Pronto il rapporto globale Ipbes su biodiversità e servizi ecosistemici

Il mondo sta affrontando un'emergenza sia naturale che umana, sociale ed ecologica

[30 Aprile 2019]

Alla settima sessione plenaria dell’Intergovernmental panel for biodiversity and ecosystem services (Ipbes),in corso a Parigi verrà presentato, discusso, emendato e approvato dai rappresentanti di 132 governi il “2019 Global Assessment Report on Biodiversity and Ecosystem Services” – una nuova e definitiva sintesi globale dello stato della natura, degli ecosistemi e dei contributi della natura alle persone – il primo rapporto di questo genere dopo il Millennium Ecosystem Assessment pubblicato nel 2005 e il primo rapporto intergovernativo in assoluto su questa materia. Definito spesso l’Ipcc della biodiversità, l’Ipbes è il forum globale di politica scientifica incaricato di fornire le migliori prove disponibili a tutti i decisori per quanto riguarda il rapporto tra persone e natura.

All’Ipbes spiegano che il rapporto è stato preparato da 150 esperti internazionali di alto livello provenienti da 50 Paesi che vanno da rappresentanti delle scienze naturali a quelle sociali, con contributi aggiuntivi di altri 250 esperti e che la valutazione globale della biodiversità ed i servizi ecosistemici punta ad essere la base per politiche migliori e buone pratiche nel prossimo decennio.

Il rapporto completo è di 1.800 pagine ma verrà pubblicato contemporaneamente un dettagliato “Summary for Policy Makers” del rapporto, che evidenzia i messaggi chiave, i risultati e le opzioni, verrà pubblicato solo il 7 maggio all’Unesco, ma intanto l’Ipbes smentisce alcune anticipazioni apparse sulla stampa  e sottolinea che per realizzare il rapporto ci sono voluti «Tre anni di lavoro. con un costo totale di oltre 2,4 milioni di dollari, l’Ipbes Global Assessment attinge a circa 15.000 riferimenti, inclusi articoli scientifici e informazioni governative. E’ anche la prima valutazione globale a esaminare e includere sistematicamente le conoscenze, le problematiche e le priorità locali e indigene. Il rapporto fornirà una panoramica integrata di dove si trova il mondo in relazione ai principali obiettivi internazionali, compresi gli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg), gli obiettivi della biodiversità di Aichi e l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Esamina le cause della biodiversità e il cambiamento degli ecosistemi, le implicazioni per le persone, le opzioni politiche e i probabili percorsi futuri nei prossimi trent’anni se le tendenze attuali continuano e secondo altri scenari».

Il presidente Ipbes, Sir Robert Watson, ha ricordato che «La perdita di specie, ecosistemi e diversità genetica è già una minaccia globale e generazionale per il benessere umano: proteggere gli inestimabili contributi della natura per le persone sarà la sfida decisiva dei decenni a venire: politiche, sforzi e azioni – a tutti i livelli – riusciranno, tuttavia, solo se basati sulle migliori conoscenze e prove: questo è ciò che fornisce l’Ipbes Global Assessment».

Uno degli autori del rapporto ha detto a BBC News che «il rapporto evidenzierà l’emergenza sociale ed ecologica” che il mondo sta affrontando» e Watson. Conferma: «Direi che questa è la valutazione più completa sullo stato della natura e sul posto che ha in essa l’umanità. E’ la prima valutazione intergovernativa  e questo, a mio avviso, la rende molto più forte: significa che i governi sono pienamente coinvolti».

BBC News anticipa alcuni risultati del rapporto: «E’ importante perché evidenzierà le perdite scioccanti che hanno colpito il mondo naturale nel corso degli ultimi 50 anni e avvertirà che il futuro sembra tetro per decine di migliaia di specie. Evidenzierà anche la minaccia agli esseri umani se la devastazione della natura continua. Più di due miliardi di persone contano per l’energia sul combustibile a base di legna, mentre circa quattro miliardi si affidano alle medicine naturali. Circa tre quarti delle nostre colture alimentari richiedono l’impollinazione da parte degli insetti».

