Punti Blu sulle spiagge, il Comune di Portoferraio impugna la sentenza del TAR

Legambiente: Bene, ma ora basta con la privatizzazione delle spiagge elbane

[17 Giugno 2015]

Fa bene il Comune di Portoferraio ad appellarsi contro la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale a favore della possibilità del subingresso nei cosiddetti “ Punti Blu”, attività che dovrebbero noleggiare sdraio ed ombrelloni in cambio di un minimo di sorveglianza e che invece troppo spesso si trasformano in una nuova occupazione delle spiagge, riducendo ancora di più l’area non a pagamento per i bagnanti e provocando una privatizzazione strisciante di un bene comune.
Come sottolinea l’Amministrazione Comunale di Portoferraio, «è bene ricordare che i Punti Blu furono assegnati nel 2006 con carattere di provvisorietà, potendo essere non rinnovate qualora fossero incompatibili con i piani spiaggia adottati dall’Ente, piani spiaggia che questa Amministrazione intende finalmente adottare entro la stagione 2016».
«Siccome in Italia, e soprattutto all’Isola d’Elba, niente è più eterno del provvisorio, i Punti Blu si sono trasformati col tempo in un diritto acquisito che troppo spesso ha provocato un’occupazione indebita di tratti di spiaggia, come dimostrano le proteste di cittadini e turisti e le multe inflitte ogni anno dalla Capitaneria di Porto – dice Umberto Mazzantini, responsabile mare di Legambiente Toscana – ed ora con la sentenza del TAR in una merce che può essere venduta. A questo si aggiunge purtroppo il pervicace tentativo di qualche comune di realizzare, con la scusa della sicurezza, Punti Blu anche nelle spiagge più isolate e selvagge, comprese nel Parco Nazionale e nelle Zone speciali di conservazione dell’Unione europea, dove a memoria d’uomo non si ha notizia di annegamenti o richieste di aiuto per persone in pericolo».
L’esponente del Direttivo nazionale del Cigno Verde conclude: «Invitiamo tutte le amministrazioni comunali a tornare al concetto originale, anche se non condiviso da Legambiente, di “Punto Blu” e a realizzare non piani spiagge comunali, ma un piano comprensoriale, magari basandosi su quelli preparati dalla Comunità montana fatti sparire o sul quello del Parco Nazionale ignorato senza risposta alcuna, che garantisca spiaggia per spiaggia la superficie minima di area davvero libera ed eviti con i fatti e il rispetto delle norme l’occupazione legale ed impropria, autorizzata o strisciante, che avviene in troppe spiagge e coste della nostra isola».