceri è una questione ‘scottante’ che va affrontata con urgenza. Ma l’intesa siglata nei giorni scorsi tra regione Toscana e Ministero della Giustizia per il contenimento del sovraffollamento carcerario in regione e che vorrebbe riportare tra gli 80 e i 100 detenuti, oltre agli agenti di custodia e alle relative famiglie, sull’Isola di Pianosa rischia di non di risolvere il problema sovraffollamento e di compromettere sia il delicato e prezioso ecosistema dell’Isola, parte integrante del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, che la vocazione al turismo ambientale individuata per l’Isola stessa da Ente Parco e Regione. Per sapere se le notizie apparse sulla stampa in questi giorni circa l’accordo corrispondano al vero e se le presenze preventivate dall’accordo stesso siano compatibili con gli atti di pianificazione previsti per Pianosa, ho presentato un’interrogazione ai ministri della Giustizia e dell’Ambiente»,

Realacci ricorda che «Dopo la chiusura del carcere di massima sicurezza, disposta per l’inadeguatezze della struttura e per i suoi alti costi, l’Isola è stata inserita nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e da allora si è cominciato a riconvertirne l’utilizzo verso la tutela ambientale e il turismo sostenibile. E nel  2010 la Regione ha approvato il “Piano del Parco” che sancisce e regolamenta per Pianosa le forme di utilizzo stabilendo, tra l’altro, che per preservarne l’ecosistema è fissato a 250  il numero massimo di visitatori giornalieri. Ai ministri interrogati chiedo quindi se non ritengano che una presenza di circa 100 detenuti, più gli agenti di custodia necessari, non configuri una effettiva riapertura del carcere di Pianosa, se sia stata fatta una valutazione economica di quanto costerebbe allo stato una simile riapertura, se non si ritiene utile coinvolgere nel predetto progetto di fruizione dell’isola di Pianosa il ministero dell’Ambiente e l’Ente Parco».

Ecco il testo dell’interrogazione scritta presentata da Realacci:

Al Ministro della Giustizia

Al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

Per sapere premesso che

nel 1996 è l’allora Governo Prodi dispose la chiusura del carcere di massima sicurezza di Pianosa perché, oltre alla sua grave antieconomicità, l’oramai ultra secolare vita della struttura penitenziaria era inadatta al fine primo del carcere ovvero una degna custodia del detenuto e il recupero del reo;

dalla chiusura dell’istituto penale toscano sono state sempre ricorrenti  da più parti, anche autorevoli, richieste di riapertura di Pianosa che puntualmente sono abortite per evidente antieconomicitá ed illogicità del progetto;

dal 1997 tutto il territorio dell’Isola è stato inserito nel Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano e da allora si è cominciato a riconvertirne l’utilizzo verso la tutela ambientale ed il turismo sostenibile;

nel 2010 la regione Toscana ha definitivamente approvato il “piano del parco” che sancisce e regolamenta per Pianosa le forme di utilizzo dell’isola: è stato stabilito proprio per la mancanza di strutture e per preservarne l’ecosistema anche in 250  il numero massimo di visitatori giornalieri;

negli ultimi anni il parco ha lavorato per qualificare e diversificare l’offerta turistica. Nell’estate 2013 sono state collocate per la prima volta 5 boe per immersioni subacquee guidate che hanno registrato un grande successo e contribuito in un momento di difficoltà a dare ossigeno, nel rispetto dell’ambiente, alla micro economia locale;

nell’Isola, il cui mare è protetto dal Parco Nazionale ed è un Sito di importanza comunitaria, non esistono peraltro impianti di depurazione e le falde acquifere. Al momento della dismissione del carcere risultavano compromesse sia  dal cuneo salino, che era arrivato fino al cuore dell’isola, che da scarichi di olii esausti ed idrocarburi;

nel giugno 2013 è stato sottoscritto un protocollo tra il Comune di Campo nell’Elba, il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria per la Toscana e ‘Ente Parco dell’Arcipelago Toscano che prevedeva l’utilizzo temporaneo per ospitare detenuti per svolgere lavori sull’isola provenienti dal carcere di Porto Azzurro, del complesso denominato  “Sembolello” che ne  può ospitare meno di 40;

se i Ministri interrogati vogliano chiarire:

se corrispondano al vero le notizie apparse sulla stampa in questi giorni che parlano di un accordo con la regione Toscana e il Ministero della Giustizia per riportare sull’isola circa 100 detenuti oltre agli agenti di custodia e quindi alle relative famiglie. E se queste presenze siano compatibili con la vocazione di turismo ambientale che ormai gli atti di pianificazione hanno individuato per l’isola;

se non si ritenga che, di fatto una presenza così consistente di detenuti, oltre agli agenti di custodia necessari, non configuri una effettiva riapertura del carcere di Pianosa;

se è stata fatto un piano di valutazione economica di quanto costerebbe allo stato una simile riapertura, comparando i costi con analoghe ed altre strutture carcerarie;

se non si ritiene utile coinvolgere nel predetto progetto di fruizione dell’isola di Pianosa il ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e il Parco nazionale dell’Arcipelago toscano che curano la tutela di quel territorio;

se i Ministri interrogati siano a conoscenza che, dal punto di vista dei servizi, l’isola è totalmente inadeguata ad ospitare tali numeri stabili per carenze nella rete fognaria e nella depurazione.