Il principale autore del rapporto, Unai Pascual, del Basque Centre for Climate Change, ha anticipato alla BBC  che «La valutazione sottolineerà il fatto che il mondo sta affrontando un’emergenza sia naturale che umana. I cambiamenti sociali e ambientali sono molto più connessi di quanto li abbiamo dipinti in passato. Questa valutazione dimostrerà che queste connessioni sono basate su solide prove scientifiche: è più chiara che mai l’evidenza che gli impatti negativi sulla natura che stiamo attuando si traducono in cambiamenti dannosi nel benessere delle persone, e che per una percentuale crescente della popolazione sul nostro pianeta l’emergenza non è solo un’emergenza ecologica, ma si sta trasformando in un’emergenza sociale ed ecologica»

E le soluzioni potrebbero venire da quello che ormai riteniamo un passato superato dalla tecnologia. Una delle autrici e coordinatrici del rapporto, Sandra Diaz dell’Universidad Nacional de Córdoba, aggiunge: «Abbiamo una strategia sistematica per includere le conoscenze indigene e locali. Quindi le prove di ciò che sta accadendo, le diverse pratiche per mantenere e migliorare la diversità non verranno solo dalla scienza tradizionale, ma verranno anche dalla profonda conoscenza di persone che hanno gestito la diversità per lungo tempo in tutto il mondo. avremo un quadro molto più ricco rispetto alle precedenti valutazioni».

Se l’Ipbes costudisce gelosamente i dettagli del suo “2019 Global Assessment Report on Biodiversity and Ecosystem Services”  fino a quando gli scienziati e i rappresentanti politici non avranno concordato ogni parola, gran parte delle informazioni che contiene sono state pubblicate, in una forma o nell’altra negli anni scorsi, quindi possiamo farci un’idea ragionevole dei principali messaggi di questo importante rapporto: probabilmente verrà confermato che siamo sull’orlo di una rapida accelerazione dell’estinzione di massa delle specie, una minaccia e una sfida che sono pari a quelle dei cambiamenti climatici. E’ anche probabile che il rapporto confermerà che l’agricoltura intensiva, la deforestazione e i consumi di energia stanno minando i servizi ecosistemici fornitici dalla natura.

Watson non smentisce: «Vogliamo che le persone sappiano che la natura è davvero importante, e non dovremmo distruggerla, ed è assolutamente essenziale per la sicurezza alimentare, idrica ed energetica. Vogliamo che l’opinione pubblica affermi che non dovremmo distruggerla e che solleciti i suoi governi perché si assicurino di avere le politiche giuste e che tutti si chiedano: “cosa posso fare nella mia vita di tutti i giorni per essere più sostenibile?'”»

Il cambiamento climatico è strettamente legato al destino delle specie e gli scienziati dell’Ipbes ritengono che la minaccia derivante dalla perdita della natura rappresenterà per il mondo una sfida grande quanto l’aumento delle temperature. Per esempio, con un aumento delle temperature globali di questo secolo di 2 gradi Centigradi rispetto a un aumento di 1,5° C, saranno molti di più gli areali delle specie ad essere sconvolti e/o cancellati. I ricercatori sperano che l’Ipbes Global Assessment abbia lo stesso effetto avuto dal rapporto speciale dell’Ipcc sui cambiamenti climatici pubblicato lo scorso autunno. La Diaz sottolinea che «Se si guarda all’Ipcc, sono riusciti a dimostrare che il cambiamento climatico è un problema per il mondo intero. Ora, è un problema che nessuno ignora».

Watson, è convinto che al summit Ipbes di Parigi «I ricercatori non avranno paura di affrontare questioni delicate. Parliamo di alcuni dei fattori trainanti del cambiamento, come la crescita economica e la crescita della popolazione, perché più persone hai e più sono ricche, più consumano e più pressione esercitano sulla natura. Alcuni potrebbero dire che il problema della popolazione è politicamente sensibile, ma non lo evitiamo».

Mentre probabilmente il rapporto metterà in evidenza le scelte politiche che i governi possono fare, e le implicazioni di quelle scelte, una chiave di lettura sarà che, ai nostri attuali livelli di consumo, la natura e l’umanità non possono continuare a convivere senza danni notevoli per l’una e per l’altra. Pascual conclude: «Penso che questo sarà uno dei messaggi principali, dobbiamo essere molto consapevoli che ora non è più possibile avere di tutto e di più. Dobbiamo essere molto più intelligenti nel modo in cui assegniamo le nostre risorse per assicurarci di averne abbastanza per tutti. Abbiamo bisogno di capire i trade-off, perché una volta che abbiamo perso la biodiversità è difficile riportarla indietro».