Romania: i sedimenti di un lago raccontano l’impatto ambientale del comunismo

Nel fondo del lago anche la traccia di Chernobyl e dell’agricoltura intensiva di Ceasescu

[16 Giugno 2015]

I campioni, prelevati dal lago Stiucii, nella pianura della Transilvania, nella Romania centrale, raccontano anche l’affermarsi e il crollo del regime di Nicolae Ceausescu, l’ultimo leader comunista della Romania che è stato rovesciato e poi giustiziato dalla rivoluzione del 1989
L’analisi dei depositi lacustri ha infatti rivelato alti tassi di erosione di suolo, legati alla agricoltura intensiva, durante l’era comunista nel dopoguerra, mentre i pollini presenti nei carotaggi effettuati sul fondale dimostrano che è stata abbattuta una grande quantità di alberi per far posto a coltivazioni e pascoli. I sedimenti registrano anche il fall-out radioattivo del disastro nucleare di Chernobyl del 1986.
Uno degli scienziati coinvolti nella ricerca, Simon Hutchinson, dell’università di Salford-Manchester, ha spiegato ala BBC Science & Environment che studiando 40 centimetri di sedimento del lago Stiucii si è potuto risalire indietro di 100 anni nell’utilizzo del territorio: «Osservando il tasso di sedimentazione è possibile identificare diversi periodi. Si è potuto vedere quando i livelli erano molto bassi e abbastanza stabile, poi c’è stato un notevole aumento della sedimentazione – quando il lago è stato “riempito” – dagli anni ’50 in poi, durante il periodo del socialismo di Stato. Quindi il tasso di sedimentazione subisce nuovamente un taglio quando si arriva alla fine degli anni ‘80 e ancora di più durante i primi anni ‘90 dopo la caduta di Ceausescu, quando l’agricoltura nella regione è cambiata molto».
I sedimenti evidenziano le pratiche agricole intensive, favorite dai regimi comunisti, che hanno trasportato il terriccio derivante dall’erosione superficiale fino al lago di Stiucii, mentre l’analisi geochimica ha rivelato la presenza di metalli, che indicano l’utilizzo di pesticidi in un’area che era considerata il paniere dell’Europa orientale.
La ricercatrice tedesca Angelica Feurdean, del Biodiversität und Klima Forschungszentrum, ha esaminato il polline presente nelle carote di sedimenti che ha rivelato un imponente cambiamento nella copertura forestale: interi boschi sono stati abbattuti per far posto all’agricoltura, con un aumento dell’erosine dei suoli e modifiche diffuse sull’intero territorio. Hutchinson aggiunge che i campioni prelevati in quest’are spesso contengono «Un grande picco di cesio, un prodotto di attività umane come i reattori nucleari o gli esperimenti nucleari, che sono il risultato dell’incidente del 1986 nella centrale nucleare di Chernobyl. Questo ha fornito anche un buon marcatore nei carotaggi per pre-datare il periodo che ha portato alla fine del regime politico del socialismo di Stato nella regione». I carotaggi hanno così permesso al team di ricerca di tracciare una linea temporale che ha dimostrato come ci fosse un legame tra i cambiamenti nel panorama politico e i cambiamenti nel territorio.
Secondo Hutchinson, «Fondamentalmente, durante il periodo socialista, le praterie si sono ampliate ed i boschi sono stati abbattuti o sono scomparsi Da quando quel sistema (il socialismo) è crollato, i boschi hanno cominciato a tornare- Il risultato è che attualmente il territorio è molto di più diversificato», ma ha aggiunto che «E’ probabilmente un guadagno a breve termine, perché se questo ambiente continua e poi gli alberi occupano la prateria, verrà stabilito un nuovo status quo. Per gli ambientalisti si tratta di ‘una finestra di opportunità per prendere delle decisioni su ciò che vogliamo fare con questo territorio. In un certo senso, si tratta di paesaggio creato dall’uomo, ma in termini di biodiversità è davvero diverso. Ora, si tratta di capire come vorremmo gestirlo. Se lo lasciamo a sé stesso, allora tornerà bosco. Questo va bene, ma poi perderemmo un sacco di specie legate ai prati. Sarà o meno un’’opportunità se le strategie di conservazione saranno appropriate e se prenderanno in considerazione anche i driver socio-politici alla base di questi cambiamenti del territorio